Dopo il dietrofront di Grillo, siamo rimasti tra le poche voci a sostenere in modo consapevole la fuoriuscita dall’euro. I media “bollano” questo tipo di posizione come “euroscetticismo” definizione che ha il sapore di classificazione “eretica” come se quella dell’euro fosse una religione laica, una specie di dogma intoccabile che non si può mettere in discussione.
Per evitare la “scomunica” è quindi necessario andare fondo di questa nostra posizione inserendola in una visione più ampia che intanto la metta al riparo dall’accusa di “separatismo” o comunque di “nazionalismo egoista”, e che al contrario la inserisca in una strategia che invece va verso una visione dell’Europa e degli Stati che la compongono che sia basata sulle identità e che dall’unione di ciò che di comune hanno queste diverse identità (e c’è molto in comune) si possa addivenire ad un comune senso identitario europeo.
La tesi di questo articolo è che per ottenere una reale unione dell’Europa come Stato libero, indipendente e sovrano, l’uscita dall’euro è assolutamente necessaria ed imprescindibile !!! Ai bigotti europeisti e unionisti sembrerà la bestemmia di un eretico, ma nelle righe che seguono cercherò di argomentare questa mia tesi.
Innanzitutto è importante far capire che anche senza euro il sole continuerà a sorgere regolarmente e le stagioni a susseguirsi una dopo l’altra come succede da milioni di anni su questo pianeta e quindi anche sulla nostra Penisola.
Subito dopo si deve far capire con i fatti e con i numeri che tutte le nefaste previsioni di disastri e di sfracelli economici in caso di uscita dall’euro sono pura immaginazione, pura propaganda oscurantista per spaventare le menti semplici, per mantenere lo status quo. Ormai non siamo solo noi a dirlo ma ci sono fior di economisti che sostengono autorevolmente questa stessa nostra posizione: ci sarà sicuramente una svalutazione ma piuttosto limitata, pagheremo di più le materie prime ma siccome abbiamo una bilancia dei pagamenti in sostanziale equilibrio (importazioni ed esportazioni pressappoco si equivalgono) anche i nostri crediti si apprezzeranno specularmente senza troppi scossoni.
I prodotti importati costeranno improvvisamente di più di quelli nazionali e siccome in Italia, grazie a Dio, abbiamo ancora fabbriche in grado di produrre quasi tutto, la gente si orienterà verso la produzione nazionale, si incrementeranno quindi i consumi interni, aumenteranno gli ordini per le nostre aziende, che dovranno assumere nuovi addetti per far fronte all’incremento della domanda.
C’è chi sostiene che se noi uscissimo dall’euro gli altri paesi “ce la farebbero pagare cara”. Ma cosa significa? Che ci dichiareranno guerra economica? E perché? Ma soprattutto come? Inserendo dei dazi? delle gabelle? Non credo convenga a nessuno e innanzitutto a loro. Allora potrebbero invaderci militarmente? Bene allora è questo il motivo per cui dovremmo restare nell’euro e sopportarne le sofferenze che stiamo patendo? Per paura di una ritorsione da parte dei Paesi che oggi chiamiamo “amici”? E’ questo il legame ultimo che tiene insieme i Paesi dell’euro e dell’Unione Europea?
Ed è su questo punto che dobbiamo far riflettere la gente e i media e che dobbiamo spingere oltre il nostro ragionamento. Un progetto Europeo basato su questo legame non può sussistere. Anche gli atteggiamenti sfidanti e minacciosi della Germania e dell’Establishment Unionista nei confronti della Grecia è scandaloso e vergognoso.
E’ questo lo spirito che unisce le nazioni Europee e che dovrebbe portare alla nascita di un futuro Stato europeo unito anche politicamente? E’ ovvio che questo non sarà possibile.
Gli Stati nascono solo su di un comune sentimento identitario, gli Stati o i gruppi di Stati che stanno insieme per paura alla fine esplodono e si dissolvono semplicemente perché non esistono.
Ma allora dobbiamo porci la domanda: esiste l’Europa? è potenzialmente una entità indipendente e autonoma che può giocare un ruolo da protagonista nel mondo al pari della Cina degli Stati Uniti e della Russia?
Io penso che la strada per l’unità e l’indipendenza europea è molto, molto lunga e di sicuro quella che abbiamo imboccato con questa Unione Europea e con l’euro è completamente sbagliata e anzi va nella direzione opposta di una totale dipendenza da forze straniere.
Intanto dobbiamo definire se esiste una effettiva indipendenza territoriale e politica degli stati nazionali che attualmente compongono l’Unione Europea. Può considerarsi veramente indipendente un’area che ha sul proprio territorio 170 basi militari straniere (americane nello specifico)? Qualunque storico o studioso di geopolitica risponderebbe “assolutamente no”! E sia chiaro che questa è una semplice constatazione appunto geopolitica e non ha nulla a che vedere posizioni di tipo
“antiamericanista”, ma vuole semplicemente essere la presa d’atto di un dato di fatto evidente e palese: non si può giocare alcun ruolo indipendente sulla scena politica internazionale se si ha di fatto il proprio territorio occupato militarmente da un esercito di un altro Stato sebbene alleato.
Gli Stati realmente indipendenti sono ancora di fatto quelli che hanno vinto la seconda guerra mondiale: Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Russia e Cina. Cioè i cinque membri del Consiglio di Sicurezza. Questi cinque Stati non hanno basi straniere sul proprio territorio: non ci sono basi americane in Francia, in Inghilterra, in Cina o in Russia.
Gran parte dell’Europa (con in testa la Germania) è di fatto quindi una colonia americana, una colonia trattata con tutti i riguardi, con anche un certo margine di autonomia, ma di fatto presidiata come dicevamo da 170 basi militari quasi tutte dotate di armi nucleari.
Cosa succederebbe se ad esempio la Germania chiedesse all’America di smantellare le sue 70 basi militari che si trovano sul territorio tedesco? Non credo che gli americani sgombrerebbero il campo tanto facilmente. E allora come può un ministro degli Esteri tedesco, o anche italiano ovviamente) avere una qualche voce in capitolo in qualsivoglia questione internazionale?
Non dimentichiamo che circa il 50% dei costi delle basi militari americane in Europa è a carico dei Paesi ospitanti. L’Europa paga quindi una sorta di “protezione” militare che dopo la vittoria della Guerra Fredda da parte degli Stati Uniti ha di fatto perso gran parte della propria ragion d’essere. In altri tempi questi pagamenti sarebbero stati considerati dei tributi al Paese occupante. Erano i Lombardi e i Veneti ad esempio che mantenevano le guarnigioni austriache di stanza nel Lombardo Veneto occupato dall’Impero Austro-Ungarico.
Vorrei chiarire ancora una volta che la mia non è affatto una posizione antiamericanista ma semplicemente sto cercando di guardare la situazione nel modo più oggettivo possibile nell’ottica di valutare la possibilità di una effettiva indipendenza geopolitica del continente europeo. Avrei fatto le medesime considerazioni se il Paese occupante fosse stato l’Unione Sovietica ad esempio o qualsiasi altro Stato. Il concetto è che uno Stato non può essere autonomo e decidere per se stesso se l’esercito di un altro Stato (anche amico) ne presidia massicciamente il territorio.
Quindi per prima cosa un’Europa Unita che volesse puntare realmente all’indipendenza geopolitica dovrebbe intanto dotarsi di proprie forze di difesa unitarie e definire un accordo con gli amici statunitensi che preveda lo sgombero delle loro basi militari in un certo arco di tempo (anche lungo, 20 o 30 anni) e una assunzione in proprio della difesa del territorio europeo anche eventualmente con una trattato di alleanza militare che sostituisca o ridefinisca l’attuale assetto della Nato.
Io penso che questo sarebbe un passo fondamentale e assolutamente giustificato dato che le condizioni storiche che hanno portato all’attuale situazione geopolitica sono di fatto superate e necessitano di modifiche e cambiamenti.
Difendersi da sé, ma soprattutto presidiare autonomamente il proprio territorio è a mio avviso una condizione imprescindibile per perseguire un’autentica indipendenza. Anche solo un accordo in questo senso sarebbe sufficiente ad aprire una fase nuova e a chiudere definitivamente la stagione post bellica che ha visto l’Europa “occupata” militarmente e politicamente da Paesi stranieri (USA e URSS).
Senza questa concreta prospettiva qualsiasi idea di unione politica o di indipendenza europea anche economica è del tutto illusoria e fasulla. Continueremo ad essere una colonia e l’unico ruolo che la politica potrà avere sarà quella di costituire una mediazione tra il Paese occupante e le popolazioni occupate. Non ci sono alternative e chi pensa che oggi il peso dei giochi militari non abbia più importanza per determinare la propria indipendenza semplicemente non vive nella realtà.
Arrivare all’unità continentale attraverso l’euro è quindi un inganno. La Storia che ci hanno raccontato secondo la quale gli Stati europei uniti dalla stessa moneta presto o tardi si sarebbero trovati costretti ad unirsi anche politicamente è una favoletta che fa acqua da tutte le parti. Ma è una favoletta a mio avviso utile solo a mascherare la verità che è completamente diversa. In realtà l’euro è un potente strumento per trasformare l’occupazione militare in occupazione anche economica da parte di quel
sistema di potere finanziario che si è di molto giovato essendovi organico al sistema di dominio globale politico e militare originariamente facente capo all’impero coloniale inglese su cui nel XX secolo si sono innestati con ruolo di leader gli Stati Uniti d’America, l’attuale “paese occupante” in Europa.
E’ un fatto che la crisi finanziaria globale ha avuto origine dal collasso di questo potere finanziario congestionato dalla sua stessa smania di “creare” ricchezza dal nulla. Ad un certo punto è arrivato il crack! Dove si vanno a raccattare i fondi per riprendersi? Sono le colonie che devono rimpinguare le vuote casse del padroni del vapore. Non è un caso che il processo di inquadramento dei sistemi monetari europei
in un unico sistema del tutto speculare e satellite della Federal Reserve americana prenda improvvisamente quota subito dopo la fine della Guerra fredda. Fu Amato il guastafeste che uscendo dal serpente monetario nel 1992 mandò per aria il primo progetto di “incastramento” monetario europeo.
L’anno successivo sul panfilo Britannia, forse come ritorsione, veniva pianificato lo smantellamento e la svendita dell’apparato industriale italiano (erano presenti Prodi, Draghi e molti altri attuali “tecnici”), mentre imperversava (o veniva lasciata imperversare) Tangentopoli portata avanti da un improbabile magistrato forse inconsapevole strumento di giochi che probabilmente non era (e non è forse nemmeno adesso) in grado di capire.
Era così che l’Italia forse all’apice del suo sviluppo industriale ed economico, quando i suoi fondamentali erano in crescita ed ormai prossimi a quelli della Germania ma soprattutto avevano già superato quelli dell’Inghilterra e della Francia, l’Italia che aveva sfidato il “Paese occupante” a Sigonella pochi anni prima, iniziò la sua parabola discendente.
Tangentopoli, lo smantellamento della classe politica e di governo, lo smantellamento del suo sistema produttivo. Con i nuovi amici tecnici al governo dell’Italia riprese quota il progetto della moneta unica questa volta con maggiore forza e determinazione. Il sistema monetario europeo, una vera macchina per pompare ricchezza dalla colonia europea alla sinarchia finanziaria globale.
Uscire dall’euro è quindi assolutamente necessario per spezzare questo processo un’altra volta. Ma questa volta dopo l’uscita è necessaria una classe dirigente capace di portare avanti un disegno di cooperazione reale e con le altre nazioni europee in particolare con Francia, Germania, Spagna e Polonia con l’obiettivo di dare vita al nucleo di una diversa aggregazione continentale che a distanza di 65 anni dalla fine della II Guerra mondiale ponga la questione della ridefinizione dell’alleanza strategico militare non più tra gli Stati Uniti (e la Gran Bretagna) con le singole nazioni europee ma tra Stati Uniti e un singolo soggetto che le raggruppi (tutte o almeno una parte) in un unico soggetto politico e militare.
Volutamente ho lasciato fuori la Gran Bretagna da sempre storica nemica di un Continente veramente unificato dal punto di vista politico. Non è facile per una nazione modificare diametralmente la propria politica estera specie se radicata da oltre 400 anni di prassi storica. Quindi realisticamente possiamo prevedere che non vorrà partecipare a questa confederazione e anzi non poche voci si alzeranno a Londra lanciando il ricordo di Napoleone e di Hitler contro la nuova confederazione.
Sarà infatti necessario che si stabilisca la piena sovranità di questo soggetto in termini politici, e quindi anche militari ed economico monetari. Si dovrà nazionalizzare sotto l’autorità politica di questo soggetto la Banca Centrale Europea sottraendola al controllo e alla proprietà dei privati, che si definisca un piano anche a lungo termine di graduale smantellamento delle basi americane sul territorio di questo soggetto con la graduale assunzione esclusiva del controllo del territorio da parte di un esercito europeo composto dalla fusione degli eserciti e dei sistemi di comando dei Paesi che aderiranno a questa confederazione. Le cariche di presidente della confederazione dovrà necessariamente essere elettiva ed espressione del suffragio universale di tutti i Paesi o direttamente o come elezione all’interno di un parlamento eletto direttamente dai cittadini europei.
Inoltre per evitare ogni tipo di preferenza nella scelta della capitale si procederà alla individuazione di un territorio extranazionale di esclusiva competenza confederale dove fondare una città capitale amministrativa, che sarà realizzata secondo tutte le più moderne tecnologie eco-sostenibili e sarà un modello unico al mondo di città all’avanguardia urbanistica, energetica ed architettonica. Questo anche per sfatare e ribaltare l’idea che l’Europa sia qualcosa che anche architettonicamente ricordi solo ed esclusivamente il passato, mentre invece una nuova modernissima e futuristica città sarà la dimostrazione che invece la Nuova Europa, l’Unione dei Popoli Europei, è una grande realtà che basa le sue radici sulla tradizione storico-culturale-valoriale appartenete al continente delle Grandi Cattedrali Cristiane, ma che ancora di più si lancia verso l’affermazione laica ed universale di questi principi di dignità della persona e di libertà in tutto il pianeta.
Non vedo altre alternative quindi all’uscita dell’euro e dal vicolo cieco che l’Unione Europea ci ha fatto imboccare, affinché l’Europa sia veramente una, libera e indipendente. Viva l’Italia! Viva l’Unione dei Popoli Europei Libera e Sovrana!
Joseph Di Pasquale
Fonte: Io amo l’Italia