Nella difesa della verità il primo ausilio è Maria, nemica di tutte le eresie

GospaLa Beata Vergine Maria è la Mediatrice di tutte le grazie. Ella è chiamata “omnipotentia supplex”. Ella tutto può ottenerci con la sua intercessione dal suo divin Figlio. E tra queste grazie che Maria ci ottiene c’è quella di camminare nella verità difesi dalle insidie dell’eresia o di essere liberati da essa se disgraziatamente vi fossimo caduti, o di liberare da essa il fratello che eventualmente vi fosse irretito.

Questo aspetto battagliero della Madre di Dio non sempre vien messo nella dovuta luce. Ma esso emerge con chiarezza solo che riflettiamo alla missione di Maria di aiutarci in modo decisivo nella nostra lotta contro le potenze sataniche.

Una pia ben nota tradizione iconografica, per la verità un’interpretazione accomodatizia, ma non senza valida convenienza, vede, come è risaputo, nella stirpe della “donna” genesiaca che schiaccia la testa al diabolico serpente, una prefigurazione della stessa Madre di questa divina Stirpe, ossia Gesù Cristo, che appunto vince le potenze del male.

Così pure spontaneo viene, benchè anche ciò sia interpretazione accomodatizia, vedere nella Donna apocalittica, che immediatamente rappresenta la Chiesa, aggredita dal “drago”, simbolo delle potenze demoniache, ancora la Madre di Dio, che partorisce il Figlio destinato a governare tutte le nazioni “con scettro di ferro”.

Maria, Madre di misericordia, è anche terribile appunto contro le forze che odiano la misericordia, le quali non possono che fondarsi sulla falsificazione della verità e della Parola di Dio, e quindi Ella è contro di esse in vista proprio della salvezza dell’umanità.

Per questo, nel Tratto della Messa di Santa Maria in sabato del Messale tridentino, si dice che la Madonna da sola ha vinto tutte le eresie. Notare il “da sola”, che significa che Ella ha dato alla luce Colui che vince tutte le forze dell’errore e del male.

E similmente nell’Officium parvum Beatae Mariae Virginis dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), ancora nell’edizione del 1962, si salutava Maria con queste parole: “Gaude, Maria Virgo, quia cunctas haereses sola interemisti in universo mundo”.

Questo singolare contenuto non è stato recepito nel nuovo Messale, e così similmente nell’Ordine Domenicano da molti anni è caduto generalmente in disuso l’ufficio divino che l’Ordine ha posseduto per molti secoli, poiché da dopo il Concilio Vaticano II – non diamo la colpa al Concilio! – ha adottato il breviario romano, benchè di per sé quell’antico ufficio non sia affatto proibito.

Ci potremmo chiedere se l’introduzione di simili mutamenti sia da considerarsi pastoralmente e liturgicamente saggia ed utile per il nostro tempo. Ci potremmo domandare quali saranno stati i criteri che hanno ispirato coloro che hanno soppresso queste venerande formule liturgiche.

Ci chiediamo inoltre: la situazione attuale della Chiesa dal punto di vista della fede e della dottrina è così normale e serena da ritenere inutile l’invocazione di Maria come difesa contro le eresie, come nemica della menzogna, dell’inganno, della mistificazione e della falsità per ciò che riguarda la Parola di Dio o il Magistero della Chiesa o la Scrittura o la Tradizione? E’ così generalmente accettata da tutti l’ortodossia della fede? Lascio al lettore intelligente la risposta a queste domande.

Ci chiediamo ancora: è forse sconveniente immaginare Maria, Vergine dolcissima e clementissima, come una specie di “esercito schierato in battaglia”, secondo un’antica figurazione della pietà cristiana?

Eppure S. Caterina da Siena diceva giustamente che quanto più uno ama il bene, tanto più odia il male che gli si oppone: il male, certo, non il malato; il malato va compassionato e curato; ma il male va distrutto proprio per amore del malato. E come negare che la Chiesa ha nemici, benché ella di per sé non sia nemica di nessuno?

Come negare che, stando soprattutto all’insegnamento dell’Apocalisse, questi nemici vanno combattuti e vinti, altrimenti essi vincono noi? E come negare che in questa battaglia c’è in gioco l’eternità? Eternità o di beatitudine o di dannazione?

E come negare che il primo nemico da combattere dal quale dipendono tutti gli altri, è il falso in fatto di fede? Se infatti, per stare alle parole del Cristo, l’occhio è malato, l’occhio è tenebra, quanto grandi saranno le tenebre che ci affliggono colpendo tutto il corpo!

Sono convinto che oggi più che mai occorre rivolgersi a Maria vincitrice delle eresie, perché esse non mancano, sono insidiose e pochi purtroppo, anche tra le autorità, danno ad esse il peso che a loro si dovrebbe dare.

Ci preoccupiamo giustamente per le sofisticazioni alimentari, badiamo a non esser truffati da banconote false, ci guardiamo dai pericoli della salute fisica, ma poco ci curiamo delle malattie dello spirito, della cecità spirituale, contro la quale Gesù è tanto severo, giacché, come egli osserva, chi cammina nelle tenebre, non sa dove va.

Ci preoccupiamo giustamente di curare la vista fisica, ma poco di quella dello spirito, che è ben più importate, per cui un cieco fisicamente può essere illuminato da Dio ben di più di chi vede una pernice a duecento metri di distanza, ma non vede più in là del suo naso (per non dir di peggio) in fatto di morale o di spiritualità o di religione.

Se dunque la liturgia ufficiale ha stoltamente abbandonato quelle formule suddette, non lasciamoci turlupinare da liturgisti che mancano di buon senso, ma, consapevoli dei nostri interessi spirituali, cerchiamo noi, al seguito della migliore tradizione liturgica tuttora attuale, di integrare la nostra devozione a Maria con quei salutari aspetti di una pietà mariana veramente ed integralmente sana e salutare.

Giovanni Cavalcoli OP docente di Teologia Sistematica – Accademico Pontificio 

 

Fonte: ilTimone