Riprogrammare le cellule del corpo umano fino a uno stato “pluripotente”, rendendole quindi adatte a rigenerare tessuti malati. È la geniale scoperta che è valsa ieri al britannico John Gurdon e al collega giapponese Shinya Yamanaka il Premio Nobel per la medicina 2012. Ad accogliere con particolare soddisfazione la notizia del Premio è certamente la Chiesa, che da molto tempo difende la ricerca sulle cellule umane adulte in opposizione all’altra che utilizza cellule di embrioni umani, che vengono così distrutti.
Al microfono di Alessandro De Carolis, il commento di mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze:
R. – Questa ricerca è un cambio sostanziale ed è giusto premiarla. L’Accademia ha capito questo e ha organizzato poco tempo fa un meeting sulle cellule staminali cosiddette “indotte”. Qual è la questione? Ogni cellula, questa è la grande novità, si può riprogrammare attivando certi geni che ci sono nella cellula, oppure inducendo nella cellula stessa certi geni: la cellula viene riprogrammata e si converte in una cellula pluripotente, e questo vale per qualsiasi cellula, anche quelle che non sono staminali. Questo è un nuovo dono della scienza, che serve per ogni tessuto. Già si stanno ottenendo risultati per il tessuto della pelle, per il tessuto osseo, anche per il tessuto del cuore. E’ più complicato, ma ci sono anche possibilità per il tessuto nervoso. Loro chiamano questo un salto nella “medicina rigenerativa”. Si pensa che in un futuro, quando si potrà capire meglio come si sviluppano queste cellule, qualsiasi tessuto si potrà rigenerare: si potrà rigenerare un tessuto a partire dalle stesse cellule della persona e dunque non vi sarà un problema di rigetto. E’ interessantissimo che senza toccare gli embrioni si possa ottenere una cellula diversa da qualsiasi cellula dell’organismo.
D. – Lei crede che questo Nobel cambierà i rapporti di forza dal punto di vista della sperimentazione scientifica rispetto al passato?
R. – Credo che sarà una cosa molto importante, perché si potrà lavorare senza alcun tipo di richiamo etico. Speriamo che sia così. Gli scienziati sono molto interessati a studiare il confronto tra l’evoluzione delle cellule staminali e l’evoluzione delle cellule pluripotenti. Evidentemente, per quelli che sono coscienti dell’etica naturale e dell’etica cristiana qui si può lavorare con cellule e si possono trovare medicine a partire da queste novità che non vanno contro la dottrina naturale naturale né contro la Dottrina della Chiesa.
D. – Lei prima ha parlato di medicina del futuro di medicina rigenerativa, quindi possiamo dire che lei è ottimista nei confronti di questo futuro?
R. – Io sono molto ottimista, perché sembra sia un dono della Provvidenza che fa capire anche alla gente qual è la strada da seguire. Effettivamente, nell’incontro che abbiamo avuto specialmente con Giovani Paolo II ma anche con Benedetto XVI, entrambi erano molto inclini ad appoggiare le ricerche sulle cellule staminali adulte. Adesso questo nuovo campo, insieme a quell’altro, apre formidabili potenzialità di sviluppo. Possiamo dire che l’intuizione del Magistero della Chiesa che ha fatto per una parte da “luce rossa” ha aiutato a trovare la “luce verde” per l’altra parte.
Fonte: Radio Vaticana