Stamani, come preannunciato dal sito della Diocesi ambrosiana, il Duomo di Milano riapre anche ai turisti, mentre l’area dedicata alla preghiera non è mai stata chiusa, esattamente come le altre chiese cittadine. Ma sembra che l’importante non sia informarsi e poi semmai giudicare, fondamentale invece è inveire contro il clero manco fosse lui il responsabile dell’attuale epidemia. Si è già riportato quanto a Dio siano in odio gli attacchi e le offese ai suoi ministri, quantunque indegni (qui), mentre la critica al loro operato, se espressa in modo rispettoso, è consentita dal Catechismo della Chiesa cattolica anche in forma pubblica (907).
In questi giorni siamo proprio nel campo dei pregiudizi acefali e delle accuse infondate, del blaterare senza la minima cognizione di causa, del voler infangare, senza esclusioni, tutta la classe sacerdotale, relegandola al ruolo di operatrice del sacro al servizio degli umori del popolo: siamo infatti nella società dei soli diritti vs la società anche dei doveri e prima di tutto dei doveri verso il Nostro Creatore, tra cui c’è l’agire con giustizia.
Ma torniamo allo “scandalo” dell’apertura della cattedrale i turisti.
Il Duomo di Milano, con i suoi 11.700 mq all’interno, è la chiesa più grande d’Italia (escludendo S. Pietro che è nella Città del Vaticano), la quarta nel mondo per superficie e la sesta per volume, e può contenere fino a 40.000 persone.
Non è gestito dalla Diocesi, come erroneamente si potrebbe credere, bensì dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, lo storico ente preposto alla sua conservazione e valorizzazione. Istituito nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, per la progettazione e costruzione del monumento, si adopera da oltre 630 anni nella conservazione e nel restauro del Duomo, nell’attività di custodia e di servizio all’attività liturgica e nella valorizzazione del suo patrimonio, provvedendo al reperimento delle risorse necessarie al suo mantenimento. (qui).
Ed è proprio la Veneranda Fabbrica a decidere se, quando e come la cattedrale deve essere aperta o chiusa, le modalità di ingresso e il costo, doveroso, delle visite.
Certamente in questo caso le decisioni sono stata prese in ottemperanza alle disposizioni della Regione Lombardia e di concerto con l’Arcivescovo.
Infatti l’Ente agisce in conformità ad un articolato e complesso codice etico di comportamento che si ispira ai “valori fondamentali che reggono l’attività e che si possono sintetizzare nei concetti di integrità, onestà, correttezza, lealtà, trasparenza, equità, obiettività e rispetto della persona… e agisce nel rispetto della legge e della normativa applicabile sia in campo nazionale sia in campo internazionale.” (qui)
E non solo. Per quanto riguarda le molteplici attività finalizzate al culto, alla gestione del Museo, della Biblioteca, della Cappella e della scuola musicale, nonché gli obblighi nei confronti dei dipendenti e la vigilanza amministrativa, la Veneranda Fabbrica si è data un rigidissimo modello di attuazione e controllo delle funzioni a cui è preposta. (qui)
Tornando alle visite turistiche, considerato che ogni gruppo è costituito in media da una cinquantina di persone, pari alla capienza di un pullman, e che in questi giorni la Lombardia è tra le regioni sconsigliate dai tour operator stranieri, qualcuno, onestamente, ravvede pericoli di assembramento all’interno del Duomo di Milano?
Qualche curiosità storica
Forse non tutti sanno che Milano è attraversata da canali che furono coperti per motivi igienici e di viabilità nel 1929, ma all’epoca in cui iniziarono i lavori di costruzione del Duomo erano le vie attraverso le quali arrivavano i marmi di Candoglia, all’epoca di proprietà del duca Gian Galeazzo Visconti, che d’accordo con l’Arcivescovo del tempo mise a disposizione per la costruzione del Duomo le sue cave, poi donate alla Fabbrica.
Perciò su barconi di varia dimensione venivano trasportati i blocchi di marmo che venivano prelevati dalle Cave di Candoglia, situata sul fiume Toce, fiume che dopo aver attraversato la Val d’Ossola sfocia nel Lago Maggiore e da lì, attraverso il fiume Ticino, si arriva al Naviglio Grande di Milano.
Gian Galeazzo nel 1388 concesse il diritto al trasporto dei marmi esente da pedaggi, dazi e gabelle per tutto quanto era necessario all’edificazione della Cattedrale cosicché i barconi passavano le porte della città con la dicitura Ad Usum Fabricae , il cui acronimo è Ad UF. Ma va da sé che portavano anche generi vari, come quelli alimentari, per i quali avrebbero dovuto pagare le imposte e da lì è derivata l’espressione ad ufo, cioè a sbafo.
Paola de Lillo