A 900 religiose della UISG, Francesco annuncia di voler istituire una Commissione che studi la prassi della Chiesa primitiva. Perché “troppe consacrate sono ‘donnette’ poco coinvolte nel ministero del servizio.” Una Commissione di studi sul diaconato femminile. Si parla già di rivoluzione per l’annuncio dato da Papa Francesco durante l’udienza alle circa 900 religiose appartenenti all’Unione internazionale superiore generali (UISG), ricevute stamattina in Aula Paolo VI.
Rispondendo – rigorosamente a braccio – a quattro domande ‘urgenti’ delle suore, Francesco ha affermato che quella delle donne diacono è “una possibilità per oggi” e che sarebbe “utile avere una Commissione che chiarisca bene” la prassi della Chiesa primitiva a riguardo.
Anche perché sono tante le domande rimaste in sospeso. Ad esempio, “quali sono stati questi diaconi donne? Avevano ricevuto l’ordinazione oppure no?”. “È una pagina un po’ oscura – ha osservato il Pontefice – e per questo costituire una commissione ufficiale potrebbe essere un modo per rispondere a queste domande”.
Inoltre, ha sottolineato Francesco, “chiarire questo punto sarebbe fare il bene della Chiesa”. “Lo farò. Accetto”, ha detto alle suore che avanzavano la proposta, “mi sembra utile avere una commissione che chiarisca bene questo ruolo”.
Peraltro, di tutto questo il Papa – come ha spiegato egli stesso – ne aveva già parlato qualche anno fa con un “buon saggio professore” che aveva studiato l’impiego dei diaconi femminili nei primi secoli del cristianesimo.
Prima di lui era stato un altro gesuita, il cardinale Carlo Maria Martini che, nel Congresso eucaristico di Siena del 1994, aveva detto che il discorso sul ruolo della donna nella Chiesa poteva continuare a partire dal diaconato, riaprendo di fatto una questione (quella del sacerdozio femminile) a cui Giovanni Paolo II aveva chiuso con un netto “no”.
Da non dimenticare, inoltre, che nel Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2015 la proposta era stata posta all’attenzione del Vescovo di Roma da alcuni esperti invitati all’assise, in particolare il reverendo Jeremias Schroder, presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottiliain. Non aveva ottenuto però alcun seguito.
Almeno fino ad oggi: quella di Bergoglio suona infatti più come una decisione che come una ipotesi. La prospettiva è sempre quella, già più volte rimarcata dal Papa argentino, di una maggiore presenza femminile nella Chiesa, negli uffici come anche nell’ordine sacro, di cui il diaconato rappresenta il primo grado seguito da sacerdozio ed episcopato.
“La Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale” nei casi in cui non sia prevista la giurisdizione che è connessa all’ordine sacro, ha detto infatti Francesco ai membri della UISG; e magari “anche che possano guidare un ufficio in Vaticano”.
La Chiesa – ha aggiunto – deve “coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista” che può arricchire sia la fase di elaborazione di una decisione, sia quella esecutiva.
Attualmente, infatti, a parer del Papa, “troppe donne consacrate sono ‘donnette’ piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio”, come capita ad esempio nelle canoniche.
E questo non va, perché “la vita consacrata è un cammino di povertà, non un suicidio”. Dunque, ciò che il Santo Padre desidera è un “ruolo crescente delle donne nella Chiesa”. “Non si tratta di “femminismo”, ma di “un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine”.
Non si tratta neanche di essere “attiviste sociali” come vengono ingiustamente definite con spregio tante religiose che svolgono il servizio tra poveri ed emarginati; d’altro canto, mantenere una vita mistica deve rendere una “mummia”, ha sottolineato il Papa.
Se il carisma chiede di servire bisogna farlo, nonostante il rischio di malelingue o calunnie.
Inoltre, ogni suora deve dare il giusto spazio al riposo e non trascurare di consultare le suore più avanti con l’età o quelle malate accudite in convento, perché esse, come tutti gli anziani, “sono loro la memoria dell’istituto”.
Tra le domande delle religiose al Pontefice – riportate in stralci dalla Radio Vaticana – anche quella sulla possibilità di tenere l’omelia durante la Messa. Il Papa distingue tra la predica tenuta durante una Liturgia della Parola – che può essere svolta senza difficoltà da una donna, consacrata o laica – dalla Liturgia eucaristica, nella quale l’omelia è collegata alla presidenza della celebrazione, che è propria del sacerdote.
Un ulteriore blocco di domande pone in rilievo il lavoro di riforma in atto in molte Congregazioni e Istituti e di possibili difficoltà di natura canonica.
Il Papa si è detto incline alla possibilità anche di apportare piccole modifiche alla legge della Chiesa, purché – ha precisato – ciò sia sempre il risultato di un approfondito discernimento da parte delle autorità competenti.
Fonte: Zenit