Ma se Dio è Amore e contrario a ogni violenza perché nell’Antico Testamento fa morire così tante persone? È un problema che molti si pongono, leggendo la Bibbia. Nell’antichità l’eretico Marcione aveva trovato una soluzione semplicista: basta non considerare parola di Dio l’Antico Testamento e parte del Nuovo.
Come superare, invece, questo contrasto e considerare tutta la Bibbia rivelazione di Dio? La costituzione conciliare Dei Verbum ci fornisce i due criteri fondamentali.
Il primo è la pedagogia divina: la rivelazione di Dio è stata progressiva perché il Signore ha manifestato “l’ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza” adattando il suo parlare alla nostra comprensione. “Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo”.
In altri termini, “Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini, in maniera umana”. Il cardinale Ravasi lo spiega bene nel libro I comandamenti (Edizioni San Paolo): la Bibbia “non è una collezione di tesi teologiche e morali perfette e atemporali, come sono i teoremi in geometria, bensì è la storia di una manifestazione di Dio all’interno delle vicende umane.
È dunque un percorso lento di illuminazione dell’umanità perché esca dalle caverne dell’odio, dell’impurità, della falsità e s’incammini verso l’amore, la coscienza limpida e la verità. Sant’Agostino definiva appunto la Bibbia come il libro della pazienza di Dio che vuole condurre gli uomini e le donne verso un orizzonte più alto”.
Il secondo criterio è l’unità della Sacra Scrittura: la Bibbia va letta nel suo insieme. Afferma ancora la Dei Verbum che Dio, “il quale ha ispirato i libri dell’uno e dell’altro Testamento e ne è l’autore, ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo”.
Anzi, nella visione cristiana, i libri dell’Antico Testamento “acquistano e manifestano il loro pieno significato nel Nuovo Testamento, che essi a loro volta illuminano e spiegano”. Anche limitandoci alla Bibbia ebraica, poi, sono molti i passi contro la violenza. Cito solo un esempio: “Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina” (Salmo 62,11).
Consideriamo ora due casi in cui Dio appare violento: quando chiede di punire con la morte alcune trasgressioni della legge (come la profanazione del sabato: Esodo 31,14) e quando sollecita lo sterminio dei popoli vinti (Giosuè 6,21).
Nella mentalità del tempo, era un modo di manifestare la santità di Dio: ogni impurità andava estirpata, sia nel popolo, sia presso i vicini idolatri. I profeti e poi lo stesso Gesù ci hanno insegnato che cosa sia veramente la santità di Dio, cioè la sua perfezione: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Luca 6,36).
Questo significa rispondere al male con il bene, alla violenza con il perdono, come il servo preannunciato da Isaia, il quale “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, […] per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (53,4-5).
Fonte: Aleteia