Il primo passaggio alla Camera ha dato esito positivo. Ora tocca al Senato e quando anche Palazzo Madama avrà dato il suo sì, ecco che dall’ordinamento giuridico italiano scompariranno i tribunali dei minori sostituiti da apposite sezioni inserite dentro i tribunali ordinari.
Li chiamano già tribunali della famiglia, ma non saranno sezioni autonome, dipenderanno in toto dai giudici ordinari. E dipendendo dai giudici ordinari perderanno così la loro specifica funzione di luoghi deputati all’interesse primario del minore.
L’idea di stralciare i tribunali dei minori nasce col governo Renzi e dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nell’ambito della riforma del processo civile. Ma anche il governo Gentiloni ha la stessa idea: che è quella della razionalizzazione. Tagliare, tagliare e tagliare. Con questo motto i tribunali dei minori scompariranno. Ma che cosa comporta una decisione simile?
Sembra davvero che questo sia il classico caso in cui per la fretta di dover razionalizzare i costi, quindi si butti l’acqua sporca, si butti anche il bambino.
E’ con questo spirito che l’associazione dei magistrati minorili ha fatto partire una petizione da sottoporre alla società civile per fermare il count down che pende sui tribunali minorili.
Le motivazioni sono sensate, ma ce n’è una che supera le altre per importanza. Il tribunale della famiglia risentirebbe dei cambiamenti in atto oggi. Potrebbe succedere di tutto: anche che il bambino diventi una controparte e basta. Insieme agli adulti, e dunque esposta alla mercè di chiunque.
Questo vale a maggior ragione tenuto conto che oggi le decisioni sui minori che destano maggiore interesse sono quelle relative alle adozioni delle coppie omosessuali. Se il tribunale dei minori dovesse scomparire e il bambino diventasse una controparte come le altre, quale garanzia ci sarebbe che nella decisione il giudice terrà conto dell’interesse preminente del piccolo?
E’ un cambio di prospettiva, anche se è pur vero che con le ultime decisioni, in particolare a Firenze e Roma, i tribunali dei minori non hanno dato prova di tenere conto sommamente di questo principio.
Ma è pur veo che rispetto ai tribunali ordinari, i giudici minorili hanno conservato generalmente una visione più naturale della genitorialità rispetto ai loro colleghi del civile. Non siamo certo sicuri che questo possa accadere in futuro.
Anche perché con la soppressione del tribunale minorile, perderebbe anche di peso la figura del procuratore generale che fino ad oggi prende le difese del minore. Nella nuova istituzione la legge non ha definito il ruolo delle procure.
Così come non è chiaro come verrà affrontato il tema della professionalità dei magistrati.
Oggi un magistrato minorile ha una specificità costruita nel tempo e soprattutto ha una rete di contatti, fatta di associazioni di volontariato, assistenti sociali e enti che lo rende estremamente consapevole della delicatezza della materia che tratta.
Con la riforma potrebbe trovarsi a decidere su un delicato caso di adozione un magistrato he proviene – puta caso – dall’antimafia. Sarebbe accettabile il percorso inverso? Probabilmente no, perché allora per i minori questo viene accettato?
C’è poi un altro aspetto da non tralasciare. Oggi il tribunale ha un valore anche per le decisioni che prende in funzione prospettica. Dovendo decidere sul futuro del bambino è in grado di avere una visione più prolungata nel tempo su una situazione.
Il tribunale ordinario invece decide sull’oggi senza tenere conto del benessere prospettico del bambino. Anche di questo non si è tenuto conto.
Ma ciò che più stupisce è che con questa riforma il minore scompare come soggetto autonomo attorno cui viene immaginato un ordinamento giudiziario, per diventare uno dei tanti interessi in campo.
Tornando al caso delle adozioni per omosessuali, chi garantisce che le toghe avranno la mente sgombra da pregiudizi nel decidere sul suo benessere prospettico avendo il minore perso il suo status di soggetto autonomo?
Sono interrogativi cui la classe politica non è stata ancora in grado di rispondere che gettano una luce fosca sul futuro di minori in condizioni svantaggiate che sarebbero ancora più esposte rispetto ad oggi ai desideri dei grandi e alla loro falsa pretesa di avere diritti su di loro.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana