Manipolazioni sul Papa e silenzi vaticani – di Riccardo Cascioli

sala stampa vaticanaIl Papa testimonial dell’aborto in Brasile è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in cui l’immagine “rivoluzionaria” di Papa Francesco viene usata per promuovere campagne anti-famiglia e anti-vita o cambiamenti della dottrina cattolica. Forzature o vere e proprie manipolazioni che non hanno precedenti e non possono non provocare domande. Del resto, se l’episodio brasiliano è grave, assai peggiore è il caso di cui abbiamo parlato ieri, quello dei vescovi canadesi che “accompagnano” i candidati all’eutanasia con i sacramenti.

Nel caso brasiliano infatti si può sempre dire che si tratta in fondo di nemici della Chiesa e in qualche modo fanno il loro mestiere; nel caso canadese invece abbiamo a che fare addirittura con la gerarchia ecclesiastica.

Per giustificare il sacramento della riconciliazione, della comunione e dell’unzione degli infermi a chi ha deciso di togliersi la vita si prende esplicitamente a modello papa Francesco che, a quanto ci consta, mai si è sognato di legittimare l’eutanasia.

Eppure accade; così come accade – anche questa è notizia di questi giorni – che il vescovo di Santiago di Compostela (Spagna) ordini sacerdoti due omosessuali dichiarati, oltretutto anche conviventi.

Si dirà che il vescovo si fa scudo di quell’infelice “Chi sono io per giudicare?” che per tanti sacerdoti, vescovi e teologi è suonato come un “libera tutti”.

Eppure proprio nei giorni scorsi le nuove istruzioni per la formazione dei sacerdoti, approvate da papa Francesco, confermavano il divieto di ordinazione per chi manifesti tendenze omosessuali radicate.

Anche il caso brasiliano del Papa “abortista” affonda le radici nel modo palesemente manipolatorio con cui la stampa internazionale ha presentato la lettera apostolica Misericordia et misera, a conclusione dell’Anno Santo.

Perché dunque dobbiamo assistere a questo crescendo di forzature, estremizzazioni, manipolazioni che non fanno altro che aggiungere confusione a confusione, anzitutto nella Chiesa e quindi a danno della sua missione?

Sottolineerei due elementi: il primo, duole dirlo, è nello stesso stile di papa Francesco. Soprattutto, ma non solo, in interviste e conferenze stampa è portato ad usare espressioni popolari che fanno la fortuna dei giornalisti a caccia di titoli (pensiamo all’ultimo “nella mia terra fare gli auguri a qualcuno in anticipo porta la jella”, a chi gli faceva gli auguri in vista degli 80 anni che compie domani 17 dicembre).

Checché se ne dica sono i titoli quelli che veramente fanno opinione. Ma anche nei documenti magisteriali papa Francesco, e questo per scelta e convinzione, propone un “pensiero incompleto”, non vuole definire.

Con il risultato però che lo stesso documento o la stessa affermazione danno origine a scelte pastorali e dottrinali anche opposte: il caso della esortazione apostolica Amoris Laetitia è lì a dimostrarlo.

Ma c’è un altro elemento che ha conseguenze anche peggiori. Davanti infatti anche alle più improbabili e pericolose interpretazioni, la Santa Sede tace.

Nessuno interviene a correggere o prendere le distanze almeno dalle strumentalizzazioni più becere, dando così legittimità a quelle stesse interpretazioni.

Il massimo si è raggiunto proprio a proposito del tema aborto trattato nella Misericordia et misera.

Davanti a titoli di giornali che in tutto il mondo hanno fatto credere che con papa Francesco sia sdoganato l’aborto, nessuno si è sentito in dovere di precisare, tanto che anche tra i più vicini a Santa Marta qualcuno ha espresso pubblicamente perplessità per il silenzio dei media ufficiali.

È facile capire come non ci sarebbe stata la campagna abortista brasiliana con il Papa testimonial se a suo tempo la Sala Stampa della Santa Sede fosse intervenuta tempestivamente a smentire certe interpretazioni.

Incomprensibile è il silenzio anche sul caso dei vescovi canadesi e l’eutanasia, che pure potrebbe avere conseguenze enormi visto che altri episcopati potrebbero essere tentati di seguire la stessa via.

Non solo, soprattutto si induce in errore lo stesso popolo cristiano. Eh già, perché il silenzio in questi casi se non assenso significa almeno indifferenza.

Di fronte al moltiplicarsi di questi “incidenti” seguiti da altrettanti silenzi, non ci si deve stupire se aumentano coloro che pensano che sia un atteggiamento studiato, voluto, anche se non è affatto chiaro a chi e cosa giovi questa confusione.

Qualcuno potrà dire che non è nello stile della Santa Sede intervenire sulle “interpretazioni” o su interventi sgraditi.

Ma sappiamo che non è vero: quando alla materia c’è interesse la Santa Sede interviene e come.

Basti ricordare come la Sala Stampa sia intervenuta tempestivamente nel luglio scorso per smentire il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino, a proposito del suo invito a orientare gli altari verso oriente, come da tradizione.

Il cardinale Sarah, ripetendo i concetti espressi da papa Benedetto XVI, parlava di “riforma della riforma” per quel che riguarda la liturgia, ma è stato bruscamente fermato.

Dunque, quando c’è la volontà si interviene, si smentisce, si precisa.

Ritorna quindi la domanda: perché questa ostinazione nel lasciare travisare il Papa? A che e che cosa è finalizzato?

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana