Le nozze gay e il via libera all’adozione delle coppie dello stesso sesso è da oggi legge in Francia. L’Assemblea Nazionale ha approvato in via definitiva il provvedimento voluto dal governo socialista, ma avversato dall’opposizione e dalla Chiesa, che è passato con 331 voti a favore e 225 contrari. La legge ha suscitato forti proteste nella società francese, in maggioranza contraria al provvediment. Infatti, almeno il 50% dei francesi ritiene danosa l’adozione.
Il fronte del no tuttavia non si rassegna e ha già presentato un ricorso al Consiglio costituzionale: i magistrati avranno un mese per pronunciarsi prima che il testo venga promulgato. Fabio Colagrande ne ha parlato con Pietro Boffi, responsabile del Centro documentazione del Centro Internazionale Studi Famiglia, Cisf:
R. – Il Paese è spaccato e i titoli dei giornali lo ribadiscono ampiamente: il Paese è spaccato. Le indagini hanno fatto vedere che c’era circa poco più della metà dei cittadini francesi favorevoli a questa legge – per quanto riguarda il rapporto tra coppie omosessuali – e poco meno della metà contrari. E i numeri erano molto più a favore dei contrari per quanto riguarda il problema delle adozioni, che è un problema rilevantissimo.
Probabilmente, era il caso di ragionare e incontrarsi con argomenti e riflessioni più pacate, che durassero più a lungo. Invece, effettivamente, si è andati verso un’accelerazione e un irrigidimento. Mi dispiace molto, perché mi sembra che coloro che si sono opposti pubblicamente a questo progetto l’abbiano fatto, specie all’inizio, con toni sereni, pacati, con argomentazioni provenienti da vari fronti, da varie situazioni.
Ricordo ad esempio quanto ne hanno parlato i vescovi e quanto ne ha parlato anche il Gran Rabbino di Francia, Bernheim, con un intervento magistrale. Il non aver preso in considerazione praticamente nulla di questi ragionamenti sicuramente è un fatto molto grave.
D. – Come spiegherebbe in poche parole a chi ci ascolta, perché questo progetto di legge francese, come i progetti di legge analoghi, indebolisce la famiglia?
R. – Perché ne viola l’essenza. Purtroppo, si è persa l’abitudine di andare alla radice dei problemi, con riflessioni sufficientemente profonde. Il tema del matrimonio, e la conseguente famiglia che ne nasce, nasce dall’esigenza di regolare il rapporto in una coppia eterosessuale che fa nascere bambini. Non regolamenta gli affetti, gli amori, i colpi di testa: non è quello che interessa il diritto.
Questa struttura fondamentale della nostra società non può essere messa in un angolo, o ritenuta superficiale, o lasciata alla mera volontà dei singoli di volta in volta, perché è una struttura fondamentale che regolamenta l’ordinamento nel quale viviamo. Viviamo da millenni anche con forme molto diverse: cambiano le fattispecie giuridiche, ma rimane questo fatto che l’origine del tema famiglia è legato alla procreazione che è un dato di fatto, a sua volta legato alla nostra anatomia.
Ora, rimettere in discussione l’anatomia, per motivi ideologici, e ritenere che non esiste più nei processi culturali è veramente una cosa risibile. Mi meraviglia di come sia possibile che persone intelligenti, di cultura, riescano a mettere da parte, far sparire, una cosa che è una realtà ontologica chiara dell’essere umano e di come da sempre l’umanità si sia prodotta. Questa è la posta in gioco, quindi è una cosa estremamente rilevante.
Più che parlare di attacco alla famiglia, direi che è importante ricordare che la famiglia ha sempre cambiato le sue forme esterne e cambiato i rapporti all’interno, ma si è sempre basata su questo elemento universale: l’incrocio fra i sessi e le generazioni. Questo è importante non per noi come cattolici, ma è importante per tutti, per l’intera società.
Questo non è per fare un discorso contro chi manifesta tendenze sessuali di tipo diverso, non è quello il punto, tanto è vero che quando si parla di matrimoni omosessuali si parla della coppia. Da cosa nasce l’idea della coppia, perché due, perché la coppia? È la coppia eterosessuale l’archetipo che ha dato origine a questo tipo di situazione. Questa è la posta in gioco.
Sono riflessioni che sarebbero da fare, non si possono accantonare con un’alzata di spalle o dicendo che i tempi sono cambiati, le mentalità sono cambiate. Sono ragionamenti grossi, importanti. Ecco perché bisogna comunque reagire al fatto che non si pensa più, non si riflette più sulla portata di questi “esperimenti sociali”.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana