Smog, la vera emergenza sono politici e vescovi – di Riccardo Cascioli

Non c’è nulla come la presunta emergenza smog per mettere in rilievo la cialtronaggine dei politici e l’inconsistenza degli ecclesiastici. Cominciamo dai primi: come stiano le cose riguardo allo smog lo abbiamo già spiegato in due articoli (qui e qui). In sintesi: gli alti livelli di smog di questi giorni non cancellano la realtà di un inquinamento atmosferico in costante diminuzione da alcuni decenni a questa parte, tanto che seppure le concentrazioni di polveri sottili sono da oltre un mese sopra i livelli definiti accettabili restano pur sempre al di sotto dei livelli a cui si era abituati 30 anni fa.

L’attuale situazione è cioè da imputarsi a condizioni meteo eccezionali: non piove e non tira vento da due mesi, per cui le sostanze inquinanti ristagnano nell’aria. Un evento certamente non piacevole né salutare, ma transitorio, e che non va neanche sovrastimato e soprattutto preso a pretesto per interventi straordinari che si risolveranno in grosse spese pubbliche senza peraltro ottenere benefici rilevanti.

Ebbene, davanti a questa situazione, nel migliore dei casi sindaci, governatori e membri del governo invece di spiegare – dati alla mano – come stanno le cose, vanno dietro agli allarmismi e chiedono, annunciano, polemizzano a soli scopi elettorali. Poi, cominciano a fioccare statistiche sulle morti per inquinamento e il più cialtrone di tutti, il comico a 5 stelle, imputa all’inquinamento i 68mila morti in più che complessivamente in Italia ci saranno nel 2015 rispetto al 2014.

Una menzogna smascherata dallo stesso professor Giancarlo Blangiardo – il demografo responsabile dello studio che ha messo in rilievo questo dato – ma che non ha ovviamente fermato la strumentalizzazione.

A proposito però di speculazioni sulle migliaia di morti per inquinamento che vorrebbero assimilare Milano, Torino e Roma a Pechino o, peggio, alla Londra dei primi anni ’50 (quando i morti per smog c’erano davvero) occorre ricordare qualche altro dato. Perché se davvero le cose stessero così come ce le stanno raccontando non si spiegherebbe come mai a Milano – capitale dell’inquinamento – l’aspettativa di vita alla nascita sia di gran lunga superiore a quella media nazionale.

Guardiamo alle tabelle Istat: nel 2014 in Italia l’aspettativa di vita era 80,3 anni per i maschi e 84,9 per le femmine; a Milano era di 81,4 per i maschi e 86,1 per le femmine. Se poi prendiamo la serie storica ci accorgiamo che in venti anni l’aspettativa di vita alla nascita – sempre a Milano – è cresciuta di sette anni per i maschi (era di 74,2 anni nel 1994) e di quasi 5 anni per le femmine (era 81,3 nel 1994).

Analoga la situazione a Torino: nel 2002 (anno da cui comincia la disponibilità dei dati) l’aspettativa era di 77,1 anni per i maschi e di 83,1 per le femmine contro gli attuali 80,7 e 85,2. Ma anche Roma non fa eccezione nel miglioramento: 80,3 anni per i maschi e 84,7 per le femmine nel 2014 contro rispettivamente i 74,4 e gli 80,8 del 1994. Numeri che mal si conciliano con il tragico scenario che ci viene dipinto.

Ragionassimo come gli ecologisti dovremmo dire che l’inquinamento fa bene alla salute, ma è evidente che le spiegazioni sono altre perché la realtà è più complessa degli slogan di politici e militanti.

Dobbiamo pensare soprattutto al generale miglioramento delle condizioni di vita, economiche e non solo, che permettono una migliore alimentazione, di proteggersi meglio dal caldo e soprattutto dal freddo eccessivo, di accedere a migliori servizi sanitari, e così via.

Allo stesso modo lo sviluppo permette la realizzazione da una parte e l’acquisto dall’altra di nuove tecnologie meno inquinanti, che a loro volta – come abbiamo visto – migliorando le condizioni dell’aria migliorano anche la salute.

È molto importante capire questo circolo virtuoso perché, ora, il perdurare della crisi economica potrebbe invertire la tendenza. Il picco di morti nel 2015 potrebbe essere proprio il segno di questa inversione, altro che smog.

Ma veniamo a certi ecclesiastici: è davvero fragoroso il silenzio in questi giorni dopo l’ubriacatura della Conferenza di Parigi sul clima di appena due settimane fa.

Dove sono finiti tutti quei monsignori che marciavano contro i cambiamenti climatici, facevano e invitavano a fare omelie per spiegare la drammaticità del riscaldamento globale provocato dall’uomo, che parlavano di ultima spiaggia per salvare il pianeta? In questi giorni non uno ha pronunciato una parola di giudizio sull’«emergenza smog», eppure il clima c’entra e molto.

Perché basterebbe una bella pioggia o un po’ di vento per riportare le polveri sottili sotto controllo. Certo, con il loro silenzio ci hanno risparmiato un po’ di inutili emissioni di anidride carbonica, ma possiamo anche sperare che qualcuno si sarà reso conto che l’ideologia non riesce a dare una risposta ai problemi posti dalla realtà.

Basterebbe un po’ di pioggia, un cambiamento delle condizioni meteo; sarebbe necessario non solo per chi respira in città ma anche per gli agricoltori che vedono i loro raccolti a rischio per questa prolungata siccità. Eppure a nessuno di questi importanti monsignori viene in mente ciò che ai semplici parroci di non molto tempo fa sarebbe venuto immediato: pregare perché il Signore mandi la pioggia.

La Chiesa prevede anche una messa speciale a questo scopo, così come per altre «necessità particolari», ma chi se lo ricorda? Roba da sciamani o da pagani, pensa qualcuno, figurarsi se un vescovo post-conciliare può credere in queste cose.

Invece bisognerebbe essere consapevoli che Dio è davvero il Signore della natura, è davvero il Creatore, capace – come Gesù ha mostrato più volte ai suoi discepoli – di comandare alle forze della natura.

Ormai chi si è convinto che tutto dipende dalle attività dell’uomo, spenderà piuttosto i soldi delle offerte per mettere i pannelli solari in parrocchia (gesto profetico che dovrebbe avere l’effetto di fermare il riscaldamento globale: questo sì che è sciamanesimo!), ma non gli verrà in mente di proporre una novena a san Giuseppe o di celebrare messe particolari per invocare la necessaria pioggia.

Fonte: La NBQ