Benedetto XVI ha celebrato stamani, sul lungomare di Beirut, la Messa conclusiva del viaggio apostolico in Libano, alla presenza di oltre 350mila persone tra cui il presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Durante la celebrazione il Papa ha consegnato l’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” ai Patriarchi e vescovi della regione.
La Messa è stata particolarmente toccante per la presenza di pastori e fedeli di Paesi, come la Siria, sconvolti da guerre e violenze. Proprio ai popoli che soffrono nel Medio Oriente è andato il pensiero commosso del Papa che all’Angelus ha rinnovato un vibrante appello per la pace. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal Patriarca maronita, Bechara Raï. Da Beirut, il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti.
Possa Dio concedere al Libano, alla Siria e al Medio Oriente “il dono della pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza”: è l’accorata invocazione levata dal Papa dinnanzi a una moltitudine di fedeli convenuti al City Center Waterfront di Beirut per la Messa conclusiva del viaggio in terra libanese.
L’accoglienza al Papa è stata emozionante: un mare di bandiere vaticane e libanesi hanno accompagnato il passaggio della papamobile, in una giornata piena di sole. Particolarmente suggestivo il palco per la Messa, con uno sfondo a forma di gigantesco cedro del Libano. Accanto all’altare poi degli ulivi, simbolo di pace. E la pace è stato il tema forte di stamani, come di tutto il viaggio. “Voi – ha detto il Papa all’Angelus – conoscete bene la tragedia dei conflitti e della violenza che genera tante sofferenze”. Purtroppo, ha soggiunto, “il fragore delle armi continua a farsi sentire, come pure il grido delle vedove e degli orfani!”:
“J’en appelle à la communauté internationale … ”
“Faccio appello alla comunità internazionale! Faccio appello – ha soggiunto – ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!”:
“Qui veut construire la paix doit cesser… ”
“Chi vuole costruire la pace – ha poi sottolineato – deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità”, “qualunque sia l’origine e la convinzione religiosa”.
Prima dell’Angelus, il Papa aveva celebrato la grande Messa per la consegna dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, assieme ai Patriarchi e ai vescovi della regione. Messa in latino, arricchita da canti dei diversi riti orientali e da letture in arabo, greco e armeno. Nell’omelia, il Papa ha sottolineato che soltanto chi accetta di seguire Gesù “sulla sua via, di vivere in comunione con lui nella comunità dei discepoli, può averne una conoscenza autentica”. Annunciando ai suoi discepoli che dovrà soffrire ed essere messo a morte prima di risuscitare, ha proseguito, “Gesù vuol far loro comprendere che Egli è “un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente”:
“Se mettre à la suite de Jésus… ”
“Porsi alla sequela di Gesù – ha affermato – significa prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino”. Un “cammino scomodo” che, ha avvertito, “non è quello del potere o della gloria terrena, ma quello che conduce necessariamente a rinunciare a se stessi, a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, al fine di salvarla”. Decidere di accompagnare Gesù, ha proseguito, “esige un’intimità sempre più grande con Lui, ponendosi all’ascolto attento della sua Parola per attingervi l’ispirazione del nostro agire”. Quindi ha ricordato l’inizio, il prossimo 11 ottobre, dell’Anno della fede, un’iniziativa per “approfondire” la riflessione “sulla fede per renderla più consapevole e per rafforzare” l’adesione a Cristo Gesù e al suo Vangelo:
“La vocation de l’Église et du chrétien est de servir…”
”La vocazione della Chiesa e del cristiano – ha detto – è di servire, come il Signore stesso ha fatto, gratuitamente e per tutti, senza distinzione”. Ciascun ministero, “qualsiasi incarico nella Chiesa – è stato il suo richiamo – sono prima di tutto un servizio di Dio e dei fratelli!” Uno spirito, questo, che deve animare tutti i battezzati “specialmente con un impegno effettivo accanto ai più poveri, agli emarginati, a quanti soffrono”. Così, ha detto ancora, “servire la giustizia e la pace”, in un mondo segnato dalla violenza, “è un’urgenza al fine di impegnarsi per una società fraterna, per costruire la comunione!”:
“Chers frères et sœurs, je prie particulièrement…”
“Cari fratelli e sorelle – ha concluso – prego particolarmente il Signore di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione, perché tutti possano vivere pacificamente e con dignità”. E’ una “testimonianza essenziale”, ha ribadito, “che i cristiani debbono dare qui, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà. Vi chiamo tutti ad operare per la pace”. Quindi, ha pronunciato l’allocuzione per la consegna dell’Esortazione “Ecclesia in Medio Oriente” ai Patriarchi, ai vescovi della regione e anche ad alcuni fedeli laici tra cui un rifugiato:
“Chers frères et sœurs du Liban et du Moyen-Orient…”
“Cari fratelli e sorelle del Libano e del Medio Oriente – ha detto – auspico che questa Esortazione sia una guida per avanzare sulle vie multiformi e complesse dove Cristo vi precede”. Possa “la comunione nella fede, nella speranza e nella carità – è stato il suo auspicio – essere rafforzata nei vostri Paesi e in ciascuna comunità per rendere credibile la vostra testimonianza” a Dio “che si è fatto vicino ad ogni uomo!”:
“Chère Église au Moyen-Orient, puise à la sève…”
“Cara Chiesa in Medio Oriente – ha soggiunto – attingi alla linfa originale della Salvezza che si è realizzata su questa Terra unica e amata tra tutte! Avanza sulle orme dei tuoi padri nella fede” che hanno aperto, “con la loro costanza e la loro fedeltà, la via della risposta dell’umanità alla Rivelazione di Dio!”. Infine, ha auspicato che in Medio Oriente, “il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa e sia vissuto oggi e sempre!”.
Fonte: Radio Vaticana