“Molto alte le probabilità che la Sindone sia vera”

L’Heythrop Journal, edito dall’omonimo college dell’Università di Londra, pubblica un interessante articolo di uno studioso francese, Tristan Casabianca (Università di Aix-Marseille), che utilizza i criteri normalmente riconosciuti e usati dagli specialisti nel lavoro di “valutazione storica” alla Sindone di Torino.

 

L’obiettivo è quello di determinare quale ipotesi sia la più probabile in relazione alla formazione dell’immagine sul telo. Prima di entrare in dettaglio nella metodologia usata, vi diciamo che la conclusione a cui giunge Casabianca è la seguente: “Il risultato indica che le probabilità che la Sindone di Torino sia il reale lenzuolo funerario di Gesù di Nazareth sono molto alte”.

Nella sua ricerca lo studioso usa quattro strumenti che appartengono alla metodologia usata normalmente dagli storici. Plausibilità; Potere esplicativo; Ampiezza dell’ambito esplicativo; Minor uso possibile di dati non verificabili, e criterio di semplicità. E infine, “illuminazione”, cioè la capacità di un’ipotesi di gettare luce su altri fenomeni accettati ampiamente. Obiettivo, la creazione di uno “strato roccioso” di fatti su cui tutti o quasi tutti possano concordare, indipendentemente dalle loro posizioni filosofiche o ideologiche, usando il sistema del “minimal facts”.

 

Casabianca sottopone tre ipotesi a questa griglia. La prima è l’ipotesi di un falso, e la ricostruzione compiuta dal chimico Luigi Garlaschelli, che ha tentato di riprodurre una “Sindone” usando oggetti e  metodi reperibili da parte di un artigiano medievale. Ma il tentativo di Garlaschelli, secondo Casabianca, risulta insoddisfacente per tutte cinque le categorie di valutazione usate. Sarebbe lungo entrare nel dettaglio, in questo articolo; ma chi vuole può esaminare gli argomenti in questo link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/heyj.12014/abstract

 

C’è poi l’ipotesi “Naturale”, che si basa soprattutto sul fatto che un fenomeno particolare, chiamato “effetto Corona”, o l’effetto Maillard, possano avere creato l’immagine sul telo, con tutto il complesso sistema di elementi fisico-chimici (compreso l’effetto 3D) che rendono problematica una riproduzione. Di recente questa ipotesi è stato sostenuta in particolare dal prof. Giulio Fanti di Padova. Ma Casabianca dà semaforo verde solo al “potere esplicativo”, e, parzialmente, all’ampiezza dell’ambito esplicativo. Gli altri tre elementi della valutazione storiografica non appaiono soddisfatti dall’ipotesi naturale.

 

Infine, c’è l’ipotesi della Resurrezione. Che dà risultato negativo solo nel potere esplicativo: “Se la Sindone di Torino è il nostro solo testimone dell’istante della resurrezione, la nostra conoscenza attuale non ci consente di indicare quale processo ha creato l’immagine”.

 

Conclude Casabianca: “L’ipotesi resurrezione è la più probabile fra le tre ipotesi prese in considerazione. Il suo livello di plausibilità è alto…questo non significa comunque, che si prova come storica l’ipotesi resurrezione: è semplicemente l’ipotesi più probabile quando adottiamo un approccio di ‘Minimal Facts’ per cercare la migliore spiegazione. Se abbiamo buone ragione filosofiche per dubitare che Dio possa intervenire sulla Terra, la plausibilità dell’ipotesi è insufficiente”.

 

Ma Casabianca conclude lamentando il fatto che la Sindone sia quasi scomparsa dalla discussione fra teologi e studiosi del Nuovo testamento. “Storici e teologi della natura dovrebbero trattare seriamente, anche se con prudenza, la Sindone, quando si discute della vita e della morte di Gesù”.

 

Fonte: Vatican Insider