Che la pratica religiosa sia un elemento fondamentale per la vita non solo spirituale ma anche fisica di ogni persona è cosa nota ed anche largamente riscontrata: dalla letteratura scientifica sappiamo infatti che esiste una correlazione fra religione e maggior salute mentale e fisica [1], meno depressione [2] e addirittura minori tassi di criminalità [3].
Con buona pace di quanti ancora credono, con Karl Marx, che la religione sia l’«oppio dei popoli» [4], dobbiamo quindi constatare come questa – da intendersi quale «vincolo che riannoda l’uomo ad una realtà superiore, dalla quale l’uomo crede di dipendere esistenzialmente, e il rapporto culturale che, in conseguenza di ciò, l’uomo stabilisce con la realtà» [5] – rappresenti a tutti gli effetti una importante risorsa.
Chiarito quindi come, oltre ad avere risvolti sociali e conseguentemente anche «politici non secondari» [6], la pratica religiosa sia all’origine di tutta una serie di implicazioni positive nella vita delle persone, ora la domanda sorge spontanea: quale religione rende più felici? Ve n’è una in particolare oppure no?
Premesso che una risposta che, su questo, possa mettere d’accordo tutti, tanto più fra gli studiosi, è pressoché impossibile, ci è comunque possibile tentare una risposta approfondendo una notizia recente e – strano ma vero – accuratamente censurata; o meglio, raccontata a metà. La notizia riguarda gli esiti di un vastissimo sondaggio internazionale effettuato dalla Gallup [7] sull’ottimismo internazionale, e dalla quale è emerso come il Paese al mondo più ottimista sia il Panama.
«E’ il Panama, la piccola repubblica dell’istmo – riferisce Sette, il Magazine del Corriere della Sera – il Paese al mondo dove l’ottimismo e i sentimenti positivi sono più diffusi» [8]. Bene, ma c’è dell’altro. E questo altro si può appurare riportando l’elenco completo dei 10 Paesi in vetta a questa interessante classifica planetaria dell’ottimismo; si tratta di Panama, Paraguay, El Salvador, Venezuela, Trinidad e Tobago, Thailandia, Guatemala, Filippine, Equador e Costa Rica.
Ebbene, non notate qualcosa di piuttosto singolare? Qual è la caratteristica che, fra tutte, più accomuna questi dieci Paesi? Se curiosate in rete potete trovare, nei siti dove si parla della ricerca in questione, svariate ipotesi.
Principalmente troverete la constatazione secondo cui – posto che nessuna delle nazioni è particolarmente ricca – ben 7 dei 10 popoli più felici risultano latino-americani, con la conseguenza che sarebbe detta cultura ad essere più propensa a sentimenti positivi.
D’accordo, ma c’è un’altra la caratteristica che più accomuna questi Paesi: ben 9 su 10, cioè praticamente tutti ad eccezione della Thailandia, sono Paesi a larghissima maggioranza cattolica: Panama ha l’80% dei suoi cittadini cattolici, il Paraguay l’ 89,6%, l’Equador il 92,5% e il Venezuela addirittura il 92,7 %. Il solo Paese fra questi 9 dove la maggioranza cattolica non è soverchiante è Trinidad e Tobago, dove si conta una forte componente induista (23%); eppure anche lì – seguiti da protestanti (18,8%) e anglicani (10,9%) – i cattolici, col loro 29,4%, sono la maggioranza [9].
La prova del nove, per così dire, della validità di questa costatazione ci deriva considerando gli ultimi tre posti della classifica dell’ottimismo stilata da Gallup occupati da Singapore, Armenia e Iraq , vale a dire tre Paesi dove la percentuale della popolazione cattolica è assai più contenuta; nel primo non arrivano al 5%, mentre nel secondo e nel trzo non arrivano al 10%.
Un caso? Difficile. E quindi, anche se fra il dichiararsi cattolici e l’esserlo vi è verosimilmente qualche discrepanza, ed anche se le percentuali di presenza religiosa che abbiamo sopra riportato possono risultare in parte differenti da altre, non c’è dubbio che la principale caratteristica dei paesi oggi più ottimisti al mondo – unitamente ad altri interessanti dati, per esempio l’alto tasso di natalità (il più basso, con 13 nascite ogni 1000 persone è quello del solo Paese non cattolico, la Thailandia) – sia la larga diffusione del cattolicesimo. Peccato che nessuno lo dica.
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Note:[1] Cfr. Koenig H. (2012) Handbook of Religion and Health, 2nd edition. Oxford University; [2] Cfr. Blazer D. (2012) Religion/Spirituality and Depression: What Can We Learn From Empirical Studies? «The American Journal of Psychiatry»; 169:10-12. 10.1176/appi.ajp.2011.11091407; [3] Cfr. Johnson B. (2011) More God, Less Crime: Why Faith Matters and How It Could Matter More. Templeton Press; [4] Marx K. (1844) Zur Kritik der Hegelschen Rechtsphilosophie. Einleitung; trad. it. di Panzeri R (1996) La questione ebraica; Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, introduzione; [5] Ragozzino G. (1990) Il fatto religioso. Introduzione allo studio della religione, Edizioni Messaggero, Padova, p. 18; [6] Carrubba S. Il mercato della religione. «Domenica» n. 262, 25/9/2011, p. 39; [7] Cfr. Clifton J. Latin Americans Most Positive in the World. «Gallup», 19/12/2012. L’inchiesta è stata effettuata ponendo ad un gruppo di cittadini in ogni Paese del mondo quattro domande: «Ti senti trattato con rispetto?», «Hai riso ieri?», «Sei soddisfatto della tua giornata?», «Ti senti ben riposato?»; [8] Il Paese più ottimista del mondo, «Sette», 4/1/2013, p. 56; [9] Tutte le percentuali di presenza religiosa qui riportate sono state attinte dal portale web Sapere.it.
Fonte: blog di Giuliano Guzzo