«In Italia sono stata trattata benissimo. Adesso spero di trovare la stessa accoglienza in Usa. Finalmente, tutti insieme, possiamo ricominciare». Elegante in un vestito bianco e nero e giacca bianca, capelli raccolti, Meriam Ibrahim ha lasciato stamattina l’Italia con questa speranza. La donna, condannata in Sudan per il rifiuto di abbandonare la religione cristiana, che il governo italiano ha fatto espatriare, ha cominciato con la sua famiglia l’ultima tappa verso un futuro libero.
Farà scalo a Filadelphia, ma la sua famiglia l’aspetta a Manchester, capitale del New Hampshire, dove probabilmennte si fermerà a vivere.
«Ho un po’ di paura a lasciare Roma – ha confessato ancora – siamo stati bene, ci siamo sentiti come in famiglia. Abbiamo visitato la città, visto il Colosseo, siamo andati domenica a Messa e abbiamo fatto shopping. Sono tornata a vivere».
Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, che si è adoperata per la vicenda, la descrive «serena e tranquilla. Felice di avere incontrato il Papa». «I bambini stanno bene, il grande ha meno di 2 anni ma è un fenomeno, già disegna», racconta.
Meriam, laureata in Fisica, a tratti si era dovuta adattare anche a lavori meno prestigiosi, adesso dovrà inventarsi una vita nuova.
«Credo – dice Napoli che l’ha accompagnata all’aeroporto – che sarà coinvolta nella associazione no profit del marito, punto di riferimento della comunità sudsudanese nel New Hampshire». La ong offre assistenza a chi arriva nel Paese dal Sud Sudan, con lezioni di inglese, proposte di lavoro, formazione.
Vivono già lì sia un fratello che del marito che la sorella.
Fonte: Vatican Insider