“Vegliate e pregate per non cadere in tentazione” ci ammoniva Gesù. Ma cosa fare se la tentazione sta proprio nel vegliare? Viene da chiederselo dopo aver appreso che molte parrocchie cattoliche e altrettante realtà non cattoliche hanno promosso veglie di preghiere e fiaccolate “per le vittime dell’omofobia, transfobia e dell’intolleranza”. Tutte queste iniziative sono raccolte sotto il titolo “Benedite e non maledite” e hanno trovato eco soprattutto sul portale Progetto Gionata, piattaforma molto attiva per omosessualizzare la Chiesa.
Le veglie di preghiere arcobaleno si svolgeranno durante tutto il mese di maggio in molte città italiane ed estere: Milano, Trieste, Firenze, Reggio Emilia, Sanremo, Palermo, Torino, Varese, Bologna, Parma, Cagliari, Padova, Genova, Grosseto, Barcellona, Siviglia, Amsterdam, solo per citarne alcune. Coinvolte le seguenti confessioni religiose oltre a quella cattolica: valdesi, luterani, metodisti e battisti.
Spesso le veglie e fiaccolate saranno frutto della collaborazione ecumenica di più fedi cristiane e vedranno la partecipazione anche dell’associazionismo cristiano, di quello LGBT e di quello che apparentemente nulla c’entra con queste iniziative come Palermo contro le mafie (perché forse chi è contro l’omosessualità è mafioso?).
Notevole l’estensione geografica di queste veglie, quasi planetaria, e quindi lo sforzo organizzativo profuso per coordinarsi. Notevole poi che queste veglie siano iniziate 11 anni fa, segno che il processo di omosessualizzazione della Chiesa per essere efficace non poteva che essere lento e graduale.
Il senso di questa iniziativa è bene espressa da don Paolo Cugini, parroco di quatto chiese nella diocesi di Reggio Emilia Guastalla, che così commenta: “C’è troppa violenza nel mondo, violenza che si manifesta non solo con le guerre o con la forza fisica, ma anche con le idee e la ragione.
Quando non accettiamo che gli altri siano diversi da noi e vogliamo a tutti i costi curarli, farli a nostra immagine e somiglianza, facciamo violenza. Quando non ascoltiamo la realtà, che è plurale e molteplice, ma vogliamo imporre alla realtà le nostre idee e le nostre teologie, allora la violenza è dietro l’angolo”.
Tradotto: sei violento non solo quando aggredisci fisicamente o verbalmente una persona omosessuale, ma anche quando dai retta al Catechismo di quella Chiesa cattolica a cui appartiene anche don Paolo allorchè afferma che l’omosessualità è una condizione intrinsecamente disordinata.
Lo sei quando inviti le persone omosessuali a cambiare orientamento perché, come ricorda San Paolo, “né effeminati, né sodomiti […] erediteranno il Regno di Dio”. Purtroppo o per fortuna questa è non la nostra teologia, come asserisce don Paolo, ma quella della Chiesa cattolica.
Queste veglie di preghiere sono una delle espressioni del fenomeno dell’omoeresia. Con il pretesto di pregare per le vittime di discriminazione si diffonde tra i credenti non il credo cattolico sull’omosessualità, ma quello gay.
Un vero cavallo di Troia: con la scusa di accogliere le persone omosessuali si accoglie l’omosessualità, non distinguendo più tra peccato e peccatore.
Un appunto: secondo le associazioni omosessuali che hanno stilato il famigerato documento dell’Unar “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” e la Rete Lenford a tutela delle rivendicazioni gay non vi sono atti significativi di discriminazione in Italia.
Dati confortati di recente anche dall’associazione omosessuale Parks relativamente al mondo del lavoro.
Veglie di preghiere e fiaccolate dovrebbero essere sempre più promosse non per fantomatiche persecuzioni, ma per i cristiani che in tutto il mondo a migliaia ogni anno perdono la propria vita a motivo della fede.
Appare quindi evidente che la supposta ma inesistente discriminazione è solo un pretesto. L’omoeresia strumentalizza il concetto di discriminazione nel seguente modo. Primo punto: Gesù ama tutti nella condizione in cui si trovano.
Vero, ama tutti, ma non ama tutte le condizioni in cui si trovano. Ama tutti i peccatori, ma nessun peccato. Ama la persona omosessuale non affinchè continui ad avere rapporti omosessuali, ma perché si astenga da essi.
Di contro dovremmo ammettere che Gesù, amando anche i ladri, non li sproni a cambiar vita e a deporre il piede di porco a favore del crocefisso, bensì li incoraggi a continuare sulla via del furto.
Secondo punto legato al precedente: l’omosessualità è una ricchezza perché naturale variante non solo della sessualità umana, ma della medesima personalità.
L’omosessualità e la transessualità escono dalla camera da letto e diventano categoria sociologica e antropologica come il padre, la madre, il lavoratore, il sacerdote. Ergo dobbiamo promuovere anche all’interno del mondo cattolico l’omo e la transessualità.
Terzo punto: il giudizio morale negativo sulla condotta è di per se stesso giudizio negativo sulla persona. Falso. La dottrina cattolica, anche e soprattutto in merito alle persone omosessuali, tiene ben distinto il giudizio severo sull’omosessualità e sulle condotte omosessuali e il giudizio misericordioso sulla responsabilità soggettiva, giudizio che in ultima istanza spetta solo a Dio, così come per tutti i peccati.
Quarto punto: la dottrina ha carattere generale e non può ricomprendere tutte le situazioni particolari. In questo senso i principi morali sono freddi e ostili perché non compatibili con l’irripetibilità della specifica persona e della contingenza in cui questa vive.
A questo proposito riprendiamo un passaggio del post del già citato don Paolo: “Quando non ascoltiamo la realtà, che è plurale e molteplice, ma vogliamo imporre alla realtà le nostre idee e le nostre teologie, allora la violenza è dietro l’angolo”.
Invece la dottrina è tale perché individua leggi universali (valide per tutti) e generali (valide in ogni caso), vietando condotte che certamente non fanno il bene oggettivo della persona (mala in se o assoluti morali). E’ ciò che accade – a specchio – per le leggi fisiche: è certo che se una persona mangia sassi starà male.
Le veglie e le fiaccolate allora sono manifestazione plastica dell’omoeresia in azione. Atteggiamento eretico, che rimanda ad uno erotico, perché non si vuole promuovere dall’esterno – come farebbe un qualsiasi circolo Arcigay – l’omosessualità e la transessualità come condizioni buone, bensì dall’interno della Chiesa cattolica spacciandole come particolari strade per la santità personale.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana