Se servono i blindati e gli agenti antisommossa per un convegno sulla cellula della società. Cronaca e video

Il premier Matteo Renzi, il capo dello Stato, magari anche papa Francesco. Se un passante, ignaro di tutto, fosse capitato oggi per caso a Milano, davanti a Palazzo Lombardia, intorno alle 15, avrebbe pensato che all’interno della sede della Regione ci fosse una di queste personalità.

Transenne dappertutto, servizio d’ordine per controllare chi entra e chi esce, una grande folla, cori, contestazioni, camionette delle forze dell’ordine, centinaia di poliziotti, molti in assetto antisommossa.

E invece in auditorium Giovanni Testori c’era un convegno sulla famiglia. Anzi, un «convegno banale con contenuti semplici», come sottolinea il presidente della Regione Roberto Maroni intervenuto a fine incontro.

Il governatore ha proposto al direttore di Tempi Luigi Amicone di prendersi la responsabilità di promuovere un forum permanente sulla famiglia, e, in barba alle polemiche sull’uso del logo Expo, ha lanciato l’idea di organizzare un convegno simile durante la rassegna espositiva internazionale.

 

(QUI IL VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO)

 

1500 PARTECIPANTI. E perché i circa 1.500 partecipanti, molti dei quali sono dovuti restare fuori dalle tre sale allestite dentro la Regione per mancanza di posti, sono stati costretti ad assistere come se fossero gente pericolosa, «come partigiani davanti al totalitarismo», come affermato in apertura da Amicone? Perché una campagna stampa che va avanti dal 3 gennaio, portata avanti da Repubblica e altri quotidiani, ha definito a priori questo convegno come “omofobo” e “violento”.

 

IENE E DISTURBATORI. E invece di omofobo e violento non c’è stato proprio niente, se si vuole eccettuare l’intervento di un giornalista delle Iene e quello di un giovane disturbatore che ha cercato di orientare il convegno sulle «teorie riparative», delle quali nessuno ha parlato e nessuno voleva parlare. Perché il tema dell’incontro, come ben inquadrato dal sociologo Massimo Introvigne citando il Papa, è «il motore del mondo e della storia: la famiglia. O, più in piccolo, ciò che tiene ancora in piedi l’Italia, nonostante la crisi e il debito pubblico».

«IL NEMICO È IL FISCO». E in barba ai contestatori che fuori dalla sede della Regione cercavano di far credere che il nemico della famiglia fossero le persone omosessuali, ha aggiunto: «Il nemico numero uno della famiglia è il fisco, perché una famiglia italiana paga in media al fisco il 67 per cento del suo reddito, contro il 46 per cento della Germania». Eccoli i pericolosi contenuti.

 

MASCHI E FEMMINE SONO DIVERSI. Neanche di discriminazione se n’è vista né sentita, a meno che non si consideri discriminatoria la «banale» affermazione che «maschi e femmine sono diversi». E non solo «a causa della cultura, ma anche biologicamente, umanamente e caratterialmente». Questo è stato il cuore degli interventi di Marco Scicchitano, ricercatore clinico ITCI e coordinatore Progetto Pioneer, e della giornalista Costanza Miriano, che ha denunciato alcuni «falsi miti di progresso»: «Ci hanno venduto la contraccezione come un modo per dare potere alle donne e invece glielo toglie, perché generare la vita è il più grande potere che esista».

 

«LE PERSONE NON SONO COSE». Gli applausi in sala, anzi nelle tre sale, si sprecano, anche da parte di chi si è accomodato sugli scalini o per terra. Soprattutto quando prende la parola Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce. Lui li ferma: «Perché ci esaltiamo quando dico che tutti siamo nati da un uomo e una donna? È un’affermazione banale, ovvia, anche se oggi lo è sempre di meno». Semplicissimo anche il concetto espresso dal fondatore del Partito Democratico: «I bambini non sono cose e non si possono comprare con l’utero in affitto. Questo è un dato di verità e la politica deve sempre difendere i soggetti più deboli. Ci dicono che siamo medievali, ma se non riconosciamo più queste cose torniamo molto più indietro, a duemila anni fa, quando gli schiavi si compravano al mercato e i bambini difettosi venivano gettati dalla rupe».

 

«PERCHÉ NOI NO?». Al microfono e in sala c’è spazio anche per quei politici che «non si sono fatti intimidire da campagne stampa fasulle». Roberto Formigoni, Ignazio La Russa, Raffaele Cattaneo, Maurizio Lupi assistono in sala alla conferenza promossa da Regione Lombardia, Alleanza Cattolica e Fondazione Tempi. Uscendo dalla sala, tutti devono passare attraverso tunnel ricavati tra le transenne e presidiati dalle forze dell’ordine. Viene in mente la frase con cui l’incontro è stato salutato dall’assessore lombardo Cristina Cappellini: «Noi non siamo contro nessuno, difendiamo la famiglia per difendere la comunità. Tutti hanno diritto a esprimere le proprie idee. Perché noi no?».

 

Fonte: ilTimone