«La recente approvazione della legge sulle Unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà».
Queste parole pronunciate ieri dal cardinale Angelo Bagnasco in apertura dell’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (CEI) non possono passare inosservate (clicca qui).
Si tratta di un giudizio estremamente duro, soprattutto dopo che per mesi e mesi, durante l’infuriare della battaglia per il disegno di legge sulle Unioni civili, il presidente della CEI aveva tenuto un profilo molto basso. Si era fatto notare solo una volta dando “imprudentemente” pubblico ed entusiastico appoggio al secondo Family Day, ma poi aveva dovuto subito rientrare nei ranghi. Evidentemente doveva obbedire a logiche superiori.
Con questa uscita sembra invece voler regolare i conti: smentisce clamorosamente Angiolino Alfano e Maurizio Lupi che ancora in questi giorni rivendicano a sé il merito di una legge “moderata” rispetto all’originale; ma smentisce anche la linea di Avvenire, il quotidiano della CEI, il cui direttore da giorni discetta di «legge sbagliata ma non ingiusta», a dire che si poteva fare di meglio ma che tutto sommato non è neanche da buttare via.
Uno schiaffo ai politici di Area popolare dunque; e un sassolino che si toglie dalla scarpa nei confronti del segretario della CEI, monsignor Nunzio Galantino, il vero ispiratore della linea di Avvenire.
Non solo, Galantino ha anche gestito direttamente la mediazione politica con il governo, puntando sull’azione dei cosiddetti catto-dem, ovvero i parlamentari “cattolici” del Partito democratico, senza disdegnare incontri ravvicinati con la stessa Monica Cirinnà. Obiettivo: l’approvazione di una legge sulle unioni civili dove fosse chiara la differenza tra unione civile e matrimonio.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e Bagnasco non ha usato giri di parole: la legge approvata costituisce «una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse».
Pochi giorni prima, il 9 maggio, lo stesso presidente della CEI aveva pronunciato altre parole forti nell’omelia della messa celebrata a Genova per il primo anniversario della morte del cardinale Giovanni Canestri.
In quello che è suonato come un mea culpa collettivo, Bagnasco ha detto: “Quanto silenzio colpevole, quanta omertà culturale, quanta prostrazione al pensiero unico, alla paura di essere derisi e giudicati fuori tempo (…) Non possiamo tacere per amore a Gesù e all’umanità, allo smarrimento diffuso, alla confusione di valori e principi sull’uomo, sulla vita e sulla morte, sull’anima immortale, sulla famiglia, sulla libertà vera”.
Le parole di ieri sembrano dare un seguito a quel “Non possiamo tacere” e in molti sperano che da oggi sia davvero così, visto che il «silenzio colpevole» (a cominciare dai vertici della CEI), l’«omertà culturale», la «prostrazione al pensiero unico» di questi anni, sono già costate molto care non solo alla cattolicità, ma al Paese intero.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana