“La nostra Monaco, la nostra terra bavarese è tanto bella perché la fede cristiana ne ha risvegliato le forze migliori; non ha tolto nulla al suo vigore, bensì l’ha resa generosa e libera. Una Baviera in cui non si credesse più, avrebbe perso la propria anima e non c’è tutela dei monumenti che potrebbe trarre in inganno a proposito”.
Sono state queste le parole pronunciate dal nuovo arcivescovo di München und Freising, Joseph Ratzinger, in occasione della sua ordinazione episcopale il 28 maggio di 35 anni fa, nel duomo di Nostra Signora a Monaco. I principali consacranti erano il vescovo Josef Stangl di Würzburg, il vescovo Rudolf Graber di Regensburg e il vescovo ausiliare di Monaco Ernst Tewes.
Nominando il non ancora cinquantenne ordinario di dogmatica presso l’università di Ratisbona, Papa Paolo VI aveva eletto come successore del cardinale Döpfner, alla guida dell’arcidiocesi di München und Freising, un eminente teologo del concilio Vaticano II, riconosciuto a livello internazionale.
“Nello spirito volgiamo lo sguardo verso di te, amato figlio: sei dotato di eccellenti doti spirituali, soprattutto sei un importante maestro della teologia che, come docente di teologia, hai trasmesso con zelo e fecondità ai tuoi ascoltatori. Pertanto, conformemente ai trattati esistenti, in virtù del nostro mandato apostolico, ti nominiamo arcivescovo della suddetta sede metropolitana di München und Freising”, si legge nella lettera di nomina pontificia del 24 marzo 1977. Così, dopo 80 anni, questo incarico fu di nuovo affidato a un sacerdote dell’arcidiocesi.
Il motto scelto dall’arcivescovo Ratzinger, Cooperatores veritatis (“collaboratori della verità”) era tratto dalla Terza Lettera di Giovanni. Nella sua autobiografia La mia vita (Cinisello Balsamo, san Paolo, 1997) Ratzinger spiegò: “Come motto episcopale ho scelto due parole dalla terza lettera di san Giovanni: “collaboratori della verità”, anzitutto perché mi pareva che potessero ben rappresentare la continuità tra il mio compito precedente e il nuovo incarico: pur con tutte le differenze si trattava e si tratta sempre della stessa cosa, seguire la verità, porsi al suo servizio.
E dal momento che nel mondo di oggi l’argomento “verità” è quasi scomparso , perché appare troppo grande per l’uomo, e tuttavia tutto crolla, se non c’è la verità, questo motto episcopale mi è sembrato il più in linea con il nostro tempo, il più moderno, , nel senso buono del termine”.
Poco meno di un mese dopo, il 2 giugno 1977, seguì l’annuncio che nel concistoro del 27 giugno sarebbe stato creato cardinale.
Fonte: L’Osservatore romano del 27/5/2012