Testimoniare insieme e in modo credibile il Vangelo in una Europa confusa ma assetata di Dio: è l’invito rivolto da Papa Francesco alla delegazione della Conferenza Internazionale dei vescovi veterocattolici dell’Unione di Utrecht, ricevuta stamani in Vaticano. Si tratta di una Chiesa separata da Roma dopo il Concilio Vaticano I, svoltosi nel 1870, che sanciva il dogma dell’infallibilità pontificia.
In una “Europa, così confusa sulla propria identità e sulla propria vocazione – ha affermato Papa Francesco – vi sono molte aree in cui cattolici e veterocattolici possono collaborare, tentando di rispondere alla profonda crisi spirituale che colpisce individui e società”:
“C’è sete di Dio. C’è un profondo desiderio di riscoprire il senso della vita. E c’è un urgente bisogno di una testimonianza credibile delle verità e dei valori del Vangelo. In questo, possiamo sostenerci ed incoraggiarci reciprocamente, soprattutto a livello di parrocchie e di comunità locali.
Infatti, l’anima dell’ecumenismo consiste nella «conversione del cuore» e nella «santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani» (Unitatis redintegratio, 8). Pregando gli uni per gli altri e gli uni con gli altri, le nostre differenze verranno assunte e superate nella fedeltà al Signore e al suo Vangelo”.
Papa Francesco ha ricordato che attraverso il lavoro della Commissione Internazionale di dialogo cattolica-veterocattolica “è stato possibile costruire ponti di intesa reciproca e di cooperazione pratica. Sono state realizzate convergenze ed individuate in maniera più precisa differenze, collocandole in nuovi contesti”:
“Se, da una parte, ci rallegriamo ogni volta che possiamo compiere ulteriori passi verso una più salda comunione di fede e di vita, dall’altra ci rattristiamo nel prendere coscienza dei nuovi disaccordi che sono emersi tra noi nel corso degli anni.
Le questioni ecclesiologiche e teologiche che hanno accompagnato la nostra separazione sono ora più difficili da superare a causa della nostra crescente distanza su temi attinenti al ministero ed al discernimento etico”.
“La sfida che cattolici e veterocattolici devono affrontare – ha sottolineato – è dunque quella di perseverare in un sostanziale dialogo teologico e di continuare a camminare insieme, a pregare insieme e a lavorare insieme in un più profondo spirito di conversione a tutto ciò che Cristo vuole per la sua Chiesa”:
“Nella nostra separazione vi sono stati, da entrambe le parti, gravi peccati e mancanze umane. In uno spirito di reciproco perdono e di umile pentimento, abbiamo bisogno adesso di rafforzare il nostro desiderio di riconciliazione e di pace. Il cammino verso l’unità inizia con una trasformazione del cuore, con una conversione interiore (cfr Unitatis redintegratio, 4).
È un viaggio spirituale dall’incontro all’amicizia, dall’amicizia alla fratellanza, dalla fratellanza alla comunione. Lungo il percorso, il cambiamento è inevitabile. Dobbiamo essere sempre disposti ad ascoltare e a seguire i suggerimenti dello Spirito che ci guida alla verità tutta intera (cfr Gv 16,13)”.
“Sono consapevole – ha concluso il Papa – del fatto che il «santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane» (Unitatis redintegratio, 24).
La nostra speranza risiede nella preghiera di Cristo stesso per la Chiesa. Addentriamoci allora ancora più profondamente in questa preghiera, in modo che i nostri sforzi siano sempre sostenuti e guidati dalla grazia divina”.
Nel suo saluto, l’arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza Internazionale dei vescovi veterocattolici dell’Unione, Joris Vercammen, ha sottolineato come siano migliorati i rapporti con la Chiesa cattolica nonostante le importanti questioni che ancora dividono:
“Nella Dichiarazione di Utrecht, firmata 125 anni fa, continuiamo a riconoscere la posizione unica del Vescovo di Roma, il Papa, all’interno di tutta la Chiesa. Nella ecclesiologia veteroccattolica da allora, si è cercato di esplorare come questo ufficio possa svolgere il primato per le Chiese di tutto il mondo, come segno personale dell’unità che le Chiese locali condividono.
Nella nostra ecclesiologia sottolineiamo il fatto che l’ufficio del Vescovo di Roma non ha una giurisdizione universale. Al contrario, riteniamo che il Vescovo di Roma, come primus inter pares, possa avere un’autorità morale più alta se inserita all’interno della sinodalità dei vescovi, che rappresentano le Chiese cattoliche locali”.
L’arcivescovo di Utrecht si è detto convinto che il ministero del Papa “ha un ruolo molto importante da svolgere all’interno degli sviluppi ecumenici, che sono necessari per aiutare ogni Chiesa locale ad annunciare il Vangelo nel mondo moderno.
Siamo grati – ha concluso – per l’invito ad una riflessione comune sul ruolo del Vescovo di Roma, già espresso da San Giovanni Paolo II nella Ut unum sint, e ripetuto” da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (n. 32): “Facciamo del nostro meglio per contribuire a questa richiesta molto importante”.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana