Mala tempora currunt

Mala tempora currunt, dicevano i latini. Corrono brutti tempi dichiariamo noi, e non che nei secoli passati l’umanità fosse più santa di oggi, perché a rileggere la storia del mondo, e particolarmente quella della nostra fede a partire dalla venuta di Gesù, notiamo un ampio campionario di infedeltà e immoralità. Un secolo da portare ad esempio è il XIII, l’epoca in cui visse S. Francesco d’Assisi (1181/1182 – 1226) il quale, stando una volta in preghiera davanti al crocifisso nella chiesetta di S. Damiano,  sentì chiara la voce di Gesù che gli chiedeva di riparare la sua Chiesa che era tutta in rovina.

Nella cosiddetta Leggenda maggiore S. Bonaventura da Bagnoregio riferisce che il Santo credette che il Signore si riferisse all’edificio in cui stava pregando  benché – scrive S. Bonaventura – la parola divina si riferisse principalmente a quella Chiesa che Cristo acquistò col suo sangue.

Infatti in quel secolo XIII, per opporsi alla corruzione e al materialismo che dilagava nella Chiesa, sorsero vari movimenti ereticali tra i quali i catari, detti anche albigesi perché nati nella cittadina francese di Albi, e i valdesi, il cui nome deriva dal fondatore, Valdo di Lione. Il loro intento era di creare delle nuove dottrine cristiane interpretando però le Sacre Scritture in maniera erronea e pericolosa per le anime.

Poiché tali eresie si diffondevano tra il popolo e soprattutto quelle dei catari, dopo vari e infruttuosi  tentativi di correggerle mediante la predicazione di alcuni inviati pontifici, nel 1208 papa Innocenzo III bandì contro di essi una vera e propria crociata, che fu vinta al prezzo di terribili massacri della popolazione in varie città della Francia meridionale.

Avendo visto l’inutile risultato della predicazione fin lì condotta, papa Innocenzo dette l’incarico di convertire gli albigesi a un giovane presbitero spagnolo, Domenico di Guzmán (1170 – 1221), di cui aveva avuto modo di apprezzare le doti di  evangelizzazione. A Domenico si unirono anche altri frati e dieci anni più tardi nacque l’ordine domenicano.

Anche a Francesco d’Assisi si associarono altri giovani affascinati dalla sua spiritualità del tutto nuova, così che  istituì l’Ordine dei frati minori e la sua fama si diffuse sin in Portogallo raggiungendo anche un giovane sacerdote agostiniano che decise di  entrare a far parte dei suoi seguaci cambiando il proprio nome da Fernando in Antonio. Divenuto presto celebre per la sua capacità di predicare, si stabilì a Padova e nei pochi anni di vita che Dio gli concesse (morì a trentacinque anni) sviluppò una santità di cui la venerazione perdura fino ad oggi.

Di lui sono rimasti i testi delle sue predicazioni che sono un trattato di dottrina in forma di raccolta di sermoni, con cui Antonio espose tutta la Sacra Scrittura per insegnamento ai presbiteri suoi contemporanei, ma ancora oggi sono un potente strumento di formazione per la vita cristiana.

A riparare la sua Chiesa, nello stesso secolo, il Signore suscitò anche altri fondatori di ordini religiosi che ancora oggi danno i loro frutti e cioè quelli delle clarisse, dei carmelitani e dei Servi di Maria. Non solo nella fede ma anche in tutte le branche della cultura quel secolo fu eccezionale grazie all’apporto del cristianesimo: dalla filosofia scolastica, che contribuì a costruire l’ossatura culturale dell’Europa, alla letteratura dantesca, che pose le basi della nostra lingua, fino all’architettura gotica delle cattedrali, oggi considerate patrimonio dell’umanità, per non tralasciare tradizioni perenni come il presepe inventato da S. Francesco a Greccio e molto altro ancora, insieme ad una gran fioritura in tutt’Europa di Santi, molti dei quali ancora oggi veneriamo.

Eppure quell’epoca, che storicamente chiamiamo medioevo, viene sprezzantemente definita come quella dei secoli bui e viene citata come oscurantista perché nel ‘700 la propaganda illuministica-massonica-protestante inventò quella che è stata definita la “leggenda nera” sull’inquisizione, leggenda che gli storici hanno ampiamente sfatato dimostrando che, al contrario, era molto mite talché l’imputato aveva garanzie mai viste prima, a tal punto da essere state poi assunte nel diritto penale moderno. (qui, qui e qui)

Interessante è quello che scrive lo storico Luigi Firpo, non credente, attento al vero più che alla propaganda: “Gli Ucciardone e le Rebibbia di oggi sono le vere bolge infernali rispetto alle troppo diffamate celle dell’Inquisizione, dove la vita era ritmata da regolamenti severi ma non disumani. Era, per esempio, prescritto che le lenzuola e le federe si cambiassero due volte la settimana […] Una volta al mese poi i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di cosa avessero bisogno”.

Se raffrontiamo il secolo XIII con il XX appena trascorso e guardiamo le odierne devianze sia sul piano etico che su quello morale – relative cioè al comportamenti dei singoli e della società – sorge  spontaneo un interrogativo: perché il Signore chiese a S. Francesco di riparare la sua casa mentre nel secolo scorso a nessuno ha affidato lo stesso compito?

Una spiegazione forse la troviamo in un avvenimento che capitò a papa Leone XIII. (qui) Durante una celebrazione eucaristica il pontefice ebbe una visione spaventosa in cui udì Satana sfidare Gesù e chiedergli maggior tempo per strappargli le anime e sentì poi il Signore rispondergli che glielo concedeva. Fu visto impallidire e, alla fine della funzione, senza dare spiegazioni si ritirò nelle sue stanze da cui uscì recando lo scritto di una preghiera a S. Michele Arcangelo e dando l’ordine di farla recitare al termine di ogni messa. Successivamente formulò un rituale per gli esorcismi e indisse l’Anno Santo per il secolo che stava per iniziare.

La domanda che sorge spontanea è perché Gesù glielo consentì. Rivisitando con gli occhi della fede le efferatezze del secolo scorso e di quelle attuali, possiamo concludere che Nostro Signore, nella sua onniscienza, era certo che non avrebbe perso nessuna delle anime a Lui affidate e che la sfida del Maligno non solo non lo avrebbe visto perdente ma avrebbe addirittura accresciuto la Sua gloria.

Se raffrontiamo gli infiniti orrori e le perversioni inimmaginabili persino a Dio – come scritto nel libro dell’ancora attuale profeta Geremia (Ger 19,5) – con l’apparente insignificanza delle poche anime fedeli a Gesù e al suo Vangelo si potrebbe credere che il Nemico finora abbia prevalso.

In realtà le Sacre Scritture avevano predetto che molti sarebbero stati i chiamati ma pochi gli eletti e che questi sarebbero stati nel numero di un piccolo gregge a cui al Padre era piaciuto dare il suo regno. Tuttavia, nell’imminenza della sua Passione, nell’offrire se stesso per la salvezza delle anime, Gesù aveva pregato il Padre affinché non si perdessero tutti coloro che avessero accolto la sua Parola anche nelle generazioni future. (Gv 17,20)

Se però Satana ha messo in campo guerre mondiali, stragi, persecuzioni e ogni genere di depravazioni materiali e morali, il Signore dal canto suo ha suscitato sin dagli albori del Novecento un numero di mistici, dottori della Chiesa, fondatori e testimoni del Vangelo, soprattutto giovani e persino bambini, mai visto in tal numero in un così breve lasso di tempo. Ripercorrendo la storia della Chiesa degli ultimi cent’anni notiamo anche che il fiorire di queste personalità, quasi tutte già canonizzate, è iniziato nell’ultimo decennio del diciannovesimo secolo e si è via via esaurito fino a scomparire quasi del tutto ai nostri giorni.

Non solo. Il Signore non ha fatto mancare ai credenti la presenza protettiva di Maria, che con le sue apparizioni ha avvertito, ammonito e confortato i suoi figli.

Nel frattempo si è avverato quanto anticipato dalla Madonna a Quito, in Ecuador, tra il XVI e il XVII secolo: “Grandi eresie si abbatteranno sulla Terra alla fine del XIX secolo e per tutto il XX. La luce della fede si estinguerà a causa della quasi totale corruzione dei costumi. In quei giorni l’atmosfera sarà piena dello spirito di impurità (…), ci saranno grandi calamità, fisiche e morali, pubbliche e private. Il piccolo numero di anime in cui il culto della fede e della morale saranno mantenuti patiranno una sofferenza crudele e indicibile …” (qui)

Gli esempi di come il Maligno abbia agito subdolamente per subornare l’intelletto e l’anima degli uomini sono in così grande numero che è impossibile citarli tutti. L’obiettivo è stato raggiunto veicolando il veleno attraverso mezzi apparentemente innocui come i testi delle canzoni e la musica in genere, i film manipolatori, le opere dell’ingegno falsamente artistiche, le pedagogie buoniste e le mortifere ideologie moderniste. Tutto ciò è stato possibile anche grazie al diffondersi dei vari strumenti di comunicazione, utilizzando i quali è riuscito a sedurre intere, e inconsapevoli, generazioni.

Che lo schermo, televisivo o digitale, sia figura della statua fatta erigere dalla bestia di cui riferisce S. Giovanni nell’Apocalisse? (Ap 13, 14-15) Così scrive don Dolindo Ruotolo commentandone il tredicesimo capitolo, tenuto presente che all’epoca esisteva solo il cinema, ma evidentemente lo stesso vale anche per tutti gli schermi moderni: “Nei cinema, viene proiettato sotto gli aspetti più seducenti il male, la corruzione e l’errore; le generazioni, dolorosissimamente, vi vengono educate con vive impressioni dalla piccola età, e praticamente la bestia, il male, il peccato, l’apostasia da Dio, l’idolatria della carne, della violenza, dell’orgoglio, e di tutti i vizi capitali, vera bestia con sette teste e con dieci corna, perché sintesi dei sette peccati mortali, e dell’opposizione della vita ai dieci comandamenti di Dio, sorge trionfante contro il bene.”

Inoltre, per quanto riguarda la fede il Maligno ha suscitato una tal congerie di falsi profeti e false profezie da rendere attuale l’avvertimento di Gesù: “Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.” (Mt 24,24; Mc 13,22)

Sembra perciò che Satana stia vincendo nelle famiglie e nella società, mentre la Madre di Dio in tutte le sue apparizioni riconosciute autentiche dalla Chiesa – Quito, Lourdes e Fatima – ha invitato alla penitenza e alla riparazione per scongiurare le guerre e le calamità, garantendo il suo prodigioso intervento nel momento in cui Satana avrebbe creduto di avere la vittoria in pugno: “Allora sarà arrivata la mia ora, nella quale, in modo sorprendente, detronizzerò l’orgoglioso e maledetto Satana schiacciandolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale.”

L’appello alla conversione è rivolto a tutti i credenti, laici e consacrati, e per quanto possa apparire esiguo il gregge dei fedeli non dobbiamo dimenticare che Gesù affidò la Buona Novella a dodici apostoli e a cinquecento discepoli. (1Cor 15,6)

Sebbene questo tempo sia forse il più corrotto e infedele dalla venuta del Salvatore, e venti di guerra soffiano verso di noi, la paura per il futuro non deve affliggerci più di tanto, infatti Gesù ci ha insegnato che la preoccupazione per le necessità della nostra vita attiene ai pagani: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6, 33-34)

Caterina da Siena, dottore della Chiesa, nel suo libro “Dialogo della Divina Provvidenza” riporta le parole di Dio riguardo alle persecuzioni che il demonio e il mondo arrecano ai suoi servi fedeli: “La prima cura deve essere quella di annientare la vostra volontà, affinché niente altro essa voglia e cerchi se non seguire la mia dolce Verità, Cristo Crocefisso, cercando l’onore e la gloria di Dio e la salvezza delle anime”

Infatti nel momento in cui siamo sottoposti a prove e a sofferenze, se restiamo nella grazia di Dio, Egli potrà agire in noi e vincere il male del mondo. Leggiamo in S. Paolo: “Ed egli mi ha detto Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor 12, 9-10)

Perciò mai come in questa quaresima a noi credenti tocca far penitenza e riparare non solo i nostri peccati ma anche quelli dei nostri fratelli lontani dal Signore, perché si avverino le promesse di Gesù e di Maria in noi, e attraverso noi venga il suo Regno sulla terra.

 

Paola de Lillo