Ora anche in Occidente chiese nel mirino: in arrivo il ‘giorno J’?

église de villejuif franceLa stampa italiana se n’è occupata solo in riferimento alle parole del premier francese, Manuel Valls. Ma il recente arresto dell’ennesimo jihadista, avvenuto Oltralpe, in realtà apre ben altri scenari, che nulla hanno a che vedere con la retorica di Stato, quella retorica che si rallegra dell’attentato sventato, anche se sventato per puro caso e non per un’operazione d’intelligence; quella retorica per la quale «andare a Messa» vuol semplicemente essere «la risposta più bella e forte ai terroristi», nient’altro. Una sorta di dispetto stizzito, anziché un ben più profondo ed autentico atto di fede nel sacrificio eucaristico.

Cosa emerge, in concreto, da questa vicenda? Che c’è un uomo, Sid Ahmed Ghlam, di 24 anni, studente di informatica, cui qualcuno in Siria ha comandato di colpire in Francia delle chiese cattoliche – quella di Villejuif in primis (nella foto) -, facendo strage con un kalashnikov, proprio durante la S.Messa domenicale. Conseguendo così due obiettivi: ammazzare tanti cristiani ed intimorire gli altri, scoraggiandoli dal frequentare le funzioni religiose. Una sorta di massimo risultato col minimo sforzo…

E’, questo, un copione già visto nei territori oggi dominati dall’Isis e già collaudato anche in Nigeria, dove i primi attentati furono presi sotto gamba dallo stesso esercito e “derubricati” quali atti sconsiderati di qualche testa calda, niente più. Invece ora di Boko Haram han paura tutti ed i “teppisti” di ieri son diventati i terroristi di oggi.

A preoccupare è che questa notizia confermi come si stia tentando di giocare la stessa carta e di fare la stessa cosa in Occidente. Nonostante tutto e nonostante tutti. Secondo fonti di Polizia, Ghlam aveva reclamato di non sentirsi ancora pronto per compiere un simile attentato. Ma i suoi mandanti, evidentemente, avevano fretta ed han fatto pressioni, intimandogli di passare all’azione.

Quello che si registra è una sorta di pericoloso “salto di qualità” nell’eversione islamica, che evidentemente si sente già pronta ed abbastanza forte, da poter giocare la carta finale.

Sta dunque arrivando il «giorno J»? Cosa sia il «giorno J» lo spiega benissimo l’e-book fatto non a caso circolare proprio in questi giorni on line (per saperne di più, cliccare qui ->): è il momento scelto dall’Isis per cercare di scatenare l’inferno in Occidente, replicando qui quanto già visto in Siria, in Iraq ed ovunque insomma sventoli la sua bandiera nera.

Certamente il fatto che si sia alzato il tiro al punto da voler colpire le chiese gremite di fedeli rappresenta un segnale inquietante, benché sottovalutato dai media, che han preferito concentrarsi sulle roboanti parole di Valls anziché sulla vera strategia di Ghlam.

Chi e’ Glam?

Analizziamo allora nel dettaglio l’accaduto. Il 24enne finito in manette è celibe e senza figli. Un giovane come tanti altri, in jeans, scarpe Converse e t-shirt. Vive in una camera dello studentato di via Julie Daubié, nel XIII arrondissement di Parigi.

L’anno scorso si è iscritto all’Università “Pierre et Marie Curie”, ma ben pochi, qui, l’hanno incontrato: già ad ottobre era sparito, non ha più frequentato i corsi, né i laboratori cui si era iscritto. Non si è nemmeno presentato agli esami della sessione di dicembre.

Nei suoi confronti la segreteria accademica ha avviato anzi una procedura disciplinare «per presunta falsificazione di documenti amministrativi, finalizzata all’iscrizione».

Le pagelle, insomma, sarebbero state taroccate. In quello stesso periodo la DSGI, Direzione generale della sicurezza interna francese, ha cominciato a mettere gli occhi su di lui. Di fianco al suo nome viene apposta una “S”. Sta per «Sicurezza dello Stato». I suoi continui viaggi in Siria sono sospetti, di alcuni parla addirittura sul suo profilo Facebook, altri era riuscito a compierli senza esser notato.

A febbraio ha trascorso una settimana in Turchia, ma non era la prima volta. Sarebbe già stato a Istanbul tra fine ottobre e novembre.

Le cose sono precipitate mercoledì scorso, quando ha chiamato il Pronto Soccorso, probabilmente dopo essersi ferito con una pistola.

Una chiamata, grazie alla quale le forze dell’ordine sono giunte a compiere una perquisizione a domicilio, trovandogli, oltre alle armi, documenti compromettenti in lingua araba: vi si evocano l’Isis e al-Qaeda.

Carte, che dimostrano «senza ombra di dubbio come l’uomo fosse prossimo a commettere un attentato». Dopo l’arresto, Ghlam si è chiuso in un ermetico silenzio.

Ma i tasselli del puzzle cominciano a combaciare: così si è scoperto che proprio a lui, «uno o più uomini misteriosi», dalla Siria, avrebbero dato il terribile ordine «a distanza», quello di fare stragi nelle chiese francesi.

Fornendolo di tutto il necessario: le chiavi dell’auto da utilizzare, recuperata a Aulnay-sous-Bois, dov’era stata nascosta da un complice.

E l’arsenale trovato nella vettura, di tale portata da dimostrare come alle spalle vi siano un’organizzazione, un piano ed una mente: quattro kalashnikov, una pistola, un revolver, munizioni, diversi giubbotti antiproiettili e gilet tattici, cellulari e computer.

Tutta roba che non si trova al supermercato…

I complici

Le stesse forze dell’ordine ed il primo ministro francese Valls lo hanno ammesso: «Non avrebbe potuto agire da solo». Per questo, da domenica scorsa, un 27enne è stato arrestato nella propria abitazione, un piccolo edificio fatiscente nel quartiere popolare di Saint-Ouen, dipartimento di Seine-Saint-Denis. E, con lui, altri due uomini si trovano detenuti, uno intercettato in zona, l’altro accusato d’aver fornito appoggio logistico.

Bloccata anche una donna, una certa Emilie, 25 anni, originaria della francesissima Brest, già madre di due figli, di 4 e 6 anni. Si è convertita all’islam più radicale da poco più di due anni, gira solo col velo integrale.

Si sarebbe sistemata solo sette mesi fa nel quartiere di Vert-Bois, a Saint-Dizier, nell’Haute-Marne. Strano luogo, Vert-Bois. Qui risiederebbero altri familiari di Ghlam, molti dei quali, secondo le perquisizioni compiute, legati o quanto meno vicini alla jihad, chi più chi meno.

Nell’alloggio di Emilie, gli inquirenti hanno rintracciato un alfabeto criptato. Pare che con esso la donna inviasse e ricevesse testi illeggibili, in caso di controllo da parte della Polizia.

Esperti sono già all’opera per decifrarlo. Non solo: era in contatto col presunto jihadista tramite un cellulare “dedicato”, un numero che utilizzavano solo per le loro comunicazioni.

Nella rubrica dell’uomo, era stata registrata sotto falso nome, “Jennifer”, forse per depistare eventuali curiosi. Una volta bloccata dalla Polizia, si è dimostrata ben poco collaborativa.

Gli inquirenti sospettano che Ghlam volesse rifugiarsi da lei, dopo aver messo a segno l’attentato. In attesa che le acque si calmassero.

L’omicidio

Tutto bene quel che finisce bene, dunque? No, il “curriculum” di Ghlam si è già sporcato di sangue. E’ accusato, infatti, dell’omicidio volontario di Aurélie Châtelain, un’insegnante di danza e fitness.

E’ una 32enne separata, madre di una bimba di 5 anni, originaria di Caudry, nel Nord della Francia. Nel suo torace sono stati conficcati tre proiettili. Il suo corpo senza vita è stato trovato a bordo di una vettura in fiamme, proprio a Villejuif.

La donna è sconosciuta alle forze dell’ordine e non pare avesse nemici, né che avesse ricevuto minacce. L’incendio si è prodotto per cause accidentali, pare per il surriscaldamento provocato da un computer collegato all’accendisigari.

In ogni caso è servito per lanciare l’allarme e consentire prima il ritrovamento del cadavere.

Tracce di dna trovate sul freno a mano e sulla carrozzeria della sua Renault Scénic legano la vittima a Ghlam. Incastrato anche da alcune tracce di sangue e dal fatto che, tra le armi ritrovategli, vi fosse anche quella utilizzata per l’omicidio.

Il padre della donna si è sfogato con la stampa, augurandosi che venga «ripristinata la pena di morte» per l’assassino di sua figlia. La quale, afferma, «senza saperlo, ha salvato delle vite».

Anche il mondo politico francese ha reagito alla notizia.

Oltre al premier Valls, anche Christian Estrosi, deputato-sindaco Ump di Nizza, a France 3 ha dichiarato di doversi far fronte a queste «quinte colonne» islamiche, che han dichiarato una «terza guerra mondiale alla civiltà giudeo-cristiana. I cattolici sono minacciati, sono diventati un bersaglio».

Il governo ha annunciato d’aver rafforzato la sorveglianza nei pressi delle chiese, ma sono circa 45 mila, impossibile essere ovunque. Dagli attacchi a Charlie Hebdo, sono 10.500 i militari mobilitati ogni giorno per l’operazione “Sentinelle”, finalizzata a proteggere gli 830 siti ritenuti “sensibili”.

Sembrano tanti, ma sono pochi. Si è chiesta la collaborazione anche di Vescovi, parroci e parrocchiani, raccomandando loro di fare attenzione, stare all’erta e di restare in contatto coi Prefetti.

Ma non basta. Sarebbe bene che l’Occidente, vedendo quanto accaduto in Nigeria, tenesse più di un occhio aperto ed alta la guardia…

Fonte: No Cristianofobia