La statua della Madonna non si è mai “inchinata” a nessun boss e chi ha cucito sulla vicenda lo scoop ha servito gli scopi dei mafiosi e non dell’informazione. È quanto in sostanza asseriscono i padri Carmelitani presenti a Palermo nella chiesa del Carmine Maggiore, nei pressi del mercato storico di Ballarò, e nella parrocchia di S. Sergio I Papa, alla periferia Roccella-Sperone, limitrofa a Brancaccio.
In un comunicato, il priore padre Pietro Leta ricostruisce punto per punto lo svolgimento della processione della Madonna del Carmine del 27 luglio scorso nel capoluogo siciliano, finita al centro di un caso mediatico per una presunta sosta anomala in “onore” del boss Alessandro D’Ambrogio, da due anni in carcere a Novara.
Durante il percorso ufficiale della processione, spiega padre Leta, “sono state fatte almeno una quarantina di fermate della statua e quindi di tutto il corteo, sia per il pericolo di cavi elettrici stesi tra alcuni edifici, sia per la fatica dei portatori del fercolo, sia per dare la possibilità di issare alcuni neonati sulla statua della Madonna, come pure per permettere ad alcune famiglie di dare dai balconi la loro offerta”.
Nessuna sosta compiacente, allora, poiché quella che ha sollevato il polverone, compiuta davanti all’agenza di pompe funebri di proprietà di D’Ambrogio, “sebbene ad alcuni metri e per i minuti strettamente necessari, è stata dovuta – afferma padre Leta – solamente e precisamente su richiesta formale di una coppia di genitori che ha presentato il proprio bambino da issare al viso della Madonna”.
Dunque, scandisce il religioso carmelitano, si esclude “categoricamente” che “con la statua della Madonna sia stato operato alcun genere di ‘inchino’ o altri gesti o segni similari”.
E pure si esclude, soggiunge, “che il boss in questione, infiltrato in mezzo ai Confrati due anni fa all’uscita della statua della Madonna, abbia mai fatto parte della Confraternita”.
“Siamo certi – osserva padre Leta – che il diavolo si annida dentro i mafiosi, ma è altrettanto vero che fa anche breccia dentro alcuni giornalisti disposti a fare scoop a qualsiasi costo.
Come Carmelitani, teniamo a precisare che nella nostra azione pastorale in mezzo al popolo che siamo chiamati a servire, cerchiamo di fare delle scelte secondo il Vangelo, seguendo con grande attenzione gli insegnamenti della Chiesa, e in particolare in questo momento storico quanto Papa Francesco con naturalezza, ma con grande fermezza, stigmatizza sulla mafia e sulla zizzania dentro e fuori la Chiesa”.
“Forti dell’esempio e del coraggio del Beato Pino Puglisi”, cerchiamo di servire, conclude, “il vero e unico Dio, Padre di tutti gli uomini, buoni e cattivi, ma anche un Padre che chiede sempre a tutti la conversione del cuore per cercare insieme la giustizia e la verità, fondamento per vivere e cercare il bene comune”.
Alessandro De Carolis
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana