Ricerca Usa sulle staminali. Pessina: si genera un essere umano per distruggerlo e ricavare le cellule

Siamo al paradosso in cui si genera un essere umano e lo si distrugge per prelevargli le cellule. Così, il direttore del Centro di bioetica della Cattolica di Milano, Adriano Pessina, sulla ricerca statunitense, pubblicata ieri, che descrive un processo di clonazione, analogo a quello attuato per far nascere la pecora Dolly, per ottenere staminali embrionali da cellule della pelle.

 

Pessina parla anche di “tragica gravità di questo esperimento, che manifesta un’inaccettabile indifferenza rispetto al valore dell’esistenza umana nella sua fase iniziale”.

 

Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso prof. Adriano Pessina:

R. – Leggendo l’articolo, per essere molto semplici, è lo stesso metodo, molto simile, usato per la pecora Dolly. Come sappiamo, si fa questo procedimento che è quello di prelevare una cellula uovo, si toglie il nucleo, poi si prende una cellula che viene in qualche modo elaborata in modo tale che risulti essere capace di essere così potente, la si mette nel nucleo, la si stimola e si forma un embrione che ai tempi era un embrione di pecora; allora, l’embrione di pecora venne trasferito nell’utero della pecora e nacque Dolly. La metodica è la stessa.

D. – In questo caso, dunque, si parla di persone?

R. – Questo esperimento genera un essere umano allo stadio embrionale, anzi a uno stadio di blastocisti. Per essere chiari: se noi prendessimo questa blastocisti così formata e la mettessimo nel grembo materno si svilupperebbe e nascerebbe un bambino. La metodica qui presentata ottiene, invece, che una volta formata la blastocisti, questa, di fatto, viene distrutta per ricavare quelle cellule staminali che, un domani, in teoria, serviranno per la ricerca terapeutica.

D. – C’è anche un intervento particolare che viene fatto sugli ovociti, quindi sulla donna?

R. – La cosa anche tanto importante da notare è che da quello che si evince dall’articolo, per ottenere questo risultato – perché finora non si è mai riuscito a clonare un essere umano – si è fatta un’operazione molto attenta sugli ovociti e quindi si è intervenuto sulle donne che dovevano donare gli ovociti in modo da poter avere ovociti che siano immaturi.

D. – Perché questo?

R. – Da quello che io posso capire, questo serve perché finora gli esperimenti che sono stati fatti mettevano in luce che l’embrione umano dopo poco tempo moriva, mentre qui ci troviamo di fronte a una situazione per cui c’è una stabilizzazione dello sviluppo embrionale che arriva fino al punto della blastocisti. Se si legge l’articolo e si vedono le fotografie, credo che sia chiaro che qui non si creano semplicemente cellule, ma si crea un organismo della specie umana, cioè un essere umano e poi si ricavano le cellule staminali.

D. – Quindi da condannare assolutamente dal punto di vista morale, umano?

R. – Assolutamente sì. Tra l’altro questo sarebbe assolutamente impossibile in Europa perché la convenzione di Oviedo vieta totalmente la creazione di embrioni a scopo di ricerca scientifica. L’equivoco è che si chiama “clonazione terapeutica”. Per ora è semplicemente la clonazione di un essere umano e poi la sua distruzione per ottenere le cellule staminali perché per ora di terapeutico non c’è assolutamente nulla. C’è una assoluta violazione del significato e del valore del generare gli esseri umani. Il paradosso è che si genera un essere umano per poi distruggerlo e ricavare le cellule.

D. – Di nuovo sulla stampa rimbalzano le notizie sulle “staminali dalla pelle per curare malattie degenerative”, quando l’evidenza scientifica in realtà è da un’altra parte?

R. – Non solo l’evidenza scientifica è da un’altra parte, ma l’informazione così è assolutamente scorretta perché le cellule della pelle sono servite in realtà per poi determinare l’origine di un essere umano allo stato embrionale. Io credo che una delle cose fondamentali sia quella della correttezza dell’informazione, perché la valutazione morale richiede innanzitutto una descrizione, la più esatta possibile, anche il più facilmente percepibile dall’opinione pubblica.

D. – Qual è il limite per la ricerca?

R. – Il limite intrinseco per la ricerca è che perché la ricerca venga fatta per il bene dell’uomo la prima questione fondamentale è che bisogna rispettare quell’uomo per cui si fa ricerca e quest’uomo lo si rispetta fin dall’origine, lo si rispetta in tutte le sue condizioni. In fondo, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è nata nel momento in cui ci si è accorti che si poteva fare scempio della condizione umana, scempio degli uomini, che si potevano utilizzare anche come cavie. Questo vale anche quando l’uomo in qualche modo sembra scomparire all’occhio visibile perché è visibile solo attraverso il microscopio. Credo sia importante che anche la comunità scientifica prenda posizione intorno a questo tipo di sperimentazioni.

 
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana