Qualcuno ha affermato sulla Rete che don Elia riceve delle locuzioni interiori. La prova sarebbe un articolo del 16 aprile 2016 in cui immaginavo che cosa direbbe la Madonna della situazione attuale. Forse avrei fatto meglio a specificare che lo scritto è interamente di mia mano, ma mi è parso superfluo: le locuzioni interiori sono di solito brevissime – poche e incisive parole – e chi le riceve, oltre a guardarsi bene dal renderle subito di pubblico dominio, le riconosce per il fatto che sente distintamente un’altra persona parlare nella sua mente.
Posso ammettere tutt’al più di aver ricevuto un’ispirazione (dato che quanto scritto, riletto a distanza di tempo, mi sembra superare le mie capacità), ma il testo è opera mia, come può dedurre chiunque dallo stile riflettuto e limato, che non si addice a un discorso scaturito di getto. Se qualcuno è stato tratto in inganno, me ne scuso con tutto il cuore e ne chiedo perdono a Dio.
Persino incidenti del genere, ad ogni modo, possono rivelarsi provvidenziali.
Quello che, mio malgrado, mi ha coinvolto dimostra in modo inequivocabile quanto sia facile – per chi abbia questa intenzione – confezionare messaggi e spacciarli per rivelazioni celesti. Ci sono migliaia di persone pronte ad accoglierli come tali senza la minima distanza critica.
Ora, la nostra natura ragionevole ci impone di chiederci, per lo meno, quali garanzie abbiamo della loro pretesa origine soprannaturale: in realtà nessuna, finché non siano stati approvati dalla legittima autorità.
Per un credente membro della Chiesa Cattolica è obbligatorio riferirsi al giudizio dei Pastori, ai quali soltanto spetta pronunciarsi su tale materia.
Il fatto che quelli attuali, sotto tanti aspetti, si dimostrino inadeguati o latitanti non ci autorizza a farci ognuno giudice supremo e inappellabile, né in questo né in alcun altro campo.
L’opinione privata di un fedele o di un sacerdote non è un tribunale di ultima istanza: la Chiesa di Cristo è apostolica, cioè fondata sull’autorità degli Apostoli e dei loro successori.
Molti, messi in discussione su questo argomento, scattano animosamente (e questo non è buon segno) appellandosi al fatto che nella valanga di messaggi da cui siamo oggi sommersi non c’è nulla di dottrinalmente erroneo, anzi si dice la verità sul tragico momento che stiamo attraversando.
Tanto per cominciare, bisogna rilevare che la passionalità, se non la scompostezza, di certe reazioni non è certo amica della verità, l’accertamento della quale richiede calma, ponderatezza, obiettività e – soprattutto – un sufficiente distanziamento emotivo.
L’argomento addotto, in ogni caso, non è affatto risolutivo: anche uomini o demoni sono capaci di produrre testi privi di errori.
La presenza di affermazioni false permette di escluderne l’origine soprannaturale, ma la loro assenza non è sufficiente per affermarla: anche il diavolo conosce a menadito la dottrina cattolica, è perfettamente in grado di analizzare la situazione del mondo, può svelare fatti veri a noi sconosciuti e perfino fare previsioni azzeccate… ma non certo per aiutarci.
Se non siamo assolutamente certi che un messaggio venga da Dio, come nel caso delle apparizioni riconosciute, dobbiamo prenderlo in considerazione con molta cautela, perché esso – che lo si accolga o meno – ci influenzerà con la sola lettura, in un modo o in un altro.
Se (come bisogna presumere finché non sia provato il contrario) non si tratta di una rivelazione celeste, è evidente che non dobbiamo lasciarci influenzare da chi lo propone, perché molto probabilmente è una persona che o inganna il prossimo o è essa stessa ingannata dal demonio.
Che un presunto messaggio contenga osservazioni plausibili o riflessioni accettabili non è un motivo sufficiente per dargli credito, visto che Satana è un astutissimo falsario e sa benissimo come catturare l’attenzione delle diverse categorie di persone.
Conoscendo a fondo il linguaggio, la mentalità e le attese dei cristiani ferventi e scandalizzati dall’attuale apostasia, li prende per il loro verso, abile com’è a soffiare sul fuoco del giusto sdegno per sviarlo o per spingere le persone a decisioni dannose.
È ovvio che, per essere convincente, inframmezzi anche qualcosa di vero e si muova apparentemente nella stessa direzione.
A parte il rischio reale di essere fuorviati nel proprio zelo e condotti su strade senza via d’uscita, l’insistenza quasi esclusiva su castighi e catastrofi apocalittiche mantiene i fedeli in uno stato di attesa spasmodica di eventi esterni, distogliendoli da una sana vita spirituale e, molto spesso, dai propri doveri di stato; la perdita di tempo, se non altro, è già un peccato, perché avremmo potuto impiegarlo a pregare o a fare del bene.
Un peccato ancor più grave che si può commettere in questo caso, tuttavia, è quello di prestare un religioso ossequio (che si deve solo a Dio e alle cose di Dio) a qualcosa di puramente umano o, peggio, di diabolico: in una parola, un peccato di idolatria.
Se Gesù o Maria ci parlassero realmente, ci rimprovererebbero di riporre tanta fiducia in testi a cui abbiamo attribuito in modo autonomo un carattere e un’autorità divini, quando in realtà la loro inflazione, prolissità, ridondanza e ripetitività sono forti indizi del contrario.
Il fatto che, con notevole danno dei fedeli, sia stata abolita la norma di papa Urbano VIII che esigeva l’imprimatur perché si potesse diffondere lecitamente il contenuto di rivelazioni private non significa che chiunque sia autorizzato a mettere in circolazione presunti messaggi celesti.
C’è un ulteriore motivo di preoccupazione che mi ha spinto a scrivere, pur consapevole del rischio di mettere in crisi molti lettori; ma ciò che mi preme – anche se, come già è successo a proposito di un altro tema, mi tirerò addosso strali e anatemi – è il vostro vero bene.
Un pericolo non indifferente è quello di fondare la propria fede, alla fine, non più sulla Scrittura e sulla Tradizione così come sono interpretate dal Magistero perenne, ma su presunte rivelazioni private che finiscono col sostituirsi alle fonti autentiche e sicure.
Oltre alla “neochiesa” partorita dal neomodernismo, sta nascendo una sorta di “Chiesa” spontanea in cui si obbedisce a presunti veggenti piuttosto che ai legittimi Pastori.
Questi ultimi, qualora non assecondino tutti i possibili pseudomisticismi, non godono più di alcuna autorità, neanche se sono impeccabilmente ortodossi, ligi e devoti.
Come non pensare che, dietro questa forma di divisione e di disobbedienza, non ci sia lo zampino del solito cornuto?
Uno dei criteri decisivi, invece, per riconoscere la soprannaturalità di una rivelazione è l’umile sottomissione al discernimento del vescovo, anche se fosse richiesto di mettere da parte il fenomeno.
Alla Rivelazione pubblica un cattolico deve credere di fede divina (quella basata sul fatto che il soggetto rivelante è Dio stesso, a cui è dovuta l’obbedienza della fede); alle rivelazioni private si può credere – senza alcun obbligo – di fede meramente umana (quella prestata a motivo della ragionevolezza di quanto creduto).
La prima è indispensabile per la salvezza, la seconda no, sebbene sia di aiuto alla prima.
Il deposito della fede rivelata è definitivamente chiuso e del tutto completo, perché contiene quanto ci è necessario sapere per giungere alla visione beatifica; i contenuti delle rivelazioni private non apportano nulla di nuovo, ma servono a rafforzare la nostra adesione alle verità rivelate e a ridestare il nostro impegno nella vita cristiana.
Se qualcuno, di conseguenza, mi mette in dubbio Fatima o Lourdes, è un conto; se mi mette in dubbio la Scrittura o la Tradizione è tutt’altra cosa.
La mia fede si fonda su queste ultime, non sulle apparizioni, le quali – qualora siano giudicate autentiche – hanno comunque una grande efficacia nel sostenerla e nel guidarmi, soprattutto se rivestite di un’importanza storica eccezionale come le due appena ricordate.
Chi però salta in aria non appena si sollevi la minima obiezione su messaggi nemmeno approvati, ma poi conosce poco o nulla il Vangelo, fa pensare che la sua sia un’altra religione.
Per concludere, dunque, lungi da me il voler essere preso per una fonte di “messaggi” o anche, più semplicemente, per una qualche “autorità” indiscutibile… Se me ne fossi minimamente persuaso o lo lasciassi deliberatamente intendere, sarebbe un segno inequivocabile che sono caduto con tutt’e due i piedi in una trappola di Satana.
Anche le mie considerazioni sulla situazione del Papato sono del tutto opinabili e valgono quanto i fatti su cui si appoggiano.
È chiaro che né io né alcun altro singolo individuo abbiamo l’autorità per stabilire chi sia papa o non lo sia – anche se, oggettivamente, ci sono tanti e tali elementi di dubbio che l’incertezza sembra lecita, anche senza commettere un peccato contro la fede.
In tempi normali, un’elezione accettata da tutti, in virtù dell’infallibilità della Chiesa nel suo complesso, va accettata come una verità di fede derivata dalle promesse di Cristo e fondata sulla costituzione della Chiesa stessa, che ha bisogno di un capo visibile e certo; ma in un’epoca di totale confusione, profonda divisione e apostasia strisciante come la nostra, qual è la Chiesa infallibile? Durante la crisi ariana non era certo quella maggioritaria…