“La sentenza di rinvio a giudizio rappresenta un altro passo verso la trasparenza” secondo padre Federico Lombardi, direttore della nostra emittente e direttore della Sala Stampa Vaticana. La sentenza di rinvio a giudizio che conclude una parte dell’istruttoria condotta dalla magistratura vaticana sulla vicenda della pubblicazione di documenti riservati non rappresenta certo l’esito finale delle indagini e delle riflessioni su che cosa questa vicenda significa e in quale contesto è maturata.
Si riferisce infatti ad un reato specifico e a due persone (una direttamente responsabile e una solo molto indirettamente coinvolta), e non a un complesso più articolato di eventi e relazioni su cui la stessa magistratura e una commissione cardinalizia sono state chiamate a indagare, con competenze specifiche e prospettive diverse. Tuttavia la pubblicazione della sentenza e della requisitoria che l’ha preceduta non vanno sottovalutate, perché sono un passo concreto, compiuto con strumenti e metodi giuridici specifici, per affrontare i problemi con rigore e trasparenza, senza scorciatoie o coperture per quanto benintenzionate.
Una pubblicazione ampia e completa come quella di questa mattina, con la sola riserva dei nomi e cognomi di persone da tutelare, è un atto coraggioso e finora piuttosto insolito nelle usanze vaticane. La decisione del Papa di incoraggiare il lavoro della magistratura ha un suo valore significativo, di rispetto scrupoloso per la competenza e l’autonomia di questa istituzione, e di fiducia nel contributo che può dare nel difficile e faticoso cammino per cercare la verità e stabilire la giustizia con strumenti umani.
Forse l’avvicinamento è ardito, ma ci viene da pensare che come il confronto con le istituzioni esterne di Moneyval aiuta certamente a crescere nella direzione della trasparenza economica e finanziaria, così il maggiore riconoscimento del ruolo della magistratura può aiutare oggi a crescere nella direzione della trasparenza e della coerenza nel campo della comunicazione e della discussione di altre questioni non strettamente ecclesiastiche.
Il contributo della magistratura non basta dunque per affrontare l’intera gamma dei problemi, ma è serio e impegnativo, e può far riflettere sotto una nuova angolatura sulla serietà delle questioni della fedeltà alle istituzioni che si servono, del valore della fiducia e della comunicazione confidenziale, della solidarietà e della responsabilità dell’unione nel servizio delle istituzioni. Anche questa è una prospettiva in cui si può leggere la linea assunta consapevolmente dal Santo Padre nello stabilire tempi e modi per guidare i suoi collaboratori con lungimiranza in un servizio della Chiesa sempre più efficace ed evangelico.
Questa mattina, in occasione della pubblicazione della requisitoria e della sentenza sulla vicenda della fuga di documenti riservati vaticani, padre Federico Lombardi ha tenuto un briefing con i giornalisti. Ce ne parla Giancarlo La Vella:
Padre Lombardi ha confermato come nella vicenda dei documenti vaticani illegalmente sottratti ci sia sempre stata da parte delle istituzioni della Santa Sede una ferma volontà di trasparenza, unita ad un profondo rispetto per il ruolo, la competenza e l’autonomia della magistratura vaticana. Sentimenti, questi, pienamente condivisi – ha detto il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi – dal Pontefice:
“C’è una chiara intenzione del Papa di rispettare il lavoro della magistratura e le sue risultanze, e questo spiega anche l’assenza di altri interventi del Papa sull’argomento. Questi non è che siano necessariamente esclusi per il futuro: rimane sempre nel potere del Papa di intervenire”.
Si è dunque conclusa – ha detto ancora padre Lombardi – una prima fase, necessariamente parziale, dell’istruttoria formale. Gli stessi giudici, si afferma nella sentenza odierna, ritengono che ci siano fatti ed elementi che impongono ulteriori analisi ed approfondimenti. Ci potrebbe essere, quindi, un ampliamento del procedimento anche ad altri personaggi, attraverso rogatorie internazionali.
Rispondendo ai giornalisti su un’eventuale ipotesi di reato, prevista dal diritto internazionale, di violazione del segreto di Stato, reato che sarebbe stato commesso non dal solo Gabriele con il favoreggiamento dello Sciarpelletti, ma anche da chi ha pubblicato i documenti vaticani, padre Lombardi ha detto che ulteriori sviluppi della vicenda processuale si potranno conoscere solo nel prossimo futuro, presumibilmente dopo la riapertura dei tribunali a settembre con i tempi del caso.
Fonte: Radio Vaticana