ROMA, 3 giugno 2016 – Più di una dozzina di incontri pubblici in meno di tre anni, quasi sempre con l’accorrere di divi dello spettacolo e dello sport. Non c’è un’altra sua creatura alla quale Francesco manifesti maggiore affezione: l’ultima volta domenica 29 maggio, con premiati ospiti del papa nientemeno che George Clooney e Richard Gere. Questa sua amatissima creatura ha il nome di Scholas Occurrentes, scuole per l’incontro. Ed è venuta alla luce a Buenos Aires quando ne era arcivescovo.
Così il papa ne ha descritto la nascita, in una delle videoconferenze con cui ama rivolgersi dal Vaticano a studenti delle Scholas di tutto il mondo, il 4 settembre 2014, con al suo fianco i due fondatori:
“Scholas è nata… stavo per dire per caso, ma no, non è stato per caso. È nata da un’idea di questo signore qui presente, José María del Corral, coadiuvato da Enrique Palmeyro.
È nata formando una rete di ‘escuelas de vecinos’, di scuole di quartiere, per costruire ponti tra le scuole di Buenos Aires. E ha costruito molti ponti, ora persino ponti transoceanici.
È iniziata come una cosa piccola, come una illusione, come qualcosa che non sapevamo se sarebbe riuscita, e oggi possiamo comunicare tra noi. Perché? Perché siamo convinti che i giovani hanno bisogno di comunicare tra loro, hanno bisogno di mostrare i loro valori e di condividere i loro valori. I giovani oggi hanno bisogno di tre pilastri fondamentali: istruzione, sport e cultura”.
Oggi le Scholas Occurrentes sono più di 400 mila, in un’ottantina di paesi dei cinque continenti. E dal 15 agosto 2015 sono una “pia fondazione” di diritto pontificio, eretta come tale da un chirografo di papa Francesco:
Le loro finalità sono riconosciute nel chirografo come “congruenti con la missione della Chiesa”.
Ma se si va ad esplorare il sito ufficiale delle Scholas, con i programmi, gli obiettivi, le attività, non vi si scopre nulla, ma proprio nulla di specificamente cristiano, tanto meno di cattolico:
In ciò con l’evidente consenso del papa. Perché anche a scorrere gli ormai numerosi discorsi rivolti da Francesco alle Scholas, il silenzio sul Dio cristiano, su Gesù e sul Vangelo è quasi tombale.
Le eccezioni, marginalissime, si contano sulle dita di una mano sola:
– il 4 settembre 2014 uno sbrigativo “Gesù l’ha detto tante volte: Non abbiate paura” e un “Dio vi benedica” finale;
– il 6 febbraio 2015 un fuggevole “Il libro della Sapienza dice che Dio giocava” per introdurre un pensiero sul gioco;
– il 29 maggio 2016 una invocazione finale volutamente interreligiosa: “E ci rivolgiamo a Dio con il testo di benedizione più antico, che è valido e usato dalle tre religione monoteiste: Il Signore vi benedica e vi protegga; faccia splendere il suo volto su di voi e vi mostri la sua grazia; vi riveli il suo volto e vi conceda la pace. Amen”.
A farla da padrone, nei discorsi di papa Francesco alle Scholas come pure nei suoi botta e risposta con gli studenti, sono invece parole e concetti neutri come “dialogo”, “ascolto”, “identità”, “appartenenza”, “integrazione”, “ponti”, “pace”, “armonia”, “patto educativo”, “cultura dell’incontro”, “mondo migliore”, “nuovo umanesimo”.
Ai tre pilastri “istruzione, sport, cultura”, il papa ama anche associare i tre linguaggi “mente, cuore, mani”. E spesso a “istruzione” sostituisce “tecnologia”. Con applicazioni pratiche come quella di fine maggio, quando ha incontrato per un’ora in una saletta del Vaticano dodici giovani youtuber tra i più intraprendenti al mondo, con milioni di follower, assieme ai quali si è anche fatto scattare un selfie immediatamente divenuto virale.
Ma è lo sport il fattore di maggior richiamo per le Scholas. In primo luogo il calcio.
Papa da pochi mesi, il 13 agosto 2013 Francesco associò prontamente le Scholas all’amichevole tra Argentina e Italia nello stadio Olimpico di Roma, da lui patrocinata assieme a Lionel Messi e Gigi Buffon.
Il 19 marzo dell’anno successivo di nuovo Messi e Buffon assistettero al primo riconoscimento ufficiale pontificio delle Scholas, poste sotto l’egida della pontificia accademia delle scienze, il cui cancelliere, il vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, ne diventò vicepresidente.
Il 1 settembre 2014 altra partita “interreligiosa per la pace” all’Olimpico, con una folta rappresentanza delle Scholas e con Diego Armando Maradona, Xavier Zanetti e Alessandro Del Piero ricevuti dal papa.
Il 25 aprile 2015 ancora Maradona fa da testimonial in Vaticano al lancio delle nuove attività delle Scholas. Intervistato dalla Radio Vaticana rivela di aver incontrato di nuovo il papa.
Il 9 maggio 2015 José María del Corral, direttore esecutivo delle Scholas, annuncia che nell’imminente Coppa America le squadre nazionali latinoamericane doneranno 10 mila dollari “per ogni gol realizzato e per ogni rigore parato” a sostegno della attività di Scholas Occurrentes, nei rispettivi paesi.
Ma due giorni dopo, l’11 maggio, giorno d’inizio della Coppa, dal Vaticano monsignor Sánchez Sorondo fa marcia indietro. Dichiara annullato l’accordo tra le nazionali di calcio e le Scholas, per non mescolare la Santa Sede allo scandalo finanziario che nel frattempo ha coinvolto la FIFA, la federazione calcistica mondiale.
Il 3 febbraio 2016, nel quadro di un incontro con studenti delle Scholas – di cui però questa volta non viene divulgata la trascrizione del colloquio, salvo una battuta del papa contro il proselitismo religioso –, Francesco riceve Ronaldinho. E la Radio Vaticana dà la notizia che il papa ha indetto per il successivo 7 maggio “un incontro di boxe tra un cattolico e un musulmano a Las Vegas”.
L’incontro in effetti si svolge, ed inaugura la collaborazione tra Scholas Occurrentes e il World Boxing Council. Si affrontano il messicano Saúl Alvarez, campione mondiale dei pesi medi per il WBC, cattolico, e il pugile di origini pakistane Amir Kahn, campione britannico dei pesi welter, musulmano. Anche per il vantaggio del peso vince Alvares, che mette KO alla sesta ripresa l’avversario, il quale resta a terra stordito per vari minuti e finisce in ospedale.
Il 28 maggio i due pugili, accompagnati dall’ex campione statunitense Óscar de la Hoya, sono ricevuti in udienza privata da papa Francesco, in concomitanza con l’ennesimo congresso mondiale di Scholas Occurrentes.
E siamo ai giorni nostri. Il congresso appena terminato, dal 27 al 30 maggio, è stato il sesto nell’arco di questo pontificato. E tutti e sei sono stati tenuti in Vaticano, dove le Scholas sono ormai di casa e hanno annunciato nei giorni scorsi di avervi stabilita una sede. Al termine del congresso giunge notizia che il governo argentino di Mauricio Macri ha stanziato 1,16 milioni di dollari a sostegno del programma educativo delle Scholas.
Ma c’è di più. I dirigenti di Scholas Occurrentes sono talora chiamati a intervenire anche a convegni promossi da altri organismi vaticani. Ad esempio quello del 13-16 novembre 2015 patrocinato dalla pontificia accademia delle scienze, sul tema: “I bambini e lo sviluppo sostenibile, una sfida per l’educazione”.
Tra gli oratori, oltre al celebre economista neomalthusiano Jeffrey Sachs, ormai immancabile a simili appuntamenti, hanno fatto spicco Enrique Palmeyro e un’altra alta dirigente delle Scholas, l’argentina María Paz Jurado, quest’ultima sul tema della “cittadinanza mondiale” come “cambio di paradigma nell’educazione”.
Anche qui, a leggere le raccomandazioni finali del convegno, risulta introvabile qualsiasi traccia di cristianesimo.
Ha invece un posto ben visibile il papa in una collana di libretti per studenti pubblicata da Scholas Occurrentes e intitolata “Con Francisco a mi lado”, con Francesco al mio fianco.
Sul numero di aprile del 2016 della rivista on line “Christian Order” la studiosa cattolica Maike Hickson ha commentato alcuni di questi libretti, inviatile da María Paz Jurado.
In quello dedicato al tema della “diversità” ha notato che differenti forme di “famiglia” sono messe tutte alla pari, comprese le coppie omosessuali con bambini.
In un altro libretto, intitolato “Stima di sé”, ha trovato promossa la nozione di scelta variabile della propria identità anche sessuale.
Alla richiesta scritta di spiegare questa linea educativa così lontana dal magistero della Chiesa, Maike Hickson riferisce di non aver ricevuto risposta da alcun dirigente di Scholas Occurrentes.
Le scuole della Compagnia di Gesù sono state per secoli faro dell’istruzione cattolica.
Il paradosso è che oggi il primo papa gesuita si fa attivissimo promotore di un’educazione scolastica totalmente secolarizzata.
Fonte: www.chiesa.espressonline.it