Rimini sabato prossimo come Reggio Emilia, Pavia, Varese e Milano, e diverse altre città nel Sud Italia: un gruppo di laici cattolici organizza una processione e preghiera di riparazione per il “Summer Pride”, l’ostentazione dello stile di vita e delle pratiche sessuali omosessuali previsto per lo stesso giorno nella capitale dei bagni di mare sulla riviera romagnola. Roba da preti, verrebbe da pensare: una volta erano loro a organizzare processioni e atti di devozione.
Invece no. A Rimini, come altrove nel recente passato l’iniziativa è accolta da un malcelato (in certi casi neanche malcelato) fastidio e da prese di distanze ammantate in ragionevoli ragionari che dicono: non diciamo o facciamo cose troppo “contro”.
Anche a Rimini l’iniziativa è partita dal “Comitato Beata Giovanna Scopelli”, lo stesso che aveva organizzato il 3 giugno scorso a Reggio Emilia un’analoga manifestazione per chiedere perdono per il Gay Pride programmato nella città che ha visto la nascita del Tricolore.
Nel comunicato che annuncia la processione, il Comitato fornisce qualche informazione interessante, perché permette di intuire l’embrione di un qualche cosa di più ampio di un modulo locale.
“Il Comitato Beata Giovanna Scopelli”, come sappiamo, nasce a Reggio Emilia sopra le spoglie dell’omonima Beata, vergine e carmelitana reggiana.
La struttura del Comitato, specialmente dopo la processione di pubblica riparazione al “REpride”, non poteva garantire una copertura di portata nazionale, ed è per questo che altri Comitati – se vogliamo di portata minore, ma animati da grande fede e perseveranza – sono andati via via costituendosi singolarmente, pur non mancando mai l’appoggio del riferimento reggiano.
Tuttavia questo non ha implicato la “fine” del nostro Comitato il quale, lasciando la decisione ai suoi oltre 2800 membri, ha mantenuto la sua costituzione garantendo l’impegno laddove possibile.
Ecco perché siamo lieti di annunciare a tutti voi, a poco più di un mese trascorso dall’appuntamento in terra reggiana, una nuova Processione di pubblica riparazione allo scandaloso “Summer Pride” di Rimini, previsto per sabato 29 luglio.
Il Comitato “Beata Giovanna Scopelli” invita perciò tutti a prendere parte all’importante Processione che ancora una volta assume un carattere nazionale, invocando l’aiuto e il fervore che in questi mesi ha animato i tanti cattolici di tutta Italia.
Ricordiamo inoltre che il gay pride di Rimini avrà un accento ancora più scandaloso per via del contesto balneare, incitando ancor più allo scandalo collettivo e alle brutture tese alla corruttela delle anime”.
Gli organizzatori hanno interpellato il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, già assistente nazionale di Azione Cattolica. “Con grande afflizione abbiamo appreso che il 29 luglio si terrà, nuovamente a Rimini, quella manifestazione scandalosa che va sotto il suadente nome inglese di “Summer Pride”.
Come il Catechismo ci insegna l’omosessualità rispecchia un disordine morale, che, se ostentato pubblicamente come nel caso dei Gay-Pride, offende anzitutto Dio e secondariamente scandalizza i piccoli.
In quanto cattolici e membri riminesi del Comitato “Beata Giovanna Scopelli”, già operativo a Reggio-Emilia il 3 giugno scorso, abbiamo deciso di organizzare una processione di pubblica riparazione con l’intento di consolare, per quanto nelle nostre umili possibilità, il Sacro Cuore trafitto da un avvenimento oggettivamente molto grave”.
I laici fanno riferimento al Codice di diritto canonico che ricorda come abbiano “il diritto di impegnarsi, sia come singoli sia riuniti in associazioni, perché l’annuncio della salvezza venga conosciuto e accolto da ogni uomo in ogni luogo.
Le chiediamo quindi umilmente, come nostro Pastore massimo, il Suo sostegno e la Sua benedizione alla suddetta processione”. E’ stato chiesto anche un incontro che però non ha potuto avere luogo perché mons. Lambiasi è fuori diocesi fino a domenica.
Temiamo che la benedizione se la possano scordare. Sul sito della diocesi è stato pubblicato un comunicato, diffuso anche sulla stampa locale, che prende le distanze dalla processione. Il che, visto che di processione e preghiera si tratta, senza nient’altro, un po’ di stupore nell’osservatore esterno lo crea.
Ma ecco alcuni punti del comunicato, firmato dal Vicario generale: “In merito alla prevista ‘processione di pubblica riparazione’, promossa dal Comitato ‘Beata Giovanna Scopelli’ sabato prossimo 29 luglio a Rimini, tengo a precisare che quanto espresso da don Cristian Squadrani, parroco di San Giuliano borgo (‘Non abbiamo nulla a che fare con la processione religiosa che si svolgerà il 29 luglio… sia la nostra parrocchia sia la diocesi prendono le distanze da questa iniziativa’), è stato condiviso in piena sintonia con l’Ordinariato Diocesano”.
La nota continua dicendo che il Vescovo di Rimini rispetta la libera iniziativa dei cristiani di porre in atto espressioni pubbliche di preghiera (meno male), ma “non può condividere il senso della ‘processione’ in programma che, al di là delle intenzioni personali, finisce di fatto per alimentare uno stile di contrapposizione e di polemica con il triste effetto di far sentire le persone con tendenze omosessuali giudicate a priori e allontanate dalla Comunità Cristiana”.
In realtà la processione è intesa, se abbiamo capito bene, come riparazione di un peccato, o dell’ostentazione di un peccato, che dovrebbe essere ancora tale per tutti, laici e vescovi, e cioè la sodomia.
Non si parla di persone. Ma continua la diocesi: “Questo rischio va contro quanto già espresso da Papa Francesco: ‘Ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza’” (Amoris Laetitia, 2016, n. 250).
Mons. Lambiasi critica anche il Summer Pride: “Per altro verso, il Vescovo ritiene che manifestazioni come il “Summer Pride” non aiutino ad affrontare in modo costruttivo la rivendicazione di legittimi diritti delle persone omosessuali.
Inoltre la Chiesa riminese esprime una forte riserva critica nei confronti di un raduno che tende a usare e ridurre la situazione, spesso travagliata, delle persone con tendenza omosessuale ad una ostentazione fin troppo esibita che vuole far passare il messaggio che ogni tendenza sessuale è uguale all’altra e che ogni desiderio è fonte di diritti (ad esempio cavalcando lo slogan: ‘stesso amore, stessi diritti’)”, e chiude con una condanna della teoria del Gender.
Questa è la situazione: con un sostanziale equilibrio della diocesi verso due manifestazioni pur di carattere, come dire, un po’ diverso…