L’obiezione più frequente che viene mossa a coloro che si recano a Medjugorje e che credono nelle apparizioni della Madonna è sempre la stessa: il giudizio negativo del Vescovo di Mostar e, prima ancora, della Conferenza episcopale della ex Jugoslavia. Tale accusa non può essere sottovalutata se si considera che un cattolico è tenuto all’ubbidienza mentre noi, per quasi trentatré anni, avremmo agito in disobbedienza all’autorità della Chiesa nella figura dell’ordinario del luogo.
Quindi ci è sembrato doveroso cercare le motivazioni che lo hanno indotto all’ostilità verso un fenomeno che è ampio oggetto di discussione fra i favorevoli e i contrari, e capire le sue convinzioni utilizzando i parametri della fede e della ragione, come lo stesso Vescovo invita a fare: Il cristiano, rispettoso di ambedue i principi – ratio et fides – si attiene a questo atteggiamento, convinto che la Chiesa non lo inganna.
Prima di tutto però occorre inquadrare il momento storico in cui iniziarono le cosiddette apparizioni della Madonna, perché la formazione culturale, sociale ed economica delle popolazioni che abitano il territorio dell’Europa, cosiddetta, dell’Est è stata pesantemente condizionata da cinquecento anni di soggezione agli invasori turchi prima e alla spietata dittatura comunista dopo.
Pertanto rimandiamo alla sintesi storica pubblicata sul sito ufficiale di Medjugorje, che rende conto delle sofferenze sopportate dai popoli balcani e dai cattolici in particolare.
Dobbiamo precisare inoltre che noi dell’Europa occidentale siamo invece abituati a chiedere liberamente spiegazioni, a ragionare apertamente e a rispondere a chi ci interpella, nel rispetto delle convinzioni altrui e alla luce delle leggi del nostro Stato e della nostra Chiesa.
In tale ottica quindi abbiamo proceduto a verificare in cosa consisterebbe la nostra disubbidienza a Mons. Ratko Perić. Siamo andati sul sito della Diocesi e ci è parso riassuntivo del suo pensiero il documento del 1° settembre 2007, dal titolo Medjugorje: segreti, messaggi, vocazioni, preghiere, confessioni, commissioni al quale rimandiamo per una lettura integrale.
Leggendolo, pur con tutto il rispetto dovuto alla sua autorità, non possiamo esimerci dal replicare in merito ad alcune sue considerazioni.
Seguendo lo stesso ordine di esposizione degli argomenti, leggiamo che, dopo aver sinteticamente descritto i veggenti e aver riportato quanto se ne sa dei segreti, Mons. Perić commenta il contenuto dei messaggi affermando: Tutti questi “messaggi” dei vari interpreti di Medjugorje vengono già predicati ai fedeli nelle chiese la domenica.
Dichiarato da un Vescovo questa è la conferma che da Medjugorje non sono state diffuse idee eretiche o difformi dalla dottrina cattolica.
Ma segue una domanda: in quali chiese del mondo sono state predicate quelle verità – rosari quotidiani, digiuni settimanali, confessioni mensili, Eucarestia frequente, lettura quotidiana delle Sacre Scritture – contenute nei messaggi?
Dato per sicuro che dei ragazzi dai dieci anni in su, dopo averle ascoltate, fossero stati in grado di ripeterle, se i messaggi avessero replicato le predicazioni abitualmente tenute nella Chiesa di Medjugorje sarebbero stati sbeffeggiati, innanzitutto, dal parroco e se invece fossero state tenute altrove, come avrebbero potuto conoscerle?
Poi il Vescovo, concludendo con delle ironie, si stupisce che la S. Vergine ringrazierebbe alla fine di ogni messaggio.
A noi non sembra vi sia incoerenza con le altre apparizioni mariane perché, ad esempio, alla giovane, poverissima e ignorante Bernadette, un nulla assoluto per il mondo, la S. Vergine chiese: “Potete avere la gentilezza di venire qui durante quindici giorni?” (fonte: Santuario di Lourdes)
Quindi l’Ordinario passa in rassegna i singoli veggenti riguardo alle vocazioni religiose che le apparizioni della Madonna avrebbero dovuto produrre, come avvenne a Lourdes e a Fatima.
In particolare si sofferma su Ivan Dragićević che nel 1981 è andato in seminario minore a Visoko … Dato che a scuola era stato rimandato e non aveva superato l’esame, si pensava che lo studio gli avrebbe procurato minore difficoltà se passasse al ginnasio di Dubrovnik. Anche se a Dubrovnik, dopo aver superato l’esame di riparazione, era riuscito a passare in seconda classe, non ha tuttavia dimostrato tanta volontà di proseguire gli studi quanta l’aveva per le “apparizioni”, e così è ritornato a casa nel gennaio 1983.
Alcuni veneratissimi Santi, come il Curato d’Ars, che aveva addirittura repulsione per lo studio, e S. Giuseppe da Copertino, divenuto poi patrono degli studenti, provenendo da simili contesti sociali, ebbero delle enormi difficoltà e superarono gli esami del sacerdozio solo grazie ad interventi divini. Evidentemente, concludiamo noi, quello non era il progetto di Dio su Ivan.
Quindi è la volta di Marja di cui riporta un’intervista resa ad un giornalista: Avevo cominciato a frequentare un convento, ma la madre superiora mi ha detto:”Marija, se tu vuoi venire, sei la benvenuta; ma se il vescovo decide che non devi parlare di Medjugorje, devi obbedire”. A quel momento ho cominciato a pensare che forse la mia vocazione era quella di testimoniare ciò che ho visto e sentito, e che avrei potuto cercare la via della santità anche fuori del convento.
Così commenta il Vescovo: Marja dunque si confronta con la vocazione alla vita religiosa dove non è tenuta ad ubbidire al vescovo se questi decide di non divulgare le ”apparizioni” che la Chiesa finora non ha dichiarato autentiche.
Viene da chiedersi: se una persona è convinta di vedere la Madonna, preferirà ubbidire alla verità e ammettere di vederla o ubbidire al Vescovo che la obbliga a negare e quindi a mentire?
Ancora contro Marja: Maria ha cercato di entrare in una comunità mista dove è rimasta per più mesi. Poi ha lasciato quella comunità con una argomentazione scritta che ha provocato grande stupore nel pubblico. Marija prima ha scritto che la Madonna, l’8 marzo 1988, aveva fatto sapere tramite lei che quella comunità è “Progetto di Dio”, “L’Opera di Dio”, poi quando ha lasciato la comunità per il suo ragazzo, Paolo Lunetti, che l’ha aiutata ad uscire e a scrivere la lettera, ha smentito tutto l’11 luglio 1988: Davanti a Dio, alla Madonna e alla Chiesa di Gesù Cristo nega decisamente che ci siano mai stati dei “messaggi” di alcun tipo tramite lei per questa comunità e per quest’”Opera di Dio”, nella quale anche lei ha trascorso più mesi.
Marja non ha cercato di entrare in una comunità, fece parte di un gruppo di preghiera, avente come guida l’allora Padre Tomislav Vlašić, formato da giovani di Medjugorje e anche italiani, che si stabilì in Italia grazie all’ospitalità di una benefattrice – la stessa che insieme a P. Slavko ha inventato il Festival dei giovani – la quale chiese una preventiva approvazione al proprio Vescovo, che la concesse benevolmente riservandosi di incontrare i giovani una volta al mese.
Poiché in seguito Tomislav Vlasic fu richiesto dal Provinciale di rientrare a Medjugorje il gruppo lo seguì. Poco dopo Marja se ne allontanò perché si era resa conto che il sacerdote stava deviando dalla coerenza cristiana.
La lettera in cui nega di aver affermato che la Madonna avesse avallato quel gruppo la consegnò di persona al Cardinale Ratzinger, al quale spiegò quanto stava accadendo.
Ma anche altri, compresa la datrice dell’ospitalità, che erano a conoscenza degli inganni in cui era caduto P. Tomislav, dopo aver invano tentato di riportarlo sulla via maestra, consegnarono spontaneamente le loro testimonianze – di cui conservano le copie autenticate – alle autorità francescane, che le trasmisero alla Congregazione per la dottrina della fede.
Questa nel corso degli anni, dopo vari richiami e ordini inascoltati, invitò il presbitero a lasciare gli abiti francescani per evitare, dopo la già comminata sospensione a divinis, anche la scomunica.
Paolo Lunetti non ebbe nulla a che vedere con quei gravissimi avvenimenti e al tempo non era ancora il fidanzato con Marja, infatti il loro matrimonio è avvenuto l’8 settembre 1993, cioè ben cinque anni dopo.
Prosegue nelle accuse il Vescovo: Anche se non ritengo conveniente e degno, tuttavia vorrei paragonare queste “vocazioni” con i due più noti luoghi mariani: Lourdes e Fatima.
Riassumendo, afferma che i veggenti di quelle apparizioni sono entrati in convento, diversamente da quelli di Medjugorje e questo lo porta a concludere: C’è qualcosa di strano in tutto questo: i tre “veggenti”, che hanno almeno provato ad andare in convento e che poi l’hanno abbandonato, si sono felicemente sposati, ma hanno sempre “apparizioni” regolari ogni giorno. E gli altri “veggenti” che non sono neppure entrati in convento, hanno “un’apparizione” una volta all’anno. Questo è forse un premio perché non sono rimasti in convento?
Rispondiamo: non tutti i veggenti delle apparizioni approvate dalla Chiesa sono entrati in convento. Infatti non lo fecero quelli di La Salette, Melania e Massimino, né risulta che avesse abbracciato la vita religiosa Giannetta, la pia donna che vide la Madonna a Caravaggio e quella di Banneux, Mariette Beco, si sposò.
Poi smitizza Medjugorje come luogo di preghiera: Come se fosse necessario percorrere migliaia di chilometri dalla Corea oppure dall’Irlanda fino a Medjugorje per dire il rosario e per confessarsi, quando Gesù raccomanda “entra nella tua camera” (Mt 6, 6) e prega! Forse coloro che dicono che sono stati più di 30 volte a Medjugorje con ciò dimostrano che si sono “convertiti”? Ciò potrebbe essere un vero segno che non si sono ancora convertiti. Infatti l’uomo convertito non parla di questo, ma lo vive! I fedeli che si confessano e pregano sinceramente nella chiesa di san Giacomo a Medjugorje, a prescindere da tutte le moltiplicate “apparizioni”, certamente ricevono le stesse grazie di Dio come gli altri fedeli che pregano e ricevono degnamente i sacramenti nelle varie chiese nel mondo. La Chiesa locale ha sempre sostenuto questo.
Rispondiamo. Forse il Vescovo Perić dovrebbe chiedere personalmente ai pellegrini se, in milioni, si sottopongono ad un disagevole viaggio di migliaia di chilometri solo per andare a confessarsi e a recitare il Rosario a Medjugorje. E forse dovrebbe anche riflettere sul perché vi siano tanti confessionali di fianco alla chiesa di S. Giacomo con lunghe fila di fedeli in attesa per ore.
Se fosse vero, poi, che chi ritorna per trenta volte dimostra di essere un non convertito, non si comprende perché una persona non convertita si rechi per trenta volte a cercare una conversione che, per pura logica, non dovrebbe assolutamente interessarle.
Altre affermazioni del Vescovo. Egli scrive: La Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta quattro volte tramite due suoi segretari … In ogni lettera si afferma che i pellegrinaggi – sia privati che ufficiali – a Medjugorje, non sono permessi se presuppongono l’autenticità dell’apparizione, in quanto ciò sarebbe contrario alla dichiarazione della Conferenza episcopale iugoslava. Però i sostenitori di Medjugorje si fermano sulla parola “pellegrinaggi” e non leggono più la “conditio sine qua non”, cioè, se presuppongono l’autenticità dell’apparizione.
Rispondiamo. I testi di quelle risposte sono ormai pubblici e se ne conosce il contenuto. Ad esempio, nella risposta a Mons. Gilberto Aubry, il Cardinale Tarcisio Bertone scrisse: Quello che Mons. Peric’ ha affermato in una lettera al Segretario Generale di “Famille Chrètienne”, cioè che “La mia convinzione e posizione non è solo Non consta della soprannaturalità ma ugualmente quella di consta della non soprannaturalità delle apparizioni o rivelazioni di Medjugorje” deve essere considerata espressione di una convinzione personale del Vescovo di Mostar, il quale, in quanto ordinario del luogo, ha tutti i diritti di esprimere ciò che è e rimane un suo parere personale.
In fine, per quanto concerne i pellegrinaggi a Medjugorje che si svolgono in maniera privata, questa Congregazione ritiene che sono permessi a condizione che non siano considerati come una autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa. F.to Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la dottrina della fede.
A noi sembra che il contenuto della risposta abbia un senso diverso da quello che indica Mons. Perić, che andrebbe rassicurato in ordine al fatto che tutti i pellegrini di Medjugorje sono a conoscenza che le apparizioni non sono state approvate e che ad oggi non ne consta la soprannaturalità.
Omettiamo l’elencazione delle varie Conferenze episcopali della ex Jugoslavia che si sono succedute nel corso degli anni, per la cui puntuale descrizione rimandiamo al documento del Vescovo, e ciò sia perché è materia all’esame della Santa Sede, sia perché quanto contenuto nell’ultima dichiarazione, quella di Zara, è ormai conosciuto da tutti e da noi già sopra riferito.
Però vogliamo soffermarci sulle motivazioni che hanno spinto il precedente ordinario di Mostar, Mons. Pavao Žanić, restato in carica fino al 1993, ad essere dapprima convinto assertore delle apparizioni della Madonna e poi in seguito a negarle recisamente .
Va detto che anche lui, come i veggenti, i loro familiari, i religiosi e molti parrocchiani, fu convocato dalle autorità comuniste e minacciato di arresto (cfr. Antonio Socci, Mistero Medjugorje, ed. Piemme, pag. 67 e il sito della Parrocchia di S. Giacomo).
Restò però in una posizione possibilista fino al 14 gennaio 1982, cioè pochi mesi dopo l’irruzione della polizia nella Chiesa di Medjugorje e l’arresto del parroco, quando cambiò la sua opinione in sfavorevole perché tre “veggenti” si recarono a Mostar con il “messaggio” della Madonna che diceva al vescovo di essersi “precipitato” circa il “caso erzegovinese”, nel chiedere lo spostamento dei due cappellani francescani che facevano disordine a Mostar, come spiega l’attuale Vescovo, Mons. Perić.
Il motivo del disordine non viene riferito, ma per amore di verità dobbiamo dire che, a seguito del loro ricorso presso la Santa Sede, i due frati furono riabilitati (a causa, pare, di un vizio di forma negli atti), così l’uno riprese il suo ufficio sacerdotale mentre l’altro, in attesa del giudizio, abbandonò l’abito.
Se corrispondesse al vero la critica della Madonna all’operato del Vescovo oggi potremmo affermare che ebbe ragione.
Poi Mons. Perić riporta le affermazioni del Cardinale Ratzinger: Quando nel 1998 un tedesco aveva raccolto le diverse affermazioni attribuite al Papa e al cardinale Prefetto e le ha mandate in Vaticano in forma di memorandum, il Cardinale, il 22 luglio 1988, ha risposto per iscritto: “Io posso dire soltanto che le affermazioni attribuite al Santo Padre e a me sono semplici invenzioni” – frei erfunden.
Rispondiamo. Non dubitiamo che abbia affermato frei erfunden. Ma di che parlava quel memorandum?
A noi risulta anche altro e cioè che il Cardinale Prefetto negli anni ottanta, in forma non ufficiale e come osservatore, si sia recato diverse volte a Medjugorje ed abbia affermato: “Non si può impedire allo Spirito Santo di scendere sui piccoli e sui semplici”. E ancora “Ciò che la Chiesa non proibisce permette”.
Fan fede solo le dichiarazioni dei testimoni dell’epoca, ma le frasi possiedono una tale ragionevolezza che se non le avesse realmente pronunciate lui le scriveremmo ora noi.
Mons. Perić chiude il documento con osservazioni non solo negativistiche delle apparizioni ma anche dure nei confronti dei frati, dei pellegrini, delle comunità che sono sorte a Medjugorje e dei frutti.
Non vogliamo entrare in discussioni dottrinali, canoniche o disciplinari, che spettano all’autorità della Chiesa, Vescovo diocesano compreso. Il che non significa che non abbiamo argomentazioni, ma che semplicemente non le vogliamo esporre per rispetto alla Congregazione per la dottrina della fede che deve elaborare il documento conclusivo delle indagini da trasmettere poi al Papa per le sue decisioni.
E nemmeno intendiamo entrare in conflitto o mancare di rispetto a Mons. Perić e al suo venerato predecessore.
Però vogliamo ricordare che siamo Chiesa anche noi, e, come afferma il Catechismo (783-786) Ogni cattolico poi, appartenendo di diritto alla stirpe eletta, al sacerdozio regale, alla nazione santa del popolo di Dio, in forza del proprio battesimo che lo riveste di un carisma spirituale, usando della propria ragione, ha il diritto e il dovere di partecipare della funzione sacerdotale.
Questo significa che qualche carisma è stato donato anche ai semplici fedeli, seppure senza alcun potere decisionale, ma nel prendere atto delle innumerevoli e durissime accuse con cui si conclude il documento di Mons. Perić non possiamo fare a meno di porci altre domande.
Siamo d’accordo con il Vescovo che la disobbedienza non è un sintomo di santità, ma che avranno mai combinato nella Diocesi di Mostar quei figli di S. Francesco, che per centinaia di anni hanno offerto la propria vita a Cristo e che tutt’a un tratto si sono meritati sospensioni a divinis e provvedimenti disciplinari in numero mai visto?
Sappiamo, ad esempio, che Padre Jozo fu calunniato dal regime comunista al fine di screditarlo anche davanti alla Chiesa, così da renderlo inoffensivo. Si legga l’articolo La Polizia segreta contro Medjugorje, del vaticanista Andrea Tornielli sul sito del quotidiano La Stampa.
Se poi il frate, sentendosi vittima di un’ingiustizia, con il tempo fosse diventato un vero disobbediente la cosa ci addolorerebbe moltissimo. Ma ci chiediamo: erano proprio opportune e indispensabili tutte quelle prese di posizione contro di lui e gli altri?
Poi i Vescovo cita il caso di 6 – 7 comunità religiose o quasi religiose, in fieri o già esistenti, di diritto diocesano oppure no, che si sono stabilite a Medjugorje per volontà loro, senza sottomettersi alla Curia vescovile.
Non vogliamo polemizzare con il Vescovo nemmeno su questo, certo è che le comunità gli hanno ubbidito, infatti rispettano l’ordine che fuori dal territorio parrocchiale e senza la sua autorizzazione vige il divieto di celebrazione della S. Messa e delle adorazioni eucaristiche.
Chiudiamo con un’ultima domanda da ingenui, come ci ha definito, ma in perfetta buona fede: come mai fra le tante commissioni non ne è stata istituita una ad hoc per la valutazione dei miracoli di guarigione, che a Medjugorje si contano a centinaia? E come mai nel documento riassuntivo di tutto quello che è falso le guarigioni non sono state nemmeno menzionate?
Certamente ubbidiremo alle decisioni che il Santo Padre vorrà prendere, ma a Medjugorje, se lo riterremo, ci recheremo comunque, perché siamo liberi di andare in vacanza dove meglio crediamo e di partecipare alle S. Messe nelle chiese cattoliche che preferiamo.
Se ci verrà detto che quelle apparizioni erano false ne prenderemo umilmente atto, sperando però che qualcuno ci spieghi da dove sono provenute quelle innumerevoli conversioni, vocazioni, grazie e miracoli. E perché proprio lì.