Papa Francesco ha ricevuto ieri il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzando il dicastero a promulgare il decreto sulle virtù eroiche del piccolo Silvio Dissegna, salito al cielo il 24 settembre 1979, all’età di 12 anni.
Silvio Dissegna nasce il 1° luglio 1967, a Moncalieri (Torino), festa del Preziosissimo Sangue di Gesù. Cresce sano, intelligente e vivace nella sua casa di Poirino (Torino), con Carlo, il fratello più giovane di un anno, ricevendo dai suoi genitori, Ottavio e Gabriella, una luminosa educazione cristiana.
Prova una grandissima gioia, quando i suoi genitori gli fanno conoscere Gesù e gli insegnano a pregare, mattino e sera… Tra lui e Gesù, nasce presto un rapporto intenso, come un “intesa segreta”, che diventa vera “vita a due” il giorno della Prima Comunione, il 7 settembre 1975.
Da quel momento, il più grande desiderio di Silvio è quello di ricevere Gesù, il più spesso possibile, almeno tutte le domeniche, andando alla Messa, preparato dalla confessione e da un continuo impegno a migliorarsi e a essere molto buono con i genitori, con i compagni e le persone che incontra.
A scuola, si distingue tra tutti per le doti e per l’impegno, ma gli piace pure tantissimo giocare a pallone, a bocce, a nascondino, a far passeggiate a piedi e nei boschi. Incanta tutti con il suo affetto, con il suo “grazie” sempre pronto e il suo perenne dolcissimo sorriso.
I suoi quaderni si riempiono di descrizioni della natura, dei giochi, della vita familiare e anche di propositi per l’avvenire: <<Io sono molto alto, ho i capelli neri e gli occhi castani… Gioco con allegria e se qualcuno si fa male, mi ritiro dal gioco per curarlo… Se incontro qualcuno che chiede l’elemosina, se ho qualcosa, glielo dono con amore… Cerco di essere buono con tutti, ma a volte non ci riesco>> (4.12.1976). <<Da grande, farò il maestro, perché mi piace insegnare agli altri>> (13.03.1976). <<Gesù è tanto buono che voglio esserlo anch’io>> (18.12.1976).
E’ un bambino precoce, dallo stile inconfondibile, che “colpisce” chi lo conosce. Per il Natale 1977, quando ha 10 anni, la mamma gli regala la macchina da scrivere.
Silvio la collauda subito, dattilografando su un foglio: <<Ti ringrazio, mamma, perché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita, che e tanto bella! Io ho tanta voglia di vivere!>>. È una meravigliosa primavera che sboccia, carica di speranze e di gioia.
All’inizio del 1978, si lamenta per un insistente dolore alla gamba sinistra. Ricoverato all’ospedale di Moncalieri, i medici scoprono che si tratta di cancro alle ossa.
Non ha ancora 11 anni, Silvio, ma intuisce che cosa gli sta capitando. Non dispera: desidera guarire, ma si affida alla volontà di Dio, prega… Il 21 maggio 1978, già in carrozzella, riceve la Cresima, nella chiesa parrocchiale di Poirino, lieto di diventare, per il dono dello Spirito Santo, testimone e apostolo di Gesù. Le sue condizioni si aggravano e ha già tanto dolore.
Il 4 giugno, chiede ai suoi: <<Dite a don Luigi che mi porti la Comunione a casa, tutti i giorni>>. Il buon sacerdote di Poirino lo accontenta subito, portandogli quotidianamente Gesù Eucaristico: ogni volta è un colloquio, cuore a cuore, nella gioia, con Lui.
Silvio si aggrappa al Rosario e prega la Madonna intensamente, sempre più a lungo. Comincia una lunga Via Crucis, dal giugno 1978 al gennaio 1979: per sette volte, va con il papà all’ospedale “G. Roussy” di Parigi, in cerca di cure e di guarigione. I dolori si fanno atroci.
Una volta, nel letto vicino al suo, c’è un ammalato che bestemmia continuamente. Silvio non sorride più e scoppia in un pianto dirotto. Poi, prende la corona e recita ad alta voce tante Ave Maria, quante sono le bestemmie che ha sentito.
La mattina seguente, confida: <<Papà, io non riuscirò qui a Parigi a riparare con altrettante Ave Maria tutte le bestemmie che quell’uomo scaglia contro il Signore e la Madonna: ne avrò ancora da dire quando tornerò in Italia>>.
Dei suoi dolori si è dimenticato e quel che importa è riparare il peccato altrui. Gesù Eucaristico gli fa comprendere il valore salvifico della sofferenza: si sente chiamato a soffrire e soffrire, a riparare per i peccati degli uomini.
Come i bambini di Fatima, come santa Bernardette Soubirous e santa Teresa di Gesù Bambino – di cui conosce la storia – Silvio dice spesso: <<Oggi offro le mie sofferenze per il Papa e per la Chiesa>>. <<Oggi, per la conversione dei lontani da Dio>>. <<Oggi, offro perché gli uomini siano fratelli tra loro>>. <<Offro, soprattutto per i missionari, affinché Gesù sia conosciuto e amato>>.
Le sue notti, cocenti di dolore, le passa in preghiera, sgranando il Rosario intero, di 15 decine, alla Madonna, meditando i “misteri” con un libricino, alla luce di una piccola lampada.
Anche se ha tanto male, non vuole alcuno dei suoi cari vicino a sé e li manda a riposare: lui veglia, pregando su questo nostro povero mondo, spesso in “agonia” perché rifiuta Cristo.
E’ forte e sereno: accoglie tutti con un sorriso, incoraggia i genitori e il fratello, fa forza persino al medico che si sente impotente: <<Le sofferenze mi avvicinano di più a Dio – gli dice – mi preparano serenità e gioia nel suo Regno, in Cielo>>. E al papà: <<Io sarò felice, solo quando avrò un posto in Paradiso>>.
Chi lo avvicina, sente che Dio stesso è presente e vivo in quella fragile creatura, e non può fare a meno di dire: <<Nei suoi occhi, c’è tutto il Cielo di Dio>>
La sua vita più luminosa del sole, Silvio la consegna a preghiere continue e ad affermazioni struggenti, di una fede, degna di un gigante nelle vie di Dio: <<Devo restare solo con Gesù, parlargli, dirgli tutto quello che ho nel cuore. Tu, mamma, riposati, che sei tanto stanca>>. <<Gesù, io soffro, come quando tu trasportavi la croce ed eri picchiato. Le mie sofferenze le unisco alle tue. Stammi vicino, Gesù!>>. <<Mamma, io sto percorrendo la strada del Calvario, ma dopo, ci sarà ancora la crocifissione. Mamma, preparati>>. <<Voglio pregare da solo. Gesù vuole da me, molte sofferenze e preghiere>>. <<Ogni mio dolore sia un gesto di amore per Te, o Gesù>>. <<Gesù, io credo che Tu mi vuoi bene>>.
Nel maggio 1979, la gamba sinistra si spezza. Ampie piaghe si aprono nel suo corpo. In giugno, perde anche la vista e, in settembre, in gran parte, l’udito. I dolori lo schiantano. Ma non si lamenta mai.
Solo, chiede con insistenza assoluta: <<Voglio ricevere la Comunione tutti i giorni. Io ho bisogno di Gesù, tutti i giorni, che doni tanta forza a me e a voi, mamma e papà>>.
Quando don Luigi, quotidianamente, arriva a portargli Gesù, Silvio diventa radioso di gioia. Vuole solo Lui, come un assetato nel deserto cerca l’acqua, come chi si strugge interamente per Colui che ama.
Il mese di agosto è per Silvio uno strazio continuo. Stringe tra le mani una corona con le decine di diverso colore, uno per continente, il “Rosario missionario“, e prega per il mondo intero, affinché Gesù sia conosciuto e amato, affinché i missionari lo facciano conoscere e amare.
<<Papà – dice un giorno – vorrei essere conosciuto in tutto il mondo… Papà sarò molto amato!>>. Piccolo missionario della preghiera, dell’amore e del dolore a 12 anni, presto, il suo desiderio si sarebbe compiuto…
Lunedì 24 settembre 1979, al mattino, riceve, lucido e forte, per la terza volta, l’Unzione degli infermi e Gesù-Viatico per la Vita eterna. Prega con il parroco, don Vincenzo, e risponde alla fine, ad alta voce: <<Amen>>, come Gesù, il suo: <<Tutto è compiuto>> sulla Croce.
Alle 21.20, mentre scende la sera e tutto è silenzio, Silvio Dissegna va incontro a Gesù, perdutamente amato.
Ai suoi funerali, partecipano decine di sacerdoti e un popolo senza numero, tutti segnati dentro dal passaggio in terra di questo piccolo angelo.
L’8 febbraio 1995, iniziando la sua “causa” di beatificazione, il cardinale Saldarini, Arcivescovo di Torino, all’omelia dice: <<Nel cuore di ogni cristiano, vi è il fuoco di santità del Cristo. Lui che è tutto in tutti. Sul volto di ciascuno, brilla la bellezza del Cristo, ma ciascuno risplende, secondo il suo nome ricevuto nel Battesimo>>.
Testo tratto dal sito Silvio Dissegna