C’è, da tempo, un ritornello luogocomunista che parla della Chiesa come un’istituzione sessuofoba e repressivala quale avrebbe distrutto la “joie de vivre” che – a quanto si dice – caratterizzava le antiche civiltà pagane, libere dal moralismo cattolico. Dalla secolare “repressione” clericale e dalle sue proibizioni – secondo questa narrazione – deriverebbero i sensi di colpa e le nevrosi di cui ancora dovremmo liberarci.
Bene, se avete sentito ripetere questa cosa (e di sicuro l’avrete sentita in mille salse), sappiate che non è vera. E’ una colossale ed epocale bufala.
Ad affermarlo non è un “bigotto”, ma è addirittura uno dei grandi maestri dell’occidente laico moderno, uno che sicuramente non può essere sospettato di “cattolicesimo”: Michel Foucault.
Gallimard ha pubblicato, in Francia, la sua opera postuma “Les aveux de la chair”(Le confessioni della carne), quarto volume della sua “Storia della sessualità”.
Un testo erudito dove il pensatore francese – con un’attenta analisi dei testi della cultura classica e della patristica – demolisce proprio l’idea oggi dominante per cui la sessualità sarebbe stata repressa per secoli dalla Chiesa, mentre nella modernità tornerebbe ad esprimersi liberamente, come nell’antichità pagana, grazie all’emancipazione che ci libera dai vincoli moralistici del cristianesimo.
Foucault scrive:
“La ‘carne’ deve essere intesa come un modo dell’esperienza, cioè come un modo di conoscere e trasformare se stessi, secondo una certa relazione tra l’annullamento del male e la manifestazione della verità. Con l’arrivo del cristianesimo non si è passati da un codice tollerante nella sessualità ad un codice rigoroso, restrittivo e repressivo. È necessario pensare diversamente i processi e le loro articolazioni: la costituzione di un codice sessuale, organizzato attorno al matrimonio e alla procreazione, è stato in gran parte iniziato prima del cristianesimo, fuori di esso, accanto ad esso. Il cristianesimo lo ha fatto proprio nelle cose essenziali. E fu nel corso dei suoi sviluppi successivi e attraverso la formazione di certe tecniche dell’individuo – disciplina penitenziale, ascetismo monastico – che si formò un tipo di esperienza la quale fece sì che quel codice giocasse in un modo nuovo, prendendo forma, in un modo molto diverso, nella condotta degli individui”.
Così scopriamo che tutto ciò che viene addebitato alla Chiesa come colpa (lo scopo procreativo della sessualità nel rapporto coniugale, l’obbligo di fedeltà, il rifiuto degli atti omosessuali eccetera) è un codice che era già stato elaborato dal pensiero classico, cioè dai filosofi dell’epoca pagana.
La Chiesa lo ha fatto proprio (fondendolo con l’insegnamento della Sacra Scrittura) senza accentuare affatto il rigore e i sensi di colpa, ma anzi spalancando un orizzonte nuovo e liberante, che è quello del perdono insieme all’ascesi per la vita eterna.
La Chiesa ha fatto irrompere la potenza della grazia dei sacramenti e della misericordia nel caotico guazzabuglio delle passioni umane, rendendo capaci gli uomini normali di realizzare ciò che i filosofi antichi consideravano l’ideale.
In sostanza il cristianesimo ha inscritto l’esperienza dell’amore terreno nell’orizzonte del grande Amoreper cui è fatto il cuore umano: Dio, l’infinito fattosi carne e rivelatosi storicamente con il volto di Gesù Cristo.
Leggendo le pagine di Foucault si direbbe che trova conferma nella cultura classica quanto la Chiesa insegna a proposito di “legge naturale” e di “famiglia naturale”.
Foucault intuisce e spiega che il cristianesimo non ha affatto cercato di annientare l’esperienza della sessualità. Tuttavia non va oltre.
La cultura moderna non fa i conti davvero e fino in fondo con l’annuncio cristiano. Se ci provasse scoprirebbe che il cristianesimo – oltre a non disprezzare la carne – spalanca l’orizzonte più esaltante alla corporeità umana.
Giorgio La Piraprovocatoriamente sosteneva che il cristianesimo è l’unico, vero materialismoperché annuncia che Dio stesso si è fatto carne e addirittura che la nostra stessa carne risorgerà e vivrà eternamente.
Anche il teologo Romano Guardiniaccentuava questo che è l’aspetto centrale del cristianesimo – legato all’incarnazione e alla resurrezione del Figlio di Dio – perché è proprio questo l’essenziale che viene oggi dimenticato. Dall’esperienza della vita divina, partecipata già sulla terra attraverso la vita comunitaria e i sacramenti, ne escono trasfigurate anche la corporeità e la sessualità, come ci mostra la grande letteratura monastica di oriente e di occidente.
Resta da chiedersi se la cosiddetta rivoluzione sessualeche, da alcuni decenni, avrebbe emancipato i moderni dal cristianesimo abbia portato la felicità promessa o se invece – come a me pare – si sia risolta nel tragico fallimentodi tutte le altre rivoluzioni.
L’ultimo Pier Paolo Pasoliniintuì che proprio la cosiddetta liberazione sessuale stava diventando l’estremo, raffinato strumento del potereper stabilire la più brutale delle dominazioni sull’anima degli individui e sui loro corpi.
Antonio Socci
Da “Libero”, 23 dicembre 2018
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