Appunti, un programma per il futuro. Per chi li legge e rilegge, sono delle pietre che per la durezza “fanno male”. Un’analisi lucida, senza mezze parole. Un discorso magistrale, che non si contrappone all’azione di papa Francesco, ma conferma e ripropone una lettura dell’abnorme fenomeno degli abusi sui minori nella Chiesa e nella società, a cui i critici osservatori non hanno fatto caso, eludendo il problema.
Un testo, che a differenza di altri, cita con chiarezza, senza ombra di dubbia interpretazione: la pedofilia. Benedetto XVI, in questi appunti, dice che nella fisionomia della Rivoluzione del Sessantotto – testuali parole – rientra anche il fatto che “la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente”. È il relativismo che ha permesso di dire che in fondo in fondo “l’amore” tra adulti e bambini è una cosa positiva.
Come dargli torto su questa analisi della pedofilia, per ieri e per oggi, dove le lobby pedofile nel mondo hanno preso il sopravvento, e la sua “normalizzazione e accettazione” è palesemente evidente.
Non sto a riportare migliaia e migliaia di portali pro-pedofilia e il sostenuto tentativo di normalizzazione e giustificare.
La Chiesa, nella sua bimillenaria esistenza, ha sempre combattuto la pedofilia e gli abusi sui minori; ma nei secoli è prevalsa la soffusa idea che “i panni sporchi” si dovessero lavare in famiglia offrendo più “garantismo” a chi si è macchiato di tali nefandezze. Dimenticando le vittime.
Le parole di Joseph Ratzinger analizzano con lucidità disarmante come la crisi di fede abbia generato l’abbassamento morale. Non solo: la crisi ha impedito ai cristiani di riconoscere il male, non farsi sedurre da esso, vivere da testimoni di vita nuova nel Signore.
Per i progressisti, ripresentare l’itinerario catecumenale potrebbe essere antagonista a un’evanescente fede che invece di illuminare si adatta al politically correct.
Un cattolicesimo senza identità, appunto evanescente, relegato in un rapporto privato, e quel “gridate dai tetti” si è tramutato nello: “State zitti nei sottoscala” (il virgolettato è una mia citazione!).
Benedetto ricorda come dagli anni ’60 agli ‘80 si siano costituiti dei club omosessuali, nei seminari e nei poli culturali teologici che, diciamolo pure, hanno offerto modelli nella formazione che oggi più di ieri sono di imbarazzo e di non facile soluzione: la lobby gay (come l’ha chiamata anche papa Francesco) e le tante, forse ormai troppe dichiarazioni di esponenti del clero, prelati, vescovi e cardinali, oltre che di laici, che non devono essere rese pubbliche.
Non è un essere contro nessuno, ma almeno il tentativo di dire le cose come stanno, con onestà e ragionevolezza. Però, Benedetto XVI, come anche papa Francesco, lo ha detto e ribadito.
È altissima la percentuale di sacerdoti con tendenze omosessuali che hanno abusato di minori, come anche eterosessuali. Non è spaccare il capello in più parti, ma è da ribadire – e pochi condividono – che l’abuso è abuso da qualunque parte provenga.
Avere fede in Dio che è amore. Ritornare a Lui con e nell’Eucarestia, fons et culmen della vita cristiana: già anche questa è una espressione antica, figuriamoci – pensa chi non crede – se gli abusi si risolveranno con questo ritorno alla fede autentica in Colui che fa nuove tutte le cose.
La vita nel Signore, a ragion veduta, per noi sacerdoti e consacrati, per tutti i cristiani, non è paravento che copre la doppia vita, non è solo un ospedale da campo, la Chiesa, perché non si può rimanere sempre in ospedale, ma devo essere curato e guarito; devo annunciare che il peccato (che genera la morte) è stato sconfitto: va’ e non peccare più.
Dobbiamo fare di tutto per contrastare (estirpare è troppo!) ogni forma di abuso, la pedofilia, la pedopornografia e tutte quelle abiette forme di violenza e sfruttamento nella Chiesa e nella società.
L’intervento di Benedetto XVI, papa emerito, lo aspettavo e non lo ritengo (da parroco di periferia è da 30 anni che mi occupo di abusi sui minori) una “ingerenza” (così molti vaticanisti si sono espressi) che sta mettendo in “imbarazzo il Vaticano”, alimentando “tifoserie e sponde opposte” dei due Papi.
Non credo che alle vittime degli abusi interessino questi commenti contrapposti, proprio non credo. Riguardo alla lotta tra i progressisti e i conservatori, mi veniva in mente: “vi riconosceranno dall’unità e come vi amate”.
Perché solo uniti si può contribuire a proteggere i bambini, nella Chiesa e nella società. Benedetto XVI ci ha indicato, con i suoi preziosi appunti, una strada tutta da percorrere sempre in avanti, non dimenticando chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
In profonda comunione con papa Francesco per l’azione da anni intrapresa, con impegno e con determinazione. Molto dipende anche dai suoi collaboratori e da tutta la comunità ecclesiale sparsa nel mondo.
Gli abusi e ogni forma di violenza, corruzione e malaffare nascono dalla crisi di fede; pur non dimenticando che la pedofilia è fenomeno lontano, non è un bene per i bambini, per i prediletti del Signore.
Già, anche queste sono parole di un visionario, di un sognatore che ama e protegge i piccoli, i bambini e la Chiesa, Madre di tutti, anche se alcuni hanno pensato di sedere su una “cattedra di pestilenza” e non su una “cattedra d’amore”.
Leggere e approfondire questi appunti è un servizio che possiamo fare alle vittime del passato, del presente e speriamo mai del futuro. Non è da snobbare.
Mi aspetterei dai teologi, dagli intellettuali, dagli addetti al fenomeno nella tutela dei piccoli e delle persone vulnerabili un intento chiaro e comune: la pedofilia e gli abusi sui minori sono un crimine, un reato, un peccato grave? Bisogna affermarlo.
Grazie Benedetto XVI, papa emerito. Grazie Francesco papa.
* Don Fortunato Di Noto è il fondatore e presidente dell’Associazione Meter il cui fine è la lotta e il contrasto alla pedofilia.