“È un miracolo! È una protezione del Cielo!”. Sono entusiasti i cattolici della comunità sotterranea di Zhengding (Hebei), in Cina, dove domenica 13 dicembre circa 10mila fedeli di Zhengding, Lingshou, Pechino, Baoding si sono radunati davanti alla cattedrale per celebrare insieme l’inizio del Giubileo e l’apertura della Porta santa.
Il “miracolo” – spiega l’agenzia AsiaNews – sta nel fatto che la polizia, sempre presente davanti alla chiesa, non ha fatto nulla per impedire il gesto e non ha arrestato nessuno.
E anche il fatto che a presiedere la liturgia, durata dalle 8.30 del mattino fino alle 12.30, vi era il vescovo mons. Giulio Jia Zhiguo, non riconosciuto dal governo, agli arresti domiciliari da anni perché si rifiuta di iscriversi all’Associazione patriottica, rimanendo fedele al Papa. (L’Associazione patriottica è l’organismo di controllo del Partito, che ha lo scopo di edificare una Chiesa cattolica indipendente dal Pontefice ndr).
Mons. Jia Zhiguo – informa ancora l’agenzia – è controllato giorno e notte e vive affianco alla cattedrale di Zhengding. Spesso egli viene portato via per una o due settimane “in vacanza”, ossia per corsi di indottrinamento e di lavaggio del cervello per convincerlo ad aderire all’Associazione patriottica.
Pur essendo controllato a vista, il presule è stimato dalla polizia e dalla popolazione. Per molto tempo, nella sua casa ha dato ospitalità a circa 200 bambini abbandonati e portatori di handicap, prendendosene cura personalmente, insieme ad alcune suore e fedeli.
L’apertura solenne della Porta santa a Zhengding è stata preceduta da una processione e poi da una serie di letture tratte dalla Misericordiae Vultus, la bolla di Papa Francesco per l’indizione del Giubileo. Dopo l’apertura della Porta, si è svolta la cerimonia eucaristica.
Per l’occasione, quel giorno vi era solo quella Messa. “È stupefacente – commenta una suora – che così tante persone abbiano potuto radunarsi per così tanto tempo e nessuno sia stato arrestato. È probabile che vi fossero poliziotti in borghese, mescolati alla folla, ma non è successo nulla”.
Da anni il governo cinese tenta di eliminare le comunità sotterranee, non registrate, che compiendo atti religiosi fuori controllo, si macchiano di azioni “criminali”. Per questo molto spesso i sacerdoti implicati sono imprigionati. Negli ultimi mesi si registra pure una forte pressione verso i sacerdoti e i vescovi sotterranei a iscriversi all’Associazione patriottica, anche dietro allettamenti e ricompense in denaro.
Fonte: Zenit