Finalmente si alzano altre voci a denunciare il naufragio in corso della nave chiamata “Italia”. Almeno per una volta non solo noi, famigerati “populisti”, ma perfino il “Corriere della sera” si accorge che questo Paese – che era già alla deriva – sta andando a picco. Va in malora. Lo dimostrano anzitutto la Caporetto quotidiana delle nostre frontiere violate (ieri 5.000 nuovi arrivati) e i dati dell’economia come il debito pubblico che aumenta (a maggio nuovo record, 2.279 miliardi di euro), come i 4,7 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta (8,4 milioni in povertà relativa), la pressione fiscale che soffoca la ripresa, la disoccupazione giovanile a livelli tragici e il pil che boccheggia.
Ma il “Corriere” di ieri – grazie alla penna di Ernesto Galli della Loggia – rappresenta il disastro da un altro punto di vista: la vita quotidiana degli italiani.
Iniziando la sua lucida diagnosi, Galli si chiede quale immagine di sé stia dando l’Italia in questi mesi estivi. Ed ecco la sua desolata risposta: “quella di un Paese in cui il governo e con lui tutti i pubblici poteri appaiono sul punto di perdere il controllo del territorio”.
Poi stila un triste elenco di fatti e fenomeni di questa estate italiana: “decine di incendiari spinti da interessi criminali mettono tranquillamente a fuoco vastissime zone della Penisola”, senza che nessuno di loro venga individuato e arrestato.
Periferie (“soffocanti e orribili”) della grandi città con i servizi “al collasso”, dove al crepuscolo scatta una sorta di coprifuoco, dove i mezzi pubblici diventano luoghi pericolosi o dove interi caseggiati o quartieri sono “nelle mani di bande di malavitosi abituati a farla da padroni”.
O dove il cielo si riempie di fumi tossici perché c’è chi brucia indisturbato materiali inquinanti. Stazioni ferroviarie e treni locali che di notte diventano luoghi infrequentabili se non a proprio rischio. Quindi tante zone delle nostre città in mano allo “spaccio”, con “risse continue specialmente fra immigrati”.
Ma anche i quartieri residenziali o centrali delle città – secondo Galli della Loggia – sono una terra di nessuno, di giorno per il suk di “merci contraffatte” allestito impunemente dagli abusivi, di notte per il dilagare di “movide notturne” che poi significa per eserciti di giovani “la licenza di fare ciò che vogliono”.
Del resto in gran parte delle città italiane – grazie alla politica “panem et circenses” delle amministrazioni locali – le notti stanno diventando “letteralmente invivibili”.
Galli poi fa anche degli esempi particolari: da Torino, col “commercio clandestino di alcool” sulle rive del Po organizzato da “rivenditori bengalesi”, a Milano, dove – il centralissimo corso Como, per esempio – la sera diventa il teatro abituale dello smercio di droga o si assiste ad aggressioni da parte di “bande di maghrebini a caccia di orologi e portafogli”.
Per non dire del mercato della prostituzione, “spessissimo minorile” scrive Galli, e perlopiù “collegata alla tratta”, che in Italia ha proporzioni senza paragoni con gli altri paesi europei.
Queste sono solo alcune pennellate del quadro micidiale di Galli il quale interpella esplicitamente ministro degli Interni e magistratura.
Ma molte altre pennellate si potrebbero aggiungere (pensiamo al senso di debolezza dello Stato e di insicurezza che danno certe evasioni dal carcere o certi latitanti che si eclissano).
Soprattutto bisognerebbe notare che di fronte a questa desolante assenza dello Stato che costringe gli italiani a sentirsi sempre più stranieri in patria, c’è poi da registrare una presenza dello Stato che diventa occhiuta, assillante, inflessibile e anche vessatoria nei confronti dei semplici cittadini.
Gli esempi sono innumerevoli e sono cronaca quotidiana. Dalla multa (anche salata) per le mamme che, durante una festa, spalmano la marmellata sul pane ai bambini in violazione di non so quali norme per la sicurezza alimentare, alla multa per divieto di sosta inflitta all’operatrice ecologica che si era fermata per salvare la vita a un signore investito da uno scooter.
Dalla multa al commerciante che ha riparato a sue spese un pezzo di acciottolato davanti al suo negozio (dopo averlo chiesto più volte, invano, al Comune), fino al verbale fatto a quel salumiere che offrì in regalo (quindi senza scontrino) un panino a un invalido indigente.
Ormai – parafrasando il titolo di un noto film – potremmo dire che l’Italia non è più un paese per italiani.
L’Italia è asfissiata leggi assurde (con una burocrazia spesso priva di buon senso). E soprattutto è da tempo in mano a classi dirigenti che non amano la loro patria (anzi, hanno orrore della parola “patria”), né servono il popolo che governano, visto che perlopiù considerano i cittadini dei “sudditi”.
L’Italia è vittima un po’ dell’incapacità, un po’ dell’ideologia. Così hanno umiliato e stravolto questo Paese, o hanno permesso che venisse stravolto, facendone una terra di nessuno.
Antonio Socci
Da “Libero”, 15 luglio 2017
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