Uscire dall’omosessualità è possibile. Questo il messaggio lanciato da Luca Di Tolve, ex gay militante ora felicemente sposato. Nella conferenza tenuta presso l’Associazione Famiglia Domani il 9 febbraio scorso, l’autore di “Ero gay”. A Medjugorje ho ritrovato me stesso (Piemme, 2011) ha raccontato al pubblico presente la sua storia.
Figlio di genitori divorziati, Luca si è trovato fin da piccolo a vivere solo con la mamma, che divenne ben presto il suo unico modello e riferimento. L’assenza del padre e le attenzioni della madre lo portarono ad assumere atteggiamenti effeminati che poi sfociarono nell’omosessualità.
Quando si rese conto del suo stato, Luca consultò alcuni psicologi, che però all’unanimità dissero che doveva rassegnarsi al suo orientamento sessuale, accogliendolo con serenità. Da quel momento iniziò per Luca, come egli stesso ha raccontato, una vita di trasgressioni e vizi, a base di sesso, alcol e sostanze stupefacenti.
Frequentatore assiduo dei locali gay, che durante la conferenza Di Tolve ha definito «ghetti» in cui ci si isola dalla realtà, animatore di quelle feste fatte di luci e colori volti a soffocare il vuoto interiore, Luca divenne ben presto molto ricco. In una città come Milano non era difficile incontrare fidanzati facoltosi, che permettevano ai loro amanti di condurre una vita agiata.
Luca Di Tolve è stato anche vincitore di Mister Gay, concorso di bellezza per omosessuali e ha fatto parte della dirigenza dell’Arcigay. Poi, all’improvviso, la situazione cambiò. Nel momento in cui molti dei suoi amici o dei suoi compagni morirono di Aids, Luca iniziò a riflettere sulla sua condizione.
La svolta arrivò quando si rese conto di essere egli stesso sieropositivo. I medici gli avevano dato tre mesi di vita. Di Tolve ha confessato che in quel momento ebbe un crollo. Benché avesse una spiritualità tutta sua, legata principalmente ai culti orientali, incominciò a pregare la Madonna con una corona del Rosario che trovò in casa.
Poi andò subito a confessare i propri peccati ad un frate, il quale lo incoraggiò invitandolo a comportarsi da buon cristiano. Da allora, grazie a validi psicologi e a buoni sacerdoti, Luca ha intrapreso il duro cammino che lo ha portato al pieno recupero della sua identità maschile.
Di grande aiuto, oltre all’adorazione eucaristica e alla frequenza assidua ai sacramenti, è stata la terapia dello psicologo americano Joseph Nicolosi, autore di molti libri sul tema dell’omosessualità. Come ha sottolineato Di Tolve, se è vero che lobby omosessualiste, per meri interessi economici e ideologici, hanno fatto pressione affinché l’Organizzazione mondiale della Sanità rimuovesse l’omosessualità dalle patologie, è altrettanto vero che la stessa organizzazione internazionale richiama gli psicologi al dovere di aiutare i gay che non accettano la propria condizione e decidono di ricorrere alla psicoterapia.
Proprio per questo, Di Tolve, insieme a sua moglie Teresa, ha deciso di dar vita al Gruppo Lot, una onlus cattolica che, con la collaborazione di psicologi e sacerdoti, mira a soccorrere tutte le persone sofferenti che portano dentro di sé ferite e dipendenze a livello emotivo, relazionale e di identità sessuale.
Le richieste di aiuto provengono da ragazzi e ragazze di tutta Italia. Pertanto, il Gruppo Lot, posto sotto il patrocinio della Madonna, si affida alla generosità di quanti vogliano sostenerlo, in modo che riesca a portare il suo messaggio di speranza e consolazione a quante più persone possibili. Una sfida al politicamente corretto e all’ideologia del gender oggi dominante. (Federico Catani)
Fonte: Corrispondenza romana