Roma (AsiaNews) – Il numero delle esecuzioni in tutto il mondo è cresciuto lo scorso anno, nonostante vi sia un fronte sempre più ampio di nazioni, movimenti e organizzazioni attiviste che si batte per la moratoria della pena di morte. È quanto emerge dal Rapporto 2014 intitolato “La pena di morte nel mondo”,
realizzato dagli esperti di Nessuno tocchi Caino e presentato ieri a Roma, in Italia.
Ai primi tre posti fra i Paesi che applicano con maggior frequenza la pena capitale vi sono nazioni di Asia e Medio oriente; anche per il 2013 la Cina si aggiudica questo triste prima, seguita a distanza da Iran e Iraq.
Secondo il rapporto nel 2013 vi sono state almeno 4.106 esecuzioni – una cifra indicativa, perché in diversi Stati fra cui la Cina non si hanno dati certi sulle condanne a morte – con una crescita significativa rispetto alle 3.967 del 2012. Lo scorso anno la mano del boia ha colpito con più frequenza in Iran e Iraq, contribuendo all’aumento delle statistiche.
La Cina resta in testa alla classifica, con oltre 3mila esecuzioni portate a termine lo scorso anno, un dato simile a quello registrato nel 2012. Resta da sottolineare il fatto che Pechino ha quasi dimezzato le pene capitali dal 2007 a oggi, pur restando sempre anche nel 2013 il 74,5% del totale mondiale.
A seguire, l’Iran ne ha effettuate almeno 687, con il dato più alto degli ultimi 15 anni, mentre l’Iraq 172; per Baghdad si tratta del numero più elevato dalla caduta del dittatore Saddam Hussein nel 2003 in seguito all’invasione statunitense.
Ai tre principali Paesi boia, seguono Arabia Saudita (78 esecuzioni), Somalia (almeno 27), Sudan (21), Corea del Nord (almeno 17), lo Yemen (13) e il Vietnam (8). Da sottolineare che molte nazioni non forniscono statistiche ufficiali e il numero potrebbe essere di gran lunga maggiore.