Nel dicembre 2013 un gruppo di laici olandesi (Professorsmanifest) ha fatto pervenire a Papa Francesco un report sulla situazione del cattolicesimo in Olanda. Un testo dove, senza tanti giri di parole, si parlava di «deriva» e si accusava apertamente i vescovi di «aver scelto di ritirarsi dai loro obblighi e responsabilità verso il gregge». Di certo non è un segreto per nessuno che il tasso di secolarizzazione della Chiesa nei cosiddetti Paesi Bassi sia decisamente alto.
Allora c’è poco da stupirsi nel leggere le parole del vescovo di Anversa, monsignor Johan Bonny, in un’intervista pubblicata il 27 dicembre dal quotidiano fiammingo De Morgen. «Dobbiamo valutare all’interno della Chiesa», ha detto, «il riconoscimento formale della relazionalità che è presente anche in molte coppie gay. Come nella società ci sono una serie di quadri giuridici per le coppie, anche all’interno della Chiesa dovrebbero esserci una varietà di forme di riconoscimento».
Lo scorso settembre il prelato aveva scritto una lettera in Vaticano per perorare la causa, spiegando, tra l’altro, che la Chiesa ha bisogno di trovare un collegamento con la società moderna. «Tutti vogliono vivere la propria vita in termini di relazioni, amicizie, la famiglia e la genitorialità», ha scritto Bonny al De Morgen. «Troppe persone sono state escluse per lungo tempo».
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