È primavera e nella Chiesa pare proprio sbocciato l’amore, ma quello omosessuale. Dal centro alla periferia ormai è tutto un inno ai rapporti gay. Non si fa in tempo a stupirsi del nuovo spazio dedicato dal settimanale diocesano Verona Fedele alla nuova rubrica “La Porta Aperta”, che debutta l’1 maggio con un’intervista-propaganda a una persona omosessuale che decanta il suo amore, che il 3 maggio si scoprono porte aperte anche all’Osservatore Romano che lancia il suo nuovo magazine dedicato alle donne.
Il giornale vaticano ovviamente è molto più prudente, ma per valorizzare «quella rivoluzione intellettuale che le donne hanno operato nella cultura cattolica a cominciare dal secolo scorso» assolda in redazione intellettuali cattoliche del peso di Daria Bignardi, attuale direttore di Rai 3, firmataria dell’appello al parlamento del 21 febbraio scorso in favore delle unioni gay, e Melania Mazzucco, autrice del libro “Sei come sei”, in cui si racconta in modo particolareggiato come un adolescente scopre e sperimenta la sua omosessualità (clicca qui).
Come si ricorderà il libro divenne un caso perché fu adottato al liceo Giulio Cesare di Roma, provocando una dura reazione da parte di alcuni studenti e genitori (clicca qui).
Lo sdoganamento dunque è soft ma si può scommettere su prossime più ampie aperture, anche perché nel frattempo sta aprendo la strada a tappe forzate il quotidiano della CEI, Avvenire, che dopo le puntate precedenti (clicca qui), sabato 7 maggio si è spinto ancora più in là nel promuovere il comportamento omosessuale.
Una pagina dedicata a “Chiesa e cristiani Lgbt”, prendendo spunto dal IV Forum dei cristiani Lgbt che si è tenuto a fine aprile ad Albano Laziale, per sostenere la necessità di progetti pastorali ad hoc che favoriscano la piena accoglienza non già delle persone con tendenze omosessuali (che non è mai stata negata) ma dell’omosessualità in quanto tale.
Dietro le solite parole fumogene e la voluta confusione tra rispetto della persona e avallo di qualsiasi comportamento, il passaggio cui chiama Avvenire è proprio la messa in discussione di quella legge naturale su cui – ci dice il quotidiano della CEI – si è discusso ad Albano.
Per tranquillizzare il lettore, il cronista avverte che i cristiani Lgbt sono persone serie – «proprio come noi normali», direbbe Checco Zalone -, tutta preghiera e riflessione sulla Chiesa, «niente carnevalate di dubbio gusto».
Non manca l’imprimatur ufficiale, con l’udienza concessa ai partecipanti al Forum da parte del vescovo locale Marcello Semeraro, «che è anche segretario del C9», il Consiglio dei cardinali che aiuta papa Francesco nel disegnare la riforma della Curia Romana.
Dai relatori del Forum viene l’indicazione, fatta propria da Avvenire, di una partecipazione alla vita della Chiesa «a partire dalla loro identità» (padre Pino Piva, gesuita, coordinatore nazionale dell’apostolato degli esercizi spirituali ignaziani), che ovviamente porta a ridiscutere la legge morale naturale e il ruolo di «omosessuali, transessuali, bisessuali nel piano di Dio» (Damiano Migliorini, filosofo e autore di «un monumentale saggio sull’amore omosessuale»).
Ad Avvenire non viene neanche in mente che a proposito di piano di Dio ci sarebbe prima da risolvere quel problemino legato al racconto della Creazione secondo cui Dio creò l’uomo maschio e femmina, con il compito di popolare la terra.
Ma non è solo il problema del riferimento alla Scrittura – un teologo che sistema brillantemente qualsiasi situazione lo si trova sempre -, piuttosto il rispetto della realtà di persone che vivono una condizione di sofferenza, e non a causa del rifiuto della Chiesa.
In questo Avvenire avalla la solita menzogna secondo cui fino a ieri le porte delle chiese erano chiuse a tutti quelli che non erano “giusti”, “a posto con le regole”, e oggi finalmente quelle porte si aprono per accogliere e accompagnare ogni persona “ferita”.
Tale narrazione è un insulto a migliaia di sacerdoti che da sempre accolgono, consigliano, accompagnano persone e gruppi che hanno ferite profonde nella loro vita e che solo in una chiesa trovano qualcuno disponibile ad ascoltare e condividere.
Tale narrazione è però funzionale al vero obiettivo di tutta questa campagna, che non è accogliere le persone che vivono la condizione omosessuale, ma cambiare la dottrina della Chiesa imponendo l’accettazione del comportamento omosessuale, il peccato insieme al peccatore.
Parlare di comportamenti “contro natura” diventa così una bestemmia per il nuovo linguaggio inclusivo, e di conseguenza usando Amoris Laetitia, Avvenire manda definitivamente in pensione anche Benedetto XVI che da papa aveva definito il gender la sfida più grande per la Chiesa di oggi, e che da cardinale aveva scritto nel 1986 una lettera chiarificatrice «per la cura pastorale delle persone omosessuali».
Già allora la Chiesa condannava con fermezza ogni espressione malevola e ogni violenza contro le persone omosessuali, e anche allora il cardinale Ratzinger invitava a iniziative pastorali specifiche, ma – ci spiega Avvenire prendendone le distanze – allora c’era «una riprovazione morale» per l’omosessualità che oggi è superata.
In effetti non lo sarebbe, perché non si tratta di un’opinione di un Papa o un altro in quanto è parte del Catechismo, ma per Avvenire quel che conta è lo spirito dei tempi.
Diceva allora Ratzinger ribattendo a chi riteneva la condizione omosessuale «indifferente o addirittura buona»: «Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale.
Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata. Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile».
Piaccia o meno ad Avvenire e ai vescovi che lo guidano, questo è ancora non solo l’insegnamento della Chiesa ma anche l’atteggiamento che maggiormente corrisponde alla realtà, come dimostrano le iniziative pastorali che in questi anni hanno seguito con successo questo indirizzo e che oggi vengono fatte fuori. Nel nome dell’accoglienza.
Fonte: La NBQ