Crescono in Vaticano le segnalazioni di attività finanziarie sospette, triplicate in un anno, aumenta la collaborazione con gli altri Paesi, spesso per iniziativa dello stesso Stato pontificio, estinti tutti i conti presso lo Ior (Istituto per le opere di religione) che non corrispondono più ai nuovi criteri, più stringenti che in passato, sulla attività finanziaria. E’ il quadro che emerge dal rapporto annuale della Autorità di informazione finanziaria (Aif) del Vaticano per il 2015, pubblicato oggi.
L’authority finanziaria, che non ha potestà di vigilanza sulla congregazione per la Evangelizzazione dei popoli (Propaganda fide) e dalla fine dell’anno scorso non l’ha più sull’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa), rende noto che il nuovo quadro regolamentare per il contrasto al riciclaggio di denaro sporco e al finanziamento del terrorismo internazionale, avviato da Benedetto XVI e accelerato da Francesco, è entrato in una fase di «effettivo funzionamento».
Il sistema di segnalazione è stato consolidato e, nei tre anni passati, sono state trattate dall’Aif 893 segnalazioni di attività sospette: 202 nel 2013, 147 nel 2014 e 544 nel 2015. Le segnalazioni sono dunque triplicate in un anno. L’anno scorso 537 segnalazioni sono giunte dagli enti vigilati, sei dalle autorità della Santa Sede e dello Stato e una da altri enti.
«L’incremento non è stato determinato da un maggior numero di potenziali attività illecite, ma da diversi fattori, come la conclusione della procedura di chiusura dei rapporti non più conformi alla legislazione vaticana e alle politiche adottate dagli enti vigilati, il monitoraggio delle attività degli utenti nell’ambito dei programmi di collaborazione volontaria in materia fiscale avviati da Stati esteri, nonché, in generale, il rafforzamento dei sistemi di segnalazione e la crescente consapevolezza degli obblighi di segnalazione da parte degli enti vigilati», ha spiegato nel corso di una conferenza stampa in Vaticano Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Aif.
«Mi piacerebbe vedere le cifre calare», ha detto da parte sua il presidente, René Bruelhart, «ma dovunque ci sono attività finanziarie c’è qualcosa di potenzialmente sospetto, e si stabiliscono soglie di riferimento basse anche per suscitare consapevolezza e costruire una nuova mentalità», ha proseguito l’esperto di nazionalità svizzera, che ha però rilevato come «in questi anni è stato fatto un grande lavoro e, a prescindere dai numeri, posso affermare che la qualità (dell’attività finanziaria vaticana, ndr.) è migliorata».
Il 2015, sottolinea il rapporto, «segna una chiave di volta nell’attività dell’Aif, contribuendo alla transizione del quadro istituzionale e giuridico del settore finanziario della Santa Sede dalla fase di fondazione al suo effettivo funzionamento».
L’Aif, in particolare, ha inviato 17 rapporti al promotore di giustizia (pm) vaticano per ulteriori indagini. «Sono le nostre autorità investigative e giudiziarie in grado» di smaltire tutte le segnalazioni?, ha detto Di Ruzza in risposta a una domanda: «Noi siamo fiduciosi».
Nella maggior parte dei casi, si legge nel rapporto, «le ipotesi di reato presupposto sullo sfondo sono potenziali casi di frode ed evasione o elusione fiscale.
Si registrano, tuttavia, anche ipotesi di reato più complesse e strutturate nel settore finanziario, come la turbativa del mercato in Stati esteri» o, come emerso nel corso della conferenza stampa, il più specifico sospetto di insider trading.
Si tratta di «sospetti», non di «evidenze», ha precisato Bruelhart. Il Vaticano non rende noto a quali casi concreti fanno riferimento questi numeri.
A ottobre scorso, poi, si è concluso l’annoso processo di revisione dei rapporti presso lo Ior, che ha condotto all’estinzione di circa 4.800 rapporti (alla fine, ha precisato Di Ruzza, la cifra registrata dovrebbe essere di poco superiore), ossia «tutti i rapporti non conformi al quadro regolamentare vaticano vigente e alla politica sull’utenza adottata dallo Ior».
L’authority finanziaria ha poi monitorato l’attuazione della «completa segregazione» tra gli attivi finanziari gestiti dagli enti vigilati per conto proprio e per conto degli utenti.
Nel 2015, inoltre, l’Aif ha disposto in Vaticano otto sospensioni di transazioni e operazioni (per un totale di 8.262.565,42 euro e 1.714.800 dollari statunitensi) e quattro blocchi preventivi (per un totale di 7.051.422,42 euro e 654.800 dollari statunitensi).
Il numero di casi di cooperazione bilaterale tra l’Aif e le autorità competenti estere, si legge nel rapporto, è cresciuto da quattro nel 2012 a 81 nel 2013 a 113 nel 2014 fino a 380 nel 2015.
L’Aif ha stipulato l’anno scorso protocolli di intesa con gli uffici di informazione finanziaria (Uif) di Albania, Cuba, Lussemburgo, Norvegia, Paraguay e Ungheria. In tutto sono 27 i protocolli firmati dal 2013.
Quanto alla Banca d’Italia, ««c’è un ottimo dialogo», ha detto Di Ruzza in risposta a una domanda dei giornalisti, «con fiducia reciproca e comprensione delle rispettive competenze», ma «siamo piuttosto fiduciosi che si possa formalizzare con la Banca d’Italia un accordo di collaborazione analogamente a quello con le autorità di informazione finanziaria».
A partire dal 2012, il numero di dichiarazioni transfrontaliere di denaro contante in uscita al di sopra di 10.000 euro si è ridotto costantemente da 1.782 (2012) a 1.557 (2013) e 1.111 nel 2014 ed è rimasto stabile nel 2015 (1.196, per un totale di 24.122.412,23 euro).
Anche le dichiarazioni transfrontaliere di denaro contante in entrata sono diminuite da 598 (2012) a 550 (2013) a 429 nel 2014 fino a 367 (per un totale di 9.697.570,61 euro) nel 2015.
Cifre comunque consistenti che dimostrano il «crescente monitoraggio da parte delle autorità competenti» e «l’introduzione di procedure rafforzate».
Il rapporto 2015 sottolinea che, oltre all’attività di anti-riciclaggio, l’Aif ha «rafforzato» anche «attività a livello interno e internazionale» in merito alla prevenzione e al contrasto del finanziamento del terrorismo, inclusa quella con gli uffici di informazione finanziaria «degli Stati esteri maggiormente esposti al rischio di attacchi terroristici, che nel 2015 hanno toccato tragicamente anche la regione europea».
Un’attività che, nonostante l’implicito riferimento agli attentati di Parigi, non è stata rafforzata «a fronte di particolari sospetti», secondo Di Ruzza.
Quanto alle competenze dell’Aif, la congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli (Propaganda fide) «non rientra tra i soggetti vigilati dall’Aif», ha precisato il direttore dell’authority in risposta ad una domanda dei giornalisti.
E anche l’Apsa, si legge nel rapporto, il dicastero vaticano sottoposto alla vigilanza dell’autorità finanziaria nel corso del 2015 oltre allo Ior, «è fuoriuscita dall’ambito di competenza dell’Aif a termine del 2015» perché, in seguito ad un’attività di vigilanza iniziata nel 2012 e culminata con una «ispezione in loco» ora non può più configurarsi come un «ente che svolge professionalmente attività di natura finanziaria» ma ricade «sotto il regime di vigilanza stabilito da Papa Francesco con lettera apostolica in forma di “motu proprio” Fidelis dispensator et prudens per la costituzione di una nuova struttura di coordinamento degli affari economici e amministrativi della Santa Sede e dello Stato della Città del vaticano del 24 febbraio 2014» nella quale, tra l’altro, si attribuiva alla Segreteria per l’Economia il compito di attuare il controllo economico e la vigilanza sugli enti vaticani.
Ad ogni modo, precisa il rapporto Aif 2015 «l’eventuale svolgimento in maniera professionale di attività di natura finanziaria da parte dell’Apsa comporterebbe di nuovo la sottoposizione dell’ente all’ambito di competenza dell’Aif» in forza della propria competenza di vigilanza prudenziale.
Nel corso della conferenza stampa, Bruelhart non ha fornito dettagli, in risposta ad una domanda, sul proprio stipendio. Questa mattina, peraltro, il Papa si è recato in visita alle sedi dell’Apsa e della segreteria per l’Economia.
Fonte: Vatican insider