La 15enne Malala Yousafzai, studentessa pachistana e attivista dei diritti di studio per le donne, ferita un mese fa con una pallottola alla testa dai talebani e ancora ricoverata in un ospedale di Birmingham, è diventata ormai un simbolo della lotta all’istruzione delle donne nel mondo e il 10 novembre sarà d’ora in poi un monito per tutti i paesi che non prevedono l’obbligo dell’accesso allo studio a tutti i minori.
Circa 100mila persone hanno firmato una petizione che chiede anche di assegnarle il prossimo Nobel per la pace e un milione di firme sono state raccolte per il diritto all’educazione nel Paese.
Due dollari al mese per ogni bambino mandato alle elementari e 10 dollari a famiglia per le spese familiari legate all’istruzione. E’ il programma Waseela-e-Taleem dell’Onu, finanziato dalla Banca Mondiale e della Gran Bretagna che, in occasione del ‘Malala Day’, è stato presentato a Islamabad da Gordon Brown, inviato per l’Educazione delle Nazioni Unite, e che dovrebbe portare nelle aule circa 3 milioni di bambini pachistani senza istruzione.
LA VOCE DEL PAKISTAN. Documenti che Brown ha presentato al presidente Asif Ali Zardari. “I sogni di Malala rappresentano quello che è il futuro del Pakistan” ha detto Brown ricordando che il Paese spende meno del 2% per l’educazione dei ragazzi, che il tasso di alfabetizzazione nel Paese è solo del 58% e che solo la metà delle donne pachistane sono in grado di leggere e scrivere. Sono 61 milioni i bambini nel mondo senza istruzione di questi 32 milioni sono ragazze. “La voce di Malala – ha detto il padre di Malala Ziauddin – è la voce delle genti del Pakistan e di tutti i bambini deprivati del mondo. Malala e tutti gli altri attivisti per i diritti umani e delle donne devono essere ascoltati sinceramente e seriamente”. Ziauddin, insieme alla moglie e agli altri due figli, si sono trasferiti un mese fa a Birmingham per stare vicini a Malala ricoverata al Queen Elisabeth Hospital.
ANCORA PAURA. Amica di Malala e ferita a una mano nel giorno dell’attacco dei talebani al pullman scolastico a Mingora, Kainaat Riaz, ha raccontato, nel giorno del Malala Day, la sua “paura”. “Sono ancora terrorizzata – ha detto la 16enne che ha fatto sapere di pregare per la sua amica tutti i giorni – piango quando penso all’incidente. Ho visto Malala in un bagno di sangue vicino a me”. Malala, ha raccontato la ragazza parlando della sua amica, “ha sempre detto di voler fare qualcosa per l’istruzione delle ragazze e non le importava se in questo modo metteva a rischio la sua stessa vita”. A Mingora, dove è avvenuto l’attacco del 9 ottobre in cui le ragazze sono state gravemente ferite, la sicurezza oggi non ha permesso manifestazioni. Il giorno di Malala sarà comunque celebrato con preghiere e riunioni speciali. (Agi)
Fonte: Tempi.it