Ignazio di Loyola, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV, viene ricordato il 31 luglio, giorno in cui si spense nell’anno 1556. La sua storia è universalmente conosciuta, grazie anche alla sua biografia, da lui stesso realizzata e pervenutaci intatta.
Il più piccolo di 13 fratelli, Ignazio crebbe agiatamente nel Castello di famiglia, appartenente al potente casato dei Loyola. Per un breve periodo prestò servizio come cortigiano presso il tesoriere del Regno di Castiglia, suo parente, e nel 1517, dopo la morte di entrambi i genitori, si arruolò nell’esercito di don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra, dove nel 1521, nel corso dell’assedio di Pamplona, rimase ferito ad una gamba da una palla di cannone.
Fu così costretto a letto per tre mesi, sotto stretto controllo medico e subendo dolorose operazioni. In questo periodo ebbe modo di avvicinarsi al cristianesimo, grazie alla lettura di numerosi testi religiosi dei quali ne rimase profondamente affascinato, in particolar modo dalla Vita di Cristoe dalla Legenda Aurea:queste letture colpirono talmente nell’intimo il futuro santo che, a guarigione avvenuta (la sua gamba ferita rimarrà comunque più corta dell’altra), decise di convertirsi, ritenendo che la sua vita avrebbe dovuto cambiare drasticamente.
La sofferenza fisica patita da Ignazio, la paura e l’angoscia vissuta in quel periodo, fu cruciale per la sua conversione, in quanto proprio in quella situazione di impotenza, in quella sua “croce”, ebbe modo di incontrare Dio nella sua vita, nella figura di Gesù Cristo, motivo per cui ritenne opportuno da quel momento in poi vivere seguendo l’esempio, oltre che dei santi, di Gesù Cristo, cercando di imitarlo fino ad incarnarlo nella propria esistenza, con i fatti e con il cuore, divenendo vero e proprio strumento dell’azione divina.
Per Ignazio di Loyola, infatti, l’uomo progredisce o regredisce, indistintamente, imitando necessariamente l’esempio di qualcuno, positivo o negativo che sia, e dato che solamente in Gesù Cristo l’uomo ha trovato la sua espressione più alta, ne conviene che Cristo sia l’unico esempio da imitare. Decise dunque di andare in Terrasanta, sulle orme di Gesù, visitando i luoghi della sua presenza.
Tornato in Spagna, all’età di 33 anni, ritenne opportuno, per poter svolgere al meglio l’attività di apostolato, di approfondire le sue conoscenze letterarie e teologiche; dapprima studiò grammatica latina a Barcellona, poi filosofia all’Università di Alcalà e a Salamanca, completando gli studi a Parigi nel 1528, dove vi rimarrà fino al 1534.
Qui conobbe i suoi primi compagni/discepoli (Pietro Favre, Francesco Xavier, Diego Lainez, Alfonso Salmerón, Simão Rodrigues e Nicolás Bobadilla) che assieme a lui, il 15 agosto 1534, presso la Cappella di Montmartre fondarono la Compagnia di Gesù, vero e proprio frutto della conversione di Sant’Ignazio. Nell’ambito della Compagnia di Gesù, ad oggi, si contano 49 Santi di cui 34 martiri e ben 147 Beati di cui 139 martiri e numerosissimi Servi di Dio e Venerabili, tra i quali ricordiamo San Francesco Saverio, che evangelizzò l’India e il Giappone, e Matteo Ricci, uno dei più grandi missionari della Cina.
Benedetta da papa Adriano VI ancora prima della sua fondazione, lodata ed approvata con entusiasmo da papa Paolo III con ben 2 bolle (Regimini militantis ecclesiaee Iniunctum nobis), ’approvazione definitiva della Costituzione redatta dallo stesso Ignazio avvenne nel 1550 con la bolla Exposcit debitumdi papa Giulio III.
Già nel 1541 il santo venne eletto all’unanimità Preposito Generale della Compagnia e di conseguenza inviò i suoi “figli” in tutto il mondo allora conosciuto, compresi i cosiddetti “nuovi paesi” (Africa, America ed Asia), per portare la “buona novella”, fondando scuole, istituti, collegi e seminari; nel 1944, per volere del papa, Ignazio divenne l’apostolo di Roma, svolgendo, dalla città capitolina, un’assidua attività di preghiera, celebrando giornalmente l’eucarestia e coordinando tutte le attività della Compagnia (si dice che dormisse quattro ore a notte per adempiere a tutti i suoi compiti), accompagnato da continui ed intensi dolori allo stomaco sempre più frequenti fino alla fine dei suoi giorni.
La Compagnia di Gesù, frutto dell’azione dello Spirito Santo nella persona di Ignazio di Loyola, si fonda sin dalle sue origini sui principi del monachesimo accompagnato da un fervente e dinamico spirito apostolico.
Di carattere pressoché itinerante, l’azione missionaria dei gesuiti non ha conosciuto confini. Alle numerose attività di carattere umanitario, svolte con uno zelo pressoché unico, i Gesuiti combinavano una profonda vita interiore, fatta di costanti pratiche spirituali, come insegnato da Sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali.
Ciò che ha da sempre contraddistinto i gesuiti da qualsiasi altro ordine è l’assoluta obbedienza, oltre che ai loro superiori, al Papa; la Compagnia di Gesù, infatti, è l’unico ordine al mondo ad includere, oltre i tre voti di povertà, castità e obbedienza, un quarto voto solenne di totale fedeltà ed obbedienza al Santo Padre.
Altra peculiarità è la minuziosa preparazione culturale dei suoi membri. Nel 1547 sant’Ignazio affidò alla Compagnia il ministero dell’insegnamento, che diventò ben presto una delle loro principali attività che dette altresì lustro e prestigio alla Compagnia di Gesù. D’altronde è noto a tutti che dopo la caduta dell’Impero Romano fu la Chiesa Cattolica a preoccuparsi dell’istruzione e della diffusione, nonché conservazione, della cultura, fondando scuole, creando biblioteche e istituti per l’insegnamento, impartito gratuitamente e liberamente a chiunque (da ricordare che la più antica università, quella di Bologna, nacque all’interno del territorio pontificio).
Per quanto riguarda l’istruzione, i Gesuiti svolsero un ruolo di primo piano e la fama della rinomata istruzione impartita all’interno delle loro scuole è nota a chiunque; non a caso presso i Gesuiti si formarono noti intellettuali e scienziati come Buñuel, Cartesio, Joyce, Voltaire, nonché personalità politiche di fama mondiale.
Nei secoli XVII e XVIII i Gesuiti divennero una realtà consolidata all’interno della società, un esempio di fedeltà, integrità morale e virtù. Dediti al servizio e alla cura del prossimo, furono anche al centro di numerose dispute teologiche e dottrinali dell’epoca, operando nella Controriforma e nell’evangelizzazione dei cosiddetti “nuovi paesi”, fondarono missioni, collegi, monasteri e scuole in tutto il mondo.
Tutto questo zelo dimostrato e il ruolo di rilievo acquisito all’interno della vita politica e sociale, però, alimentò l’odio di molti, in particolare dei sovrani europei che arrivarono al punto di cacciarli dai loro stati, con conseguente persecuzione.
Negli ultimi due secoli è stato fatto di tutto per diffamare quest’ordine religioso, tra i più prestigiosi al mondo, attraverso una propaganda denigratoria portata avanti da tutti quei governi, partiti ed intellettuali da sempre avversi alla Chiesa cattolica. Maldicenze, calunnie e dicerie sono state perpetrate sino ai giorni nostri, create ad arte con l’unico scopo di screditare la Chiesa e gettare fango sulla Santa Sede.
Nonostante ciò la ricerca storica sta portando alla luce molti documenti e, di conseguenza, svelando le molte verità celate, grazie, soprattutto, ad alcuni studiosi, seri e capaci, che da molti anni si stanno prodigando in un consistente lavoro di revisionismo storico, attuato con diligenza e professionalità.
In tal senso è necessario ricordare il ruolo fondamentale svolto dai gesuiti per il buon mantenimento dei rapporti con le popolazioni dell’America Latina. Sin dall’inizio della colonizzazione, infatti, si schierarono in difesa dei diritti delle popolazioni locali, facendo costanti richiami al rispetto dei diritti naturali, denunciando soprusi e violenze commesse da chi approfittava della lontananza dalla propria patria per lucrare sulle popolazione locali, disobbedendo alle disposizioni dell’allora regina Isabella di Castiglia che intimava ai suoi sudditi il massimo rispetto degli indigeni, contro lo sfruttamento economico.
Parimenti il papa, attraverso numerose lettere, scoraggiava qualsiasi tipo di conversione forzata nonché la schiavitù degli indios, “uomini al pari nostro”. La propaganda contro la colonizzazione dell’America Latina parte dunque dalle denunce fatte dagli uomini di Chiesa che affiancavano gli spagnoli; richiami che nel corso della colonizzazione del Nord America da parte dell’Inghilterra protestante e anticattolica non sono mai avvenuti, nonostante la colonizzazione anglosassone sia avvenuta tutt’altro che pacificamente, al punto che gli indiani d’America sono stati quasi completamente eliminati.
Fatto sta che nel 1773 papa Clemente XIV, pressato dalla congiura dei “philosophes anticristiani”, dopo le continue calunnie e la massiccia propaganda antigesuita, sciolse ufficialmente la Compagnia di Gesù (vedi Vittorio Messori, Pensare la storia). I Gesuiti però sopravvissero in Russia sotto la protezione dell’imperatrice Caterina II, fino a che papa Pio VII nel 1814 diede avvio alla restaurazione della Compagnia continuando così la loro missione apostolica, fino ai giorni nostri, ad Maiorem Dei Gloriam .
Fonte: Zenit