Supplica a papa Francesco con 400mila firme – di Tommaso Scandroglio

Chi è esperto in comunicazione, ma anche chi non ne sa nulla, è ben consapevole di un dato. Una cosa sono i fatti, un’altra la percezione dei fatti. Ad esempio, la vicenda del leone Cecil, abbattuto da un dentista americano, viene percepito dai più come un fatto gravissimo, ben più che milioni di bambini uccisi nel ventre delle loro madri con l’aborto.

Così è anche con il tema dell’omosessualità e del divorzio.

Due fenomeni oggettivamente gravi sotto il profilo morale, ma ormai digeriti benissimo dalla maggioranza delle persone. Anzi, sventolati come diritti.

Ma è poi vero che i più vedono omosessualità e divorzio come condizioni positive per l’uomo? Qualche indice ci fa dubitare di questo.

Un esempio eclatante sono state le parecchie centinaia di migliaia di persone presenti a piazza san Giovanni a Roma lo scorso giugno per difendere la famiglia dagli attacchi del pensiero gender.

Un altro esempio è la “Supplica Filiale“. Si tratta di una raccolta firme indirizzata al Papa, in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia, per chiedergli – come si legge in un comunicato stampa del 30 luglio scorso emesso dall’associazione omonima Supplica Filiale – «una parola chiarificatrice, come unica via per superare la crescente confusione fra i fedeli in materia di matrimonio e di unioni omosessuali».

Il numero di adesioni, provenienti dai quattro angoli della Terra, è sorprendente: 405.000 persone, fra i quali 104 tra cardinali, arcivescovi e vescovi. In soli sette mesi.

Sempre nel comunicato stampa si può leggere: «per i firmatari un supremo intervento è necessario per arginare lo strisciante progredire della rivoluzione culturale, promossa da forze anticristiane che da decadi cercano d’indebolire le convinzioni morali fondate sul Vangelo e sulla Legge Naturale».

Davanti alla macchina propagandistica dei costumi neopagani, secondo i firmatari, la Chiesa mantiene sempre accesa la fiaccola di una solida dottrina e di una coerente disciplina, entrambe basate sull’insegnamento di Nostro Signore.

«Tuttavia», continua il comunicato, «in occasione del Sinodo straordinario sulla Famiglia dell’ottobre 2014, la luce di questa fiaccola anziché rinvigorirsi è parsa vacillare a causa di alcune confuse e dissonanti opinioni, emerse ad intra e ad extra dell’aula sinodale. Queste tesi sono state immediatamente riprese e moltiplicate dalla grancassa della propaganda laicista».

La Supplica Filiale ha prodotto anche un’altra iniziativa di grande impatto: un vademecum dal titolo Opzione preferenziale per la Famiglia, scritto da tre vescovi, monsignor Aldo di Cillo Pagotto, monsignor. Robert F. Vasa e monsignor Athanasius Schneider. In cento domande e cento risposte si fa chiarezza in modo molto semplice e sintetico delle principali questioni sorte durante i lavori dello scorso Sinodo e dibattute sui media.

Il volumetto dà prova incontrovertibile che, ad esempio, su omosessualità e comunione ai divorziati e risposati la dottrina è chiarissima, definita e incontrovertibile.

L’omosessualità rimane una condizione intrinsecamente disordinata, le condotte omosessuali sono un male morale e i divorziati risposati non posso accedere alle sacre specie.

Ovviamente il divieto cade se si confessano validamente, cioè se si pentono del divorzio eventualmente voluto, del nuovo “matrimonio” e decidono conseguentemente di rompere il legame con la nuova “moglie”, fatti salvi alcuni obblighi morali nati eventualmente con quest’ultima e con i figli del secondo “matrimonio”. Ci deve essere anche il proposito di ritornare con la prima moglie.

Il libretto, che si può richiedere gratuitamente, è stato tradotto in molte lingue e inviato a tutti i vescovi del mondo.

Qualcuno obietterà che un milione di manifestanti o 405mila firme alla fine sono pochine, se andiamo a vedere quanti sono i cattolici nel mondo. Ma forse le cose non stanno così.

Infatti, è noto che dietro ad ogni firma o a ogni persona che scende in piazza a manifestare ce ne sono almeno dieci o venti disposte a fare altrettanto, ma che non hanno firmato o non hanno manifestato perché ad esempio non conoscevano questo tipo di iniziative, oppure perché non sanno come aderire o impossibilitate a muoversi di casa. È la famosa punta di un iceberg. Iceberg molto caldo che chiede alla gerarchia una parola forte.

Ancora una volta nella storia della Chiesa sono i laici a stimolare i pastori a fare il loro dovere.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana