Nell’udienza generale di mercoledì 17 ottobre Benedetto XVI ha anticipato il palinsesto delle sue catechesi settimanali nell’anno della fede che è appena iniziato. Ha interrotto il ciclo di catechesi sulla preghiera e ha dato inizio a nuovo ciclo dedicato alla fede che, ha annunciato, durerà l’intero anno.
Le catechesi sulla preghiera – precedute da un altro ciclo dedicato agli apostoli, ai padri della Chiesa e ai grandi autori cristiani medievali – erano cominciate dopo la Pasqua del 2011.
E l’ultima della serie, lo scorso 26 settembre, il papa l’aveva dedicata alla liturgia come scuola di preghiera.
Era facile intuire che su un tema per lui capitale come la liturgia Benedetto XVI non si sarebbe limitato a una sola udienza generale. Si può quindi prevedere che, dopo l’anno della fede, egli riprenderà il ciclo di catechesi sulla preghiera dedicando proprio alla liturgia la sua parte conclusiva.
Quanto alle catechesi sulla fede cominciate il 17 ottobre, Benedetto XVI ha annunciato che prenderà come traccia il “Credo”, articolo per articolo.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica promulgato da Giovanni Paolo II – ha fatto notare – ha come intelaiatura il “Credo”. E si può aggiungere che, da teologo, Joseph Ratzinger ha impostato sul “Credo” la sua opera universalmente più nota: “Introduzione al cristianesimo”.
Ecco come il papa ha spiegato la sua scelta del “Credo” come traccia del nuovo ciclo di catechesi:
“Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto, salvatore del mondo, che siede alla destra del Padre ed è il giudice dei vivi e dei morti: questo è il kerigma, l’annuncio centrale e dirompente della fede. Ma sin dagli inizi si pose il problema della ‘regola della fede’. […] Dove troviamo la formula essenziale della fede? Dove troviamo le verità che ci sono state fedelmente trasmesse e che costituiscono la luce per la nostra vita quotidiana?
La risposta è semplice: nel Credo. […] Anche oggi abbiamo bisogno che il Credo sia meglio conosciuto, compreso e pregato. Soprattutto è importante che il Credo venga, per così dire, ‘riconosciuto’. Conoscere, infatti, potrebbe essere un’operazione soltanto intellettuale, mentre ‘riconoscere’ vuole significare la necessità di scoprire il legame profondo tra le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza quotidiana. […]
Non è un caso che il beato Giovanni Paolo II abbia voluto che il Catechismo della Chiesa Cattolica, norma sicura per l’insegnamento della fede e fonte certa per una catechesi rinnovata, fosse impostato sul Credo. […] Nelle catechesi di quest’anno della fede vorrei offrire un aiuto per compiere questo cammino, per riprendere e approfondire le verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica, meditando e riflettendo sulle affermazioni del Credo.
E vorrei che risultasse chiaro che questi contenuti o verità della fede (fides quae) si collegano direttamente al nostro vissuto. Chiedono una conversione dell’esistenza, che dà vita ad un nuovo modo di credere in Dio (fides qua)”.
Fonte: Settimo Cielo di Sandro Magister