In molti si chiedono chi sia Maria Valtorta e il motivo di tanta attenzione intorno alla sua vita e ai suoi scritti ed è proprio per chi ancora la ignora che è stato organizzato dalla Fondazione Valtorta un primo convegno internazionale per conoscere i prodigi della mistica viareggina, nota sin negli Stati Uniti, in Canada, In Europa, in Oceania, in Australia, oltre che nel Belpaese, dove ha vissuto fino alla sua morte, nel 1961.
Un convegno di due giorni, il 22 e il 23 ottobre per conoscerne l’opera: “L’Evangelo come mi è stato rivelato” che racconta la vita di Gesù, di sua madre Maria e di tutti gli Apostoli, in maniera chiara e semplice, arricchito di più fatti, rispetto ai Vangeli canonici di Luca, Giovanni, Matteo, Marco.
E sono esaminati, in particolare, alcuni aspetti: i dati astronomici e geologici che trovano corrispondenza scientifica, tra il racconto della Valtorta e i cieli di duemila anni fa, come attestano programmi Nasa.
Ed è appunto il dato scientifico che stupisce e cattura l’attenzione. Sono molti gli scienziati nel corso degli anni – astronomi, fisici e geologi – che si sono avvicinati alla sua opera, dapprima con la voglia di contestarla per rimanerne poi talmente affascinati, stupiti dalla vividezza delle sue descrizioni, che illustrano minuziosamente le condizioni climatiche dell’epoca, i tanti luoghi sconosciuti ai più in Terra Santa, i moti delle stelle e dei pianeti che brillavano allora nei cieli: tutti scientificamente comprovati.
Tra i primi ad appassionarsi e ad avviare ricerche c’è l’ingegnere francese Jean-François Lavère – assente al convegno per motivi personali – che per 25 anni ha studiato l’opera della Valtorta in modo sistematico, raccogliendo oltre 10mila evidenze in campi diversi, tra cui arte, astronomia, fauna, etnologia, geografia, geologia, storia e geopolitica, metrologia, scienze sociali e religione, analizzandoli e confrontandoli con fonti diverse. Il risultato trascritto nei suoi “Enigma Valtorta I ” (2012) e il II (2016) è una convalidazione scientifica del 99,6% dei dati: un esito a dir poco sconcertante per una donna semplice come Maria Valtorta, bloccata in un letto, semiparalizzata dal 1934, che non possedeva né gli strumenti tecnici per ricostruire un’epoca così remota né tantomeno quelli conoscitivi.
Sulla stessa scia di Lavère si colloca l’opera di un altro ingegnere, lo statunitense Stephen Austin, un giovane trentenne che si imbatté nell’opera della mistica al solo scopo di sconfessarla, per poi rimanere soggiogato dalla completezza e dalla bellezza del suo “Il poema dall’Uomo-Dio” ( anche noto come “L’Evangelo come mi è stato rivelato”) a tal punto da dedicare 4 anni di ricerca alla compilazione del suo e-book in lingua inglese “Summa & Encyclopedia to Maria Valtorta Extraordinary Work” e presentarla al pubblico, in questa prima riunione internazionale.
Un’opera costantemente aggiornata che conta di 13 capitoli, 49 sotto-capitoli, nella quale si introduce ai lettori “L’Evangelo”.
Sono qui sviscerate le obiezioni teologiche della Chiesa nei confronti delle rivelazioni private, con la disamina dell’approvazione ricevuta, invece, da santi e prelati: Padre Pio e Santa Teresa di Calcutta, Papa Pio XII, cardinali, arcivescovi e vescovi, 23 dottori della chiesa 16 professori universitari etc. Steven Austin compara poi le visioni di Valtorta con quello delle altre mistiche: la Beata Anna Caterina Emmerich e la Venerabile Maria di Agreda, meno dettagliate e precise; sottolinea, inoltre, la correlazione quasi assoluta tra il Vangelo e il testo della mistica viareggina, con la differenza che rispetto ai 141 giorni del ministero di Gesù delle Sacre Scritture, nell’ “Evangelo” sono circa 500 e molto più particolareggiati, storicamente validi, per le preziose informazioni uniche di botanica, geografia, etnografia, astronomia.
L’e-book di Austin è conosciuto persino in Oceania e in Australia, grazie alla sua opera di promozione e diffusione, tra cui anche una partecipazione televisiva al programma australiano a carattere religioso “Spirit of life”.
Da un punto di vista astronomico, gli studi sono stati svariati. Tra questi per accuratezza e completezza si nota l’italiano Liberato De Caro, fisico e ricercatore del Centro Nazionale di Ricerche, che ha indagato l’opera della mistica dal punto di vista storico astronomico, verificando la mappa del cielo da lei proposta con quella dei calcolatori Nasa.
Nel suo “I cieli raccontano” del 2014 si stabilisce che la Crocifissione di Gesù – contrariamente alla data del 30 D.C scelta da Lavère, che attribuisce alla mistica una maggiore percentuale di errore – sia avvenuta il 23 aprile del 34 D.C (calendario giuliano) nel mese di Nisan, di un anno embolismico (di 13 mesi).
Un esito che certifica l’attendibilità della mistica – la cui percentuale di errore risulta inferiore all’0,84% – spiegando come la Pasqua, per due anni consecutivi, sia caduta di venerdì: cosa impossibile nel calendario ebraico, a eccezion fatta di questo particolare anno, il 34.
Di grande ausilio è stata l’accurata descrizione della volta celeste del 15 marzo del 33 presso le Terme di Gadara – così datata a seguito delle posizioni astrali fornite dall’“Evangelo” – riportata nei dettagli dalla mistica che illustra esattamente la posizione di Marte e delle costellazioni, come se ne fosse stata testimone oculare.
Alle stesse conclusioni è giunto anche un geologo americano Thomas Dubé di Seattle, che per 25 anni ha analizzato le corrispondenze storico-cronologiche tra il Vangelo e l’“Evangelo”, al fine di ricostruire gli aspetti cruciali della natività di Gesù.
Per lo scienziato, che ha calcolato le differenze tra il calendario ebraico e quello gregoriano, confrontandosi con gli studi del fisico teoretico Dr. Lonnie Lee Van Zandt, Gesù avrebbe vissuto 1738 settimane e un giorno e dunque nato la notte del 27/28 dicembre dell’I A.C e crocifisso nel 34, il 23 aprile del 34 DC (calendario giuliano) che coincide con il 21 aprile del 34 della nostra datazione.
Una coincidenza tale tra due studiosi finora sconosciuti dimostra l’attendibilità scientifica degli scritti valtortiani, che hanno consentito a uomini di diverse latitudini e professioni di arrivare agli stessi esiti.
L’universalità, la chiarezza e la specificità sono i punti cardine del messaggio valtortiano che per queste sue caratteristiche intrinseche ha conquistato sempre più l’attenzione di scienziati, santi, teologi e gente comune, favorendo così la diffusione del messaggio di Cristo in tutto il mondo, senza nuocere alla dottrina della Chiesa, ma contribuendo all’evangelizzazione dei più scettici.
Fonte: Zenit