Se a Expo il Vaticano fa sparire la croce

Nessun richiamo al simbolo della passione di Cristo, né nelle foto, né nei tavoli multimediali, tanto meno nei video (se si escludono alcuni fotogrammi) che completano il percorso. D’altronde lo ha precisato fin dall’inizio il cardinale Gianfranco Ravasi che trattasi di «padiglione minimalista», all’insegna della «sobrietà» impersonata da Papa Bergoglio. E così sia.

Il punto è che evitando lo «scandalo» della croce, la Chiesa tende ad autorappresentarsi come un’agenzia internazionale in cui ecologismo e nutrizionismo equo solidale si mescolano a una vaga spiritualità di tipo ecumenico, per certi versi terzomondista.

Non a caso, nei documentari prodotti per l’occasione viene focalizzato plasticamente il dissidio tra una civiltà consumistica che spreca il cibo (la signora opulenta di razza bianca mentre fa una mega spesa al supermercato) e un civiltà in via di sviluppo (i bambini di colore denutriti).

Nessun accenno alle guerre di religione, ai massacri di cristiani, alle vere ragioni che motivano la fame e la povertà nel mondo: non il mercato, semmai l’assenza di mercato. Si preferisce, invece, generare l’idea che i disastri ambientali e quelli sociali siano colpa di un Occidente egoista e privo di remore.

Il nuovo corso espositivo del Vaticano, sotto l’egida del cardinale Ravasi, aveva già avuto modo di esprimersi in tal senso alla Biennale d’arte di Venezia.

Pure in quell’occasione il padiglione della Santa Sede aveva evitato come peste la croce, preferendo altra iconografia meno stringente: Dio che insuffla lo spirito ad Adamo (un Tano Festa in cui si replicava la celebre immagine di Michelangelo); un’opera video di Studio Azzurro per il tema della «creazione; l’astrattismo di Lawrence Carroll per quello della ricreazione».

Al bando secoli di arte cristiana, di sublimi cattedrali, di commoventi crocifissi, di ascesi, di trascendenza. In occasione di Expo si è andati oltre: gli architetti hanno specificato di aver usato la massima «cautela» per non rendere lo spazio «simile a una chiesa», purtroppo facendolo però assomigliare proprio a una brutta chiesa moderna.

Per fortuna che alla «soglia, elemento caratteristico, si trova un’enorme vela gialla in tessuto che maschera l’ingresso, colora la luce e contribuisce a rendere la facciata simile alla bandiera Vaticana».

Tolta la croce, vuoi vedere che il massaggio è «finché vedrai sventolar bandiera gialla, tu saprai che qui si balla» ed è per questo che la gente accorre in massa?

articolo pubblicato su il Giornale