« Tutta la verità sul gioco delle parti tra Bergoglio e Scalfari sull’Inferno » di Antonio Socci

InfernoIeri un altro pastrocchio in Vaticano. Come il caso Viganò, ma ancora più grave. “Repubblica” è uscita lanciando l’ennesimo colloquio di Eugenio Scalfari con papa Bergoglio e il contenuto è esplosivo.

Scalfari infatti ha interrogato Bergoglio sulla sorte delle anime morte nel peccato: “(quelle anime) vengono punite?”

La risposta virgolettata di Bergoglio riportata da Scalfari è la seguente: “Non vengono punite… (le anime) che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”.

Sono parole dirompenti che confliggono frontalmente con quanto Gesù stesso ha direttamente rivelato, nel Vangelo, mettendo in guardia i peccatori e invitandoli a convertirsi per non finire nella “geenna” del “fuoco inestinguibile”.

Le sue sono parole terribili:  “Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno […] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente” (Mt 13, 41-42).

E ancora: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41). Aggiunge: “là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 22,13).  Gesù accoratamente implora gli uomini di non finire fra i dannati “nella Geena dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue” (Mc 9, 47-48).

Da questa rivelazione la Chiesa ha tratto la sua dottrina sull’esistenza dell’inferno e l’eternità delle sue pene per chi muore in peccato mortale.

La dichiarazione di Bergoglio spazzerebbe via d’un colpo i dogmi sull’immortalità dell’anima e sull’Inferno. Come se la Chiesa ci avesse ingannato per duemila anni e Cristo stesso ci avesse mentito inculcandoci la paura dell’Inferno.

E’ un fatto mai visto nella storia cristiana perché il successore di Pietro ha il compito esattamente opposto, quello di confermare nella fede i fratelli. Affermare tesi eretiche di questo tipo – per la dottrina cattolica – porta alla cessazione dell’ufficio di Romano Pontefice.

Perciò la cosa ieri ha fatto subito clamore. Ma il terremoto in Vaticano è scoppiato quando l’autorevole “Times” di Londra, a fine mattinata, l’ha rilanciata con questo titolo dirompente: “Papa Francesco ‘abolisce l’inferno’, dicendo che le anime di peccatori impenitenti semplicemente spariranno”.

La cosa stava facendosi devastante così dopo le ore 15 è arrivato un comunicato della Sala Stampa vaticana che recita testualmente:

Il Santo Padre Francesco ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista. Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre”.

Smentisce la forma, ma non la sostanza. Infatti non dice che le parole sull’abolizione dell’inferno sono “frutto della fantasia” di Scalfari, ma “della sua ricostruzione”, come accade normalmente nelle interviste. Poi si dice che non si tratta delle “testuali parole” e di una “fedele trascrizione”.

Ma il concetto perché non viene categoricamente smentito? Perché la sala stampa non afferma che quelle sono tesi eretiche totalmente respinte da papa Bergoglio? Perché non dichiara che egli ha detto l’esatto opposto e crede nell’inferno e nella pena eterna?

C’è un gioco delle parti che va avanti da tempo. Periodicamente Scalfari esce riportando colloqui con Bergoglio dove a quest’ultimo vengono attribuite delle enormità (tipo: “non esiste un Dio cattolico”).

Già padre Lombardi all’uscita dei primi due precisava che non erano interviste e che “le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al papa”.

Ma dopo un po’ il papa ha addirittura ripubblicato quei due testi in un libro a sua nome. Quindi riconoscendone l’autenticità.

Anche questa tesi dell’abolizione dell’inferno non è affatto nuova. Scalfari gliel’aveva già attribuita tre volte e mai la Santa Sede lo ha smentito.

Prima in un editoriale del 21 settembre 2014. Poi il 15 marzo 2015: “la risposta di Francesco è netta e chiara: non c’è punizione, ma l’annullamento di quell’anima”.

Infine il 9 ottobre 2017, sempre rifacendosi alle loro conversazioni: “Papa Francesco – lo ripeto – ha abolito i luoghi di eterna residenza nell’ Aldilà delle anime. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio. Questa è la tesi di Francesco”.

Ieri è stato fatto un altro passo riportando un diretto virgolettato di Bergoglio e per la reazione suscitata è seguita la (mezza) marcia indietro. Ma poco convincente. Il copione si ripete da tempo. Bergoglio usa Scalfari per lanciare il sasso nello stagno e poi, in base alle reazioni, si ripara dietro precisazioni opache.

Intanto però il messaggio arriva al grande pubblico e la confusione e lo smarrimento nella Chiesa crescono.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 30 marzo 2018

 
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