Due recenti richieste del cardinale Coccopalmerio, prefetto emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, riportate da Vatican Insider, meritano di non venire trascurate perché esprimono bene il nuovo clima che nella Chiesa si respira a proposito della questione ambientale o ecologica che dir si voglia. Il cardinale ha auspicato due cose: prima di tutto che nel Codice di diritto canonico venga esplicitato e condannato il comportamento anti-ecologista e venga invece stabilito come nuovo obbligo legale non solo un atteggiamento di rispetto ma anche di prevenzione a tutela dell’ambiente. La seconda è che possa essere istituito un servizio di rating ambientalista delle aziende che tenga conto della Dottrina sociale della Chiesa.
Dio non voglia che tali richieste trovino in futuro una qualsiasi accoglienza. Sarebbe ridicolo sanzionare un parroco a termini di diritto canonico perché non ha collaborato alla conversione dalle energie non rinnovabili alle rinnovabili guidando egli ancora un’auto diesel, o perché la canonica non è ancora dotata di pannelli solari.
Oltre che ridicole, le due richieste sarebbero facilmente accusabili di essere asservite ad interessi di parte: delle aziende impegnate nel business delle rinnovabili la prima, delle società di “rating ecologico cattolico” la seconda.
Tra le due proposte del cardinale, quella più interessante dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa è la seconda. Per valutare un’azienda dal punto di vista del neo ambientalismo cattolico occorrono dei criteri e il cardinale non dubita che debbano essere i criteri della Dottrina sociale della Chiesa.
Ma siamo sicuri che i criteri della Dottrina sociale della Chiesa – almeno così come li abbiamo conosciuti finora – avallerebbero il rating del neo ambientalismo cattolico?
Da quando sono in voga i “bilanci sociali” e da quando si parla molto di “responsabilità sociale d’impresa” si assiste ad un grande aumento di attenzione da parte delle aziende verso la tutela dell’ambiente, le cui voci sono esposte per prime nei loro bilanci sociali a riprova della responsabilità sociale dell’impresa.
In nessun modo, invece, trovano ospitalità nei bilanci sociali delle imprese l’aiuto alla famiglia o gli investimenti per una cultura della vita, o iniziative per favorire la maternità delle donne dipendenti dell’azienda stessa, o forme di collaborazione con chi, nel territorio, lavora in prima linea su queste frontiere.
Questo per un semplice fatto: l’ambientalismo è di moda, la difesa della vita umana fin dal concepimento no. Quindi la responsabilità sociale delle imprese è molto condizionata da quanto il clima culturale e sociale circostante considera meritevole di tale responsabilità: usare carta riciclata sì, dare un contributo al locale Centro di aiuto alla vita no.
Il rating proposto dal cardinale Coccopalmerio presenta tutti gli indizi per farlo rientrare in questo quadro. Se il rating comprendesse anche l”ecologia umana”, come la chiamava Giovanni Paolo II, il rating della quasi totalità delle imprese sarebbe molto basso.
Se, invece, si concentrasse solo sulla carta riciclata o atteggiamenti simili potrebbe essere molto lusinghiero. Il neo ecologismo cattolico sembra proprio voler separare le due dimensioni dell’ecologia e il rating di Coccopalmerio vuole essere funzionale agli interessi neo-ambientalisti.
L’appello alla Dottrina sociale della Chiesa è quindi improponibile, in questi termini, dato che, secondo il suo insegnamento, mai può essere lecito separare la difesa dell’ambiente dalla difesa della persona umana.
Tra le due dimensioni c’è anche un rapporto gerarchico: la tutela dell’ambiente è in funzione della persona umana, la difesa della persona umana è in funzione di se stessa. Quest’ultima, quindi, prevale e dà senso anche alla prima in quanto è il suo fine (pur non essendo il fine ultimo, che rimane sempre la gloria di Dio).
Il neo ambientalismo cattolico sembra invece annullare questo rapporto gerarchico ed anche il concetto di “ecologia integrale” non è sempre chiaro su questo punto. La novità di questo ultimo concetto vorrebbe essere di allargare l’idea di ecologia a tutti gli ambiti della vita.
Parallelamente anche il concetto di bioetica segue lo steso processo di allargamento. Così, però, l’aborto e la deforestazione rischiano di essere messi sullo steso piano, come pure, che ne so …, la fecondazione artificiale e la robotica. Reato di comportamt
In questo senso, come si sa, sono stati trasformati la Pontificia Accademia per la Vita e il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia.
Per lo stesso motivo siamo in attesa da parte della COMECE, di un documento sulla robotica e non sull’aborto e sull’eutanasia. L’ecologia integrale rischia di estendere il concetto di ecologia ma anche di appiattirlo, perdendo la sua naturale struttura gerarchizzata.
Un ordine, infatti, non è fatto di soli elementi accostati sullo stesso piano, ma di elementi che valgono più o meno degli altri.