Mentre a Kansas City giungono da ogni parte della Nazione richieste di dimissioni del vescovo Finn, condannato (primo caso negli Stati Uniti) nelle scorse settimane da un tribunale civile per aver coperto un prete pedofilo nel 2010, a Philadelphia, già sede di diverse denunce, un nuovo caso di sospensione dal ministero è stato reso noto, secondo il Timesonline, solo lunedì scorso su un presunto abuso compiuto nel 2011 e il giorno successivo sarebbero state depositate dai rispettivi avvocati ben 8 nuove cause civili nei confronti di 7 preti cattolici.
Ma i guai dei cattolici nella gloriosa città simbolo dell’Indipendenza americana – che nel 2015 ospiterà l’VIII Incontro mondiale delle famiglie – sembrano essere in questo momento anche di natura economica. A rivelarlo è lo stesso arcivescovo in una lunga intervista rilasciata al National Catholic Reporter il 6 settembre e pubblicata questa settimana.
Charles J.Chaput ofm, classe 1944, originario del Kansas, titoli in storia dell’arte, già vescovo a Denver e a Philadelphia dal settembre2011, è il primo arcivescovo nativo americano, appartenente alla tribù dei Potawatomi. Nei giorni scorsi le cronache avevano registrato la ferma condanna contro la pena di morte espressa con chiarezza il 10 settembre nella sua rubrica dell’organo online di informazione diocesana (che ha sostituito il settimanale cartaceo): “come figli di Dio, possiamo fare di meglio e cominciare ad agire per porvi fine”. Nel mese di agosto il governatore della Pennsylvania aveva firmato l’esecuzione di 4 condannati per omicidio: “anche gli assassini giustamente condannati mantengono la loro dignità di esseri umani e la loro vita è sacra”.
Al suo arrivo in diocesi Chaput aveva trovato la condanna del responsabile finanziario, Anita Guzzardi, per appropriazione indebita di quasi 1 milione di dollari e di mons. Lynn per pedofilia (anche se voci lo considerano ancora un capro espiatorio del card. Bevilacqua)e 27 preti sospesi dal ministero, di cui 7 ora ripristinati.
Guai finanziari talmente pesanti che la diocesi è costretta a vendere la storica residenza vescovile di 13 mila metri quadri. “Non ne ho alcun bisogno – dichiara tranquillo il vescovo – è una casa molto bella costruita quando esisteva uno scopo, ma ora c’è tanto spazio vuoto e si può utilizzare meglio.
Posso benissimo spostarmi a vivere in seminario entro il mese di marzo e dalla vendita contiamo di ricavare almeno 10 milioni di dollari, ma non è una svendita”. E’ quello che fa ogni famiglia quando si accorge che non riesce a pagare le bollette, spiega , e la diocesi non è da meno.
Del resto sono anni che anche le scuole cattoliche si dibattono in altrettante difficoltà: “le famiglie non fanno più figli come in passato, non sono più disposte a sacrifici per pagare le tasse scolastiche, forse non apprezzano più il nostro sistema scolastico e noi non possiamo costringere nessuno. E’ come un vortice che inghiotte le realtà meno floride. E’ il mercato”.
Nei momenti d’oro, ricorda Chaput, a Philadelphia si erano raggiunti i 267 mila studenti, ora ce ne sono 60 mila, ma alcune scuole ne hanno solo 90-100 e per questo si è deciso per degli accorpamenti e lo scorso anno ben 49 hanno chiuso i battenti, mentre l’arcidiocesi ha deciso di passare, con gradualità, la gestione delle scuole ad una Fondazione indipendente. “Sono convinto che il battesimo ci rende un’unica famiglia: è vero che la mia è una posizione unica, ma non ne sono l’unico responsabile”.
Riguardo alle prossime elezioni presidenziali, nonostante il dubbio dell’Huffington Post di oggi, dichiara: “non sono né democratico, né repubblicano, sono registrato come indipendente” e di fatto esprime riserve sui programmi di entrambi gli schieramenti.
Fonte: Vatican Insider