Per favore, basta suonare Imagine ogni volta che c’è una tragedia. I morti di Parigi nons e la meritano proprio. Scrive infatti giustamente paolo Vites su il Sussidiario che Imagine, nel suo buonismo ingenuo post hippie (John Lennon la scrisse nel 1971, quando il flower power stava appena cominciando a sfiorire) è piuttosto la canzone del nichilismo assoluto, del vuoto assoluto come unica possibilità di realizzare pace e amore e un mondo senza violenze.
Infatti per arrivare a ciò, alla pace, secondo la canzone è necessario eliminare tutto ciò che da sempre costituisce il cuore dell’uomo e che lo spinge al suo desiderio di felicità: paesi, popoli, culture e soprattutto religione. Senza le religioni cattive che spingono gli uomini da sempre a uccidersi, avremo finalmente costruito il mondo dell’amore. Ma su cosa?
Lo stesso Lennon ne era consapevole e ci aveva scherzato sopra, idealmente ripudiandola: “Imagine è virtualmente la canzone ufficiale del partito comunista: è antireligiosa, anticonvenzionale ma la gente l’ha accettata perché zuccherosa”.
Ecco: una buona dose di saccarina sentimentale, che è più o meno quello a cui è ridotto oggi il cuore dell’uomo, diventando così facilmente manipolabile da ogni pubblicità televisiva, campagna sessuale, ideologia di turno e non ultimi i fanatici dell’odio assassino che in tanto vuoto si infilano a piacimento. Ogni strofa del brano si apre con una negazione: “Immagina che non ci sia il paradiso (…); nessun inferno; immagina che non ci siano nazioni; e anche nessuna religione; immagina che non ci sia possesso”.
Fonte: Il Timone