Repubblica si dispera perché in Lombardia ci sono pochi aborti con la Ru486. Vi sembra normale?

In Lombardia meno del tre per cento degli aborti viene effettuato con la pillola Ru486. E per Repubblica è un grave  problema: «I numeri sono bassi. Bassissimi. Solo 566 somministrazioni, sulle  quasi 19 mila interruzioni di gravidanza che ogni anno vengono fatte nella  regione.

A due anni e mezzo dalla sua – contestata – introduzione negli ospedali  lombardi la Ru486, la pillola per l’aborto farmacologico, convince ancora poche  pazienti. A dirlo, i dati diffusi da Nordic Pharma, l’azienda che distribuisce  il medicinale in Italia».

INDIVIDUATO IL COLPEVOLE. Per Repubblica, dunque, è  un male che ogni anno su 1.400 (millequattrocento) interruzioni di gravidanza in  Lombardia «solo una quarantina viene fatta con la Ru486». Ci vorrebbero più  aborti, insomma. Il quotidiano di Ezio Mauro individua i colpevoli: «Le linee  guida regionali stabiliscono che l’utilizzo della Ru486 non possa essere fatto  dopo la settima settimana di gestazione. “Stare nei tempi – nota Irene Cetin,  primario di Ostetricia e ginecologia al Sacco – è davvero difficile. Perché ci  si deve rendere conto prestissimo di essere incinte». Repubblica non  considera che, come continua Cetin, «il trauma c’è», è indifferente che a  scoraggiare sia «anche il dolore fisico causato dal farmaco».

COME SE ABORTIRE FOSSE BRUTTO. È dunque una condanna che,  come afferma Enrico Ferrazzi, primario del Buzzi, «l’aborto farmacologico non è  ancora entrato a far parte, al contrario di quello tradizionale,  dell’immaginario femminile». Un altro responsabile sono le misure, stabilite per  proteggere la donna e la sua salute, dell’obbligo del ricovero in Lombardia: «Il  punto però è un altro – obietta Eleonora Cirant, del coordinamento Ru486Milano – ovvero il fatto che la Lombardia abbia stabilito l’obbligatorietà del ricovero  per chi sceglie la Ru486».

Senza contare, poi, «il problema dell’obiezione di  coscienza» visto che in Lombardia «la quota di obiettori è intorno al 65 per  cento». Gravissimo. Degna chiusura di Cirant: «Sembra quasi che abortire sia  ancora una cosa brutta e losca, da nascondere: è assurdo». Già, assurdo.

Leone Grotti