Proclamata Beata “Nhá Chica”, schiava brasiliana del 1800

Viene Beatificata oggi a Baependi, in Brasile (alle 20.00, ora italiana), Francisca de Paula De Jesus, detta “Nhá Chica”, ovvero “Zia Francesca”, schiava vissuta nel 1800. A presiedere il rito, in rappresentanza del Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Tutta la vita della Beata “Zia Chica” è un cammino verso la libertà: cresce senza cognome, non ne ha diritto, perché figlia naturale di una schiava.

 Il padre era forse il padrone della fattoria in cui la madre lavorava. Totalmente analfabeta, impara dalla mamma una sola cosa: il Rosario. Resta orfana ancora adolescente.

La mamma le lascia come eredità non soldi o averi, che non ha, ma un’esortazione: quella di amare Gesù e Maria e di avere carità verso tutti. A questo invito resta fedele tutta la vita, e – una volta affrancata dalla schiavitù – nonostante le tante proposte di matrimonio, sceglie di non sposarsi, anche se resta laica: organizza ogni giorno incontri di preghiera nella sua povera casa, che diventa ben presto un luogo di pellegrinaggio per poveri e ricchi che giungono da ogni parte del Brasile in cerca di conforto spirituale.

Lei, nelle mani ha sempre la sua catena: la coroncina del Rosario. Più si lega a Dio, più si scopre davvero libera. Poi, all’improvviso, “Zia Chica” diventa ricca per la morte del fratello, che le lascia un’immensa fortuna. Ma molto presto ridiventa povera perché distribuisce tutto ai più bisognosi.

L’unica cosa che tiene per sé è una somma di denaro per far costruire una Cappellina dedicata all’Immacolata Concezione. Muore ultraottantenne, nel 1895: viene sepolta nella Cappella da lei intitolata a Maria.

Qui, ancora oggi, in tanti vengono per ritrovare la vera libertà di spirito grazie all’esempio e all’intercessione della schiava Francisca.
 

Sulla Beatificazione di “Nhá Chica”, Roberto Piermarini ha intervistato il cardinale Angelo Amato:

R. – Anzitutto diciamo che è un grande dono che Papa Francesco fa alla chiesa brasiliana. Il Santo Padre, primo papa latinoamericano, conosce bene la bontà del popolo brasiliano, il suo spirito religioso, l’amore a Gesù e al suo Vangelo di vita e di gioia, la devozione alla Beata Vergine Maria, l’attaccamento filiale alla Chiesa, l’amore al Papa, ai vescovi ai sacerdoti, la venerazione per gli anziani, la disponibilità all’accoglienza della vita come inestimabile dono di Dio, la carità verso i poveri, il suo senso di uguaglianza e di fraternità, il rispetto per la natura.

Questa ricchezza di valori umani e spirituali rende il Brasile una terra benedetta da Dio e una dimora degna di ogni persona umana. La Beata Nhá Chica ha vissuto in pieno questi valori, lasciandoli in eredità a tutti i brasiliani, ma anche a tutta la Chiesa.
 
D. – Ci può delineare un breve ritratto di questa Beata laica brasiliana?

R. – Ce lo consegna Papa Francesco, che, nella sua lettera di beatificazione dice che Nhá Chica era una donna di preghiera assidua e una testimone fedele della misericordia di Cristo verso i bisognosi nel corpo e nello spirito. Unanimemente i testimoni affermano che Nhá Chica pregava molto e che aveva sempre il Rosario in mano.

Adoratrice instancabile del SS. Sacramento e contemplatrice della Passione di Gesù, aveva una profonda devozione alla Madonna, che chiamava Minha Sinhà (mia Signora). La Salve Regina era la sua preghiera preferita.
 
D. – Qual era la principale caratteristica della nuova Beata?

R. – La nostra Beata era umile. Non attribuiva niente alla sua persona, ma tutto a Dio e alla Madonna. Le richieste dei fedeli le deponeva davanti alla Beata Vergine. Quando una persona veniva a ringraziarla per una grazia ricevuta, ella diceva: «Io prego la Madonna, che mi ascolta e mi risponde».

È sempre stata consistente e persistente la fama di santità della nostra Beata, che era chiamata la Santina di Baependi (a Santinha de Paependi). La sua beatificazione è una lezione di vita cristiana autentica.

 
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana